A Brembio, l’interpretazione moderna e golosa di chef Simone Virtuani e di sua sorella Sara, della “vecchia, cara” osteria di una volta
È possibile far felici, allo stesso tempo, operai e camionisti che cercano piatti sani in porzioni robuste a pochi euro, giovani attente alla linea, chi apprezza la "pizza gourmet" (meglio contemporanea) e chi vuole cucina d’autore? Sì, se si hanno l’accoglienza nel sangue e la cultura del lavoro, come hanno Simone Virtuani, chef, e sua sorella Sara.
Vi aspettano a Brembio, in località Cà del Parto (piccola borgata che trovate lungo la strada provinciale “Lodigiana” tra Ossago e Livraga, dove, secondo quanto suggerisce la tradizione orale, pare ci fosse una cappella dedicata alla Madonna del Parto), nel loro locale, La Vecchia Osteria Cà del Parto (tel. 037788359).
Fondata nel 1963, e agli esordi luogo di sosta per chi cercava pane e salame e vino rosso per spegnere i morsi nella fame, nel tempo si è trasformata in osteria, fino ad assumere la fisionomia attuale, che, grazie alla passione smisurata di Simone Virtuani, ai fornelli, e di sua sorella Sara, che dirige il servizio, dopo la riuscita ristrutturazione della bella cascina in cui è ospitato il locale, grazie alla sapiente suddivisione degli spazi, oggi, vede la sala più ampia, destinata, soprattutto a mezzogiorno, a pranzi di lavoro che, in spirito veramente osteriesco, assicurano un buon pasto con menu del giorno a pochi euro, e le due sale più raccolte, quella sulla sinistra, al piano terra, e soprattutto quella che si raggiunge salendo le scale, rialzata, con travi a vista, mattoni e grandi vetrate, dove protagoniste sono la pizza contemporanea e la golosa cucina di Virtuani.
Le fondamenta, che reggono questa insolita e interessante impresa, capace di coniugare numeri e qualità, una capacità di lavoro formidabile, passione, ma soprattutto il grande rigore e la serietà nella selezione delle materie prime. Questo in particolare il vero punto di forza, visto che oltre ai salumi, perlopiù di loro produzione, tutti gli ingredienti sono a chilometro ravvicinato, e di piccoli-grandi artigiani, contadini, allevatori.
E allora da un menu che celebra innanzitutto la cucina lodigiana della tradizione, sarete felici con l’antipasto misto di salumi di "nostra produzione", la raspadura (del Caseificio Zucchelli) e le ghiotte polpette. L’orgoglio dell’ “Osteria”, i ravioli fatti in casa, tra cui vi suggeriamo di provare quelli con il ripieno di brasato (le carni, dell’allevamento Ciserani) o di ricotta (del caseificio Croce). Non da meno sarà il Carnaroli allo zafferano con zucchine o con la pasta di salame.
Di secondo avanti con arrosto di vitello con patate al forno o con il tris di battuta di Fassona. In stagione bolliti misti e cassoeula.
Chiuderete con una bella fetta di torta alle mele e amaretti o alle pere.
Berrete bene, perché Simone e Sarà amano i vini, e li scelgono con competenza!