Un nuovo calice per le bollicine piemontesi disegnato da Italdesign per un progetto che guarda al Piemonte delle eccellenze
L'Alta Langa viaggia come la mitica Lotus Esprit che ha acceso i sogni di generazioni di appassionati d'automobili in tutto il mondo. C'è qualcosa che accomuna questo e altri storici modelli alle bollicine piemontesi che nell'arco di un decennio si sono fatte largo nella grande spumantistica. Ed è la scelta di affidarsi a una firma nel mondo del design come Italdesign, l'azienda fondata da Giorgetto Giugiaro nel 1968, per la realizzazione dei suoi calici: Grande nel 2012 e Terra presentato oggi nella sede dell'azienda di Moncalieri scelta anche come location per un'Anteprima che ha voluto mettere in campo una settantina di etichette, con un successo di pubblico - per certi versi - inaspettato.
La presentazione di Terra è stata anche l'occasione della prima uscita ufficiale per la volitiva e affascinante Mariacristina Castelletta, che succede dopo nove anni a Giulio Bava a cui va il merito di aver costruito la nomea e l'identità di un vino oggi giunto a un importante livello di maturità come dimostra la degustazione che abbiamo fatto lo scorso anno confermata dagli assaggi di questa Anteprima.
Terra anzitutto è bello, elegante, luminoso, avvolgente. A renderlo immediatamente identificabile le forme trilobate che identificano la Langa, come foglia della vite, come grappoli ma anche come nocciola. Una forma che si ritrova dal piede al bevante e che perciò ha richiesto una particolare tecnica di realizzazione.
"Questa forma - ha spiegato Giampiero Brogi, maestro del cristallo di Collevilca, la vetreria che ha realizzato il calice - rende necessario soffiarli in un apposito stampo in ghisa che abbiamo lavorato per renderlo identico al disegno originale. Dal nostro forno pieno di cristallo fuso, rigorosamente senza piombo, il maestro vetraio, con una canna di acciaio lunga circa un metro e mezzo, preleva la giusta quantità di materiale, ruotando la canna come si fa con lo zucchero filato, poi passa questo materiale a un altro vetraio che prepara la massa, soffiandola, dandole un abbozzo di forma per farla entrare nello stampo. Nello stampo il materiale incandescente viene soffiato a fermo, con leggerezza. Nello stesso momento, altri due mastri vetrai stanno stampando il gambo e il piede del calice. Un quinto si occupa di iniettare attraverso lo stampo del gambo e del piede il cristallo per il congiungimento: cinque persone lavorano contemporaneamente per realizzare un calice. Appena il calice è leggermente raffreddato viene staccato dalla canna e messo in forno, dove passa dai 480 gradi della lavorazione alla temperatura ambiente nel giro di 5 o 6 ore. Una volta uscito dalla tempra, il calice va rifinito, a partire dal taglio della calotta superiore; va quindi molata la giunzione, poi il bicchiere deve essere levigato con nastri sottilissimi, quindi viene lucidato. Segue la fase della selezione (tra i diversi passaggi si arriva a una percentuale di scarto pari al 30%), l’apposizione del logo. Prima del confezionamento, il lavoro su ognuno di questi calici richiede – escluse le lavorazioni a freddo – almeno 12 minuti. Cinque persone al lavoro contemporaneamente su ogni calice; se ne realizzano non più di 20 ogni ora”.
Un calice che va a ricercare l'esclusività, ma che guarda anche a chi tende per abitudine o per inesperienza a ruotare il bicchiere a fronte di un metodo classico che, invece, teme gli eccessivi movimenti. La forma trilobata infatti inibisce proprio la rotazione del bicchiere limitando l'involontaria dispersione di CO2.
Un'ultima curiosità è racchiusa nel nome: Terra richiama infatti il legame con il territorio ma contiene anche "Ter", in latino “tre volte”: tre infatti sono le province piemontesi in cui si produce Alta Langa Docg – Asti, Cuneo e Alessandria –, tre i cerchi del logo del Consorzio, al cui interno sono raffigurate le alte colline delle Langhe con il complesso montuoso del Monviso sullo sfondo.