Un marchio nato dal sogno di due ragazzi che, negli anni, ha contribuito a far conoscere il Pistacchio di Bronte nel mondo. E che oggi offre opportunità di lavoro con molte quote rosa
Nel 2001 Nino Marino e Vincenzo Langhitano sono due ventitreenni con tante idee e pochi soldi in tasca. Langhitano aveva un pistacchieto, Marino proveniva da un'azienda di distribuzione carni. Li accomunava la voglia di fare impresa, di creare qualcosa che lasciasse il segno sul territorio. Avevano intuito che quel pistacchio, svalutato, senza nome, poteva avere un grande futuro.
“All'inizio – racconta Marino – le persone fuori dalla Sicilia non sapevano neppure cosa fosse il Pistacchio di Bronte”. Erano gli anni in cui il pistacchio era semplicemente frutta secca per l'aperitivo o poco più. Impensabile, oggi, che conosciamo i diversi usi di questo prodotto, soprattutto in pasticceria, grazie anche al lavoro di questi due ragazzi che sono cresciuti parallelamente al loro prodotto. Da un lato hanno sviluppato il comparto agricolo, partendo da un primo pistacchieto di proprietà per poi allargarsi, grazie a conferitori e a nuovi terreni.
Soprattutto hanno lavorato sulla trasformazione, usando come vero e proprio cavallo di battaglia la crema di pistacchio diventata il loro marchio di produzione. Oggi, spiega Marino, il pistacchio di Bronte può contare su 3.300 ettari di pistacchieto. Se pensiamo che ogni ettaro arriva a produrre fino a 1.800 chili di pistacchi è facilmente intuibile come ogni anno si possa contare mediamente su una raccolta di 4 milioni di chili.
“Il 60/70% della produzione arriva nei nostri stabilimenti per essere trasformato” spiega Marino, “in crema, in pesto, frutta secca, biscotti e granella”.
Il laboratorio di pasticceria si è poi specializzato nei dolci delle feste come la colomba e il panettone, che valorizzano il pistacchio nella crema e nella copertura e, naturalmente, nel torrone.
L'attività, nata come piccola bottega artigianale, è diventata un'azienda con uno stabilimento all'avanguardia anche nel tema della sostenibilità e con un pistacchieto di proprietà di oltre cento ettari. La ricaduta positiva sul territorio è facilmente dimostrata dai numeri: 85 addetti che arrivano a 200 in stagione. Il 95% sono donne di età compresa tra i 22 e i 35 anni. Una dimostrazione di come l'agricoltura e la trasformazione possano diventare un'importante occasione di lavoro in un territorio che vede nella disoccupazione giovanile uno dei grandi problemi da risolvere.
PISTÌ
Bronte (CT)
www.pisti.it