È mancato questa notte il collega e amico Roberto Perrone
L’ultimo messaggio di Perri sul telefonino è del 7 novembre: “Ciao amici, è un periodo che sono un po’ acciaccato, purtroppo non esco tanto. Vi penserò. P.s. A Golosaria viene mia moglie, date a lei i libri.” Dopodiché le notizie a inizio anno ci hanno dato evidenza che quegli acciacchi erano diventati complicazioni con poche speranze: un mese nel letto del San Raffaele, con la moglie Emanuela Carbone sempre al suo fianco, lei che portava il nome di Manuelina di Recco, secondo una consuetudine dei Carbone che a ogni generazione doveva esserci qualcuno che portasse quel nome che evoca li mito della focaccia di Recco.
Roberto Perrone, 65 anni, era uno dei nostri, in tutti i sensi, e il suo giornalismo felice vissuto prima ad Avvenire, poi al Giornale e quindi, lungamente al Corriere della sera, dove è stato firma di punta dal 1989 al 2015, lo ha collocato fra i grandi, come Gioan Brera e Gianni Mura, dei quali condivideva la cronaca sportiva, ma anche la passione enogastronomica. Dopo il Corriere, avendo accolto lo scivolo del prepensionamento, è tornato a scrivere su IlGiornale, con una pagina di itinerari gastronomici, ogni lunedì, come faceva sul Corsera.
L'articolo dedicato a Roberto Perrone sul Corriere della SeraAveva aperto un suo blog, Perri's Bite, che compensava la sua fame insaziabile di raccontare, esercitata anche come scrittore (con un percorso fecondo, che è andato dalla saga di narrativa per ragazzi Banana Football club, fino al noir di Rizzoli con la serie dell’ex colonnello Canessa). Amava la sua Liguria, essendo nato a Rapallo, e Recco, il paese della moglie e della famiglia Carbone e dove ogni Natale si ritrovava per eleggere il genero dell’anno. Un gioco dentro a una famiglia felice, piena di ironia, e anche Perri, quando perdeva questa partita faceva finta di arrabbiarsi molto. In realtà era un uomo generoso, un amico sincero, un maestro del racconto, che a noi ha insegnato molto. Eravamo amici e questo, fra colleghi, non è mai scontato.
Commovente il racconto che ci ha fatto Cristina, la cognata che, insieme alla moglie, ha interpellato Enrico Bartolini per assecondare un suo desiderio, potendo mangiare solo sostanze liquide: i ghiaccioli gourmet. E Bartolini li faceva ogni giorno, per farli arrivare in quella stanza del San Raffaele, dove ieri sera Roberto ci ha lasciati, e con noi la sua grande famiglia, la tenace moglie Emanuela, i tre figli Cecilia, Rachele e Giovanni, ai quali vanno le nostre commosse condoglianze.
Il suo funerale si terrà mercoledì 1 febbraio, alle ore 11, presso la chiesa in San Pio V a Milano.