E alternative: no talent show, ma documentari per riflettere sul cibo e girare il mondo dal divano

Le serie TV consigliate

  1. Cooked
  2. Sali, grassi, acidi, calore
  3. Street Food
  4. Tutto sul taco
  5. E il cibo va

No, la gastronomia in TV non è certo una novità. Lo schermo è bulimico: inghiotte cibo, cibo, cibo, per sfornare a getto continuo talent show e reality a qualsiasi ora del giorno. Ma il cibo, in tutto questo, è solo un pretesto: un topos come un altro, utile soltanto come innesco per le dinamiche di sfida che tanto ci piacciono. Insomma, il cibo in tv non svela nulla di se stesso. E difatti è uno dei paradossi culturali dell'oggi: se ne parla, troppo, ma nessuno o quasi ha più tempo e voglia di cucinare a casa.

Tra i pochi (pochissimi, e sinceramente ne faremmo volentieri a meno) aspetti positivi di questo distopico presente che ci sta attraversando c'è proprio la possibilità di riappropriarsi dei fornelli, per cucinare davvero. Anche troppo forse, visto che l'unica attività fisica che ci è concessa è la marcia tra il divano e la cucina, con pit stop al bagno.

Ma le scelte alimentari in epoca di smart working non sono il tema di questo articolo. Qui si scrive di cibo in TV. Visto però da un altro punto di vista. Nessun reality, promesso. Nessun talent show ingabbiato dal cerone degli studi televisivi. Piuttosto, alcune serie che aiutano a riflettere sul cibo (anche divertendo), e ci permettono di girare il mondo dal nostro divano. Che non è poco, di questi tempi.
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Cooked

Non è una novità, questa serie apparsa su Netflix nel 2016. Ma è come la grammatica latina: essenziale se si vuole masticare la lingua. D'altronde Michael Pollan è uno dei più grandi scrittori di cultura del cibo. Se il suo libro Il dilemma dell'onnivoro può cambiare radicalmente l'approccio all'alimentazione di chiunque lo legga, questa miniserie (4 episodio dalla durata di meno di 1 h) ribadisce con forza l'essenza del lavoro di Pollan. La frase che apre il primo episodio ne è manifesto.

È quando abbiamo imparato a cucinare che siamo diventati veramente uomini, ma abbiamo perso di vista il modo in cui quel cibo arriva nel piatto. 
Michael Pollan

Come un novello presocrativo, Pollan parte dai quattro elementi - fuoco, aria, acqua, terra - che, come il mondo, governano anche la cucina, per viaggiare tra Australia, India, Marocco e Francia. 
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Sali, grassi, acidi, calore

Alla base di questa serie del 2018 c'è un'altra tetralogia. Cambia però la prospettiva e il punto di vista. Qui protagonista è la curiosità della chef e scrittrice Samin Nosrat, che gira il mondo e esplora i quattro principi chiave della miglior cucina, preparando banchetti e dispensando consigli. Anche in questo caso sono solo 4 puntate, da circa 40 minuti. “Ho scoperto che il segreto per una buona cucina si nasconde in bella vista: quattro elementi chiave che determinano la riuscita o il fallimento di un piatto: sali, grassi, acidi e calore”. E oplà. La prima puntata è interamente girata in Italia, e si apre sulle fasce terrazzate della Liguria di Ponente, per raccontare l'elemento grasso che nobilita la nostra cucina: l'olio extravergine. Poi si va anche in Toscana, tra i maiali di Cinta Senese. E in un caseificio del Parmigiano Reggiano. Tutte all'estero le altre puntate. 

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Street Food

Ecco una serie recente (2019), composta da 9 episodi di mezz'ora circa, che ci accompagnano tra le specialità di strada dell'Asia: da Bangkok ad Osaka, da Singapore a Ho Chi Minh, fino a Delhi e Giacarta (l'oscuro mercato di Wuhan da cui – dicono – sia partito tutto questo casino non c'è). Sul plasma si affastellano immagini che sembrano distanti anni luce da noi: migliaia e migliaia di persone assiepate nelle strade, cibi estremi che se ne infischiano di norme igieniche e sicurezza. D'altra parte lo street food, quello autentico e ancestrale, è un atto che ha poco o nulla di contemporaneo. E che gli ultimi avvenimenti rischiano di trasformare ulteriormente in una caricatura di se stesso. 

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Tutto sul taco

Avete mai sentito parlare un taco in prima persona? Io soltanto dopo aver visto per la prima volta questa divertente serie di 6 episodi da meno di mezz'ora, tutta dedicata a questo cibo di strada messicano. Città del Messico, caos. “Il taco è come lo smog qui: una cosa quotidiana”. Ed è così che parte questa avventura. La prima storia ad essere scandagliata è quella di Taco al Pastor: il più famoso dell'intera città. Tra marinature, cotture, storie e segreti, la mezz'ora scivola via come salsa tra le mani, ricordandoci però di come la cucina sia un cerchio ininterrotto che percorre il mondo intero, e che anche un umilissimo taco – messicano certo, ma dalla lunga storia e dalla geografia lontana che lo porta fino alla Mesopotomia – non sfugga a questa parabola.

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E il cibo va

Se il cibo è viaggio, questa breve carrellata non può che chiudersi con questo documentario di un'ora diretto nel 2017 da Mercedes Cordova. Cosa racconta? L'evoluzione della cucina italiana nelle Americhe, il suo imbastardirsi, il suo continuo tradimento (d'altronde tradizione e tradire hanno la stessa radice), ma anche il ricordo innamorato delle sue origini. “Chiunque venga dalla miseria, vuole più carne” ed ecco spiegato un piatto tipico d'oltreoceano come gli spaghetti con le polpette. Cosa sono se non l'espressione della cultura italiana che incontra l'immensa disponibilità di carne a basso prezzo? Qualcosa che i nostri emigranti non avevano mai avuto a disposizione, e che improvvisamente si trovano in tavola. Perché la cucina è come un telefono senza fili: parte in un luogo e in un modo, e passaggio dopo si passaggio, si adatta, si storpia, si contamina.

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