Aggiornamento dal 12 al 18 marzo
Ed eccoci, come promesso, all’aggiornamento settimanale della Circolare, il periodico dei soci del Club di Papillon che è stato inviato settimana scorsa (questo il link per la lettura).
13 marzo - Riorganizziamoci ragazzi!
Sulla mia Quo vadis c’era ancora scritto un appuntamento, non cancellato, che oggi mi vedeva a Roma. Sarei dovuto andare in auto, dopo una sosta a Firenze il giorno prima. Tutto cancellato e un clima che in città, ad Alessandria, si sta facendo preoccupante, nonostante il sole. Da Milano ci arrivano notizie che per far la spesa al supermercato c’è la fila fuori. Qui da noi ancora no, ma intanto da una settimana, per girare in auto, occorrerà munirsi di un’autocertificazione. Oggi decidiamo di riorganizzarci col personale: metà andranno in ferie, poco meno della metà resteranno connessi da casa, mentre da settimana prossima il sottoscritto presidierà l’ufficio.
Abbiamo una chat su whatsapp, con tutti i dipendenti, dove ci avvisiamo in tempo reale, anche perché in questa situazione di contagi crescenti occorre stare tutti all'erta. In ufficio ci muniamo di guanti e strumenti per igienizzare, giacché il via vai di corrieri non si è interrotto. Oggi, finalmente riusciremo a inviare La Circolare on line e ad inaugurare un piano editoriale nuovo e divertente per il Golosario.it: ogni giorno alle 15 uscirà una ricetta, talvolta filmata, che uno chef della nostra guida insegnerà a chi è a casa, mentre alle 18 andrà in onda il “Pensiero della sera”, con poesie, racconti, canzoni di quell’umanità varia che abbiamo conosciuto e che stiamo interpellando. Le adesioni saranno entusiastiche e in poco tempo pianifichiamo già due settimane di uscite. Nel frattempo cambiamo i post consuetudinari: giochi in casa, filastrocche, consigli di lettura, cocktail del nostro Alessandro Ricci e poi articoli ironici su quello che mi porterei in quarantena.
Francesca Settimi da Colazza insegna a fare la focaccia alla ligure
14 marzo - ospedali in affanno e vino solidale
Mi chiamano dall’ospedale di Alessandria per chiedermi di postare un video che favorisca la raccolta fondi per tutti gli ospedali della provincia e in particolare il reparto di terapie intensive. Come me lo chiedono a Benedetta Parodi e altri volti della città ed io faccio all’istante e volentieri. Subito mi scrive Paola, medico in forza all’ospedale di Alessandria che dice: “Grazie Paolo è bello vederti nel video… Ho bisogno di tutti voi, anche nelle facce, perché è un momento dove è difficile gestire la paura”. E qui vieni a contatto con un dramma che è anche la tenuta fisica e psicologica di questi angeli che sono i nostri medici ed infermieri. Intanto Arnaldo Cartotto, delegato del Club di Biella mi invia il messaggio di Cantina Preziosa che ha deciso di devolvere l’intero importo di ogni sua bottiglia all’ospedale di Biella. E a seguire tanti altri, persino i ristoratori della bergamasca, si riuniranno per raccogliere fondi, per i medesimi motivi.
Queste iniziative ti confondono, perché nel dramma di queste giornate sembra di avvertire una sorta di purificazione per cui la gente si riappropria delle cose, ad esempio di un ospedale, che non è affare della Regione o dell’Asl, ma proprio di ciascuno, come fu all’inizio della loro stessa fondazione. Anche questa assunzione di responsabilità, ne sono certo, è una cosa che ci porteremo dietro dopo la tempesta nella quale siamo immersi.
L'iniziativa solidale di Cascina Preziosa
15 marzo - Una domenica connessi
In casa siamo rimasti in tre: io, Silvana e nostra figlia Irene, più il fedele Brando, cocker scuro e gaudente. E incominciamo ad inventarci le giornate. La messa si segue dalla televisione in sala e così tutte le mattine alle 7, per quella officiata da Papa Francesco. Poi un grande repulisti della cantina, che mi coinvolge, perché in alcuni angoli reconditi ci sono delle bottiglie dimenticate, un centinaio, che diligentemente porto in giardino, ripulisco e stappo, non senza la curiosità dell’assaggio. E come ogni volta che succede di fare questa operazione, arrivano sorprese inaudite, come quel Pinot nero sperimentale dell’Etna del 1993 o il Sauvignon di Colle Manora del 2000. Ne scriverò un articolo che stupirà molti degli stessi citati, fra cui Stefano Illuminati in Abruzzo e la cantina Candido nel Salento. Nel frattempo arrivano mail di gente che risponde ad un messaggio video che avevo postato in settimana e che richiede di poter leggere La Circolare. Alcune di queste lettere le pubblicherò di seguito.
“Devo dirvi che questi giorni che stiamo passando insieme non mi pesano per nulla” - ci dice a tavola nostra figlia Irene, mentre assaggiamo i piatti che Silvana inventa ogni giorno, comprese le sue torte alle mele. Poi durante li giorno ci colleghiamo con gli amici e con gli altri due nostri figli: uno è a Milano, studente di medicina al Sacco, ma pressoché confinato nel suo appartamento con balcone, come tanti in città; l’altro è a Barcellona, e ogni sera ci aggiorna sulla crescita delle misure restrittive anche in Spagna. Il modello italiano sta facendo scuola, tranne nell’imbecillità dei teorici inglesi secondo cui bisogna applicare il sistema della resistenza del branco.
Le bottiglie "dimenticate" e riscoperte: grandi sorprese
16 marzo - I decessi che ci toccano
Non si è ancora toccato il picco, ma il numero di contagiati è superiore a quanto si poteva immaginare: quasi 30.000 in Italia, con una bolla in Lombardia che sta mettendo a dura prova le province di Bergamo e di Brescia. Chiamiamo il delegato di Bergamo, Giorgio Lazzari, che ci conferma una situazione preoccupante. Nel frattempo, nella notte, un terremoto in Calabria, proprio vicino ad Amantea e a Longobardi, obbliga la gente a scendere in strada e a dormire in auto. Ce lo comunica Francesco Saliceti, il nostro delegato, che la settimana prima ha avuto un lutto famigliare, a Lodi, ma non ha potuto raggiungere i parenti. Un altro nostro amico di Cesenatico, Jean, è ricoverato in ospedale, ma non c’entra il coronavirus (però siamo ugualmente in apprensione per lui, che si trova in emergenza in questa situazione sanitaria) mentre un nostro socio a cui siamo affezionati, Franco T. è ricoverato a Novara per il virus, che lo obbliga in terapia intensiva. Non c’è pace in questa giornata: ci sono amici in isolamento a casa, a Milano, e altri, come Riccardo, che vedono morire la mamma, col papà ricoverato in ospedale. Muore anche la mamma di Manu, mia compagna di scuola e lo scrive sulla chat della mitica 5 C. Anche un prete buono, don Marco Barbetta, se ne va in cielo, vittima del coronavirus. Andrea Franco un amico e socio che ha un’azienda che si occupa di sanificazione e pulizia nelle aziende alimentari, ci scrive perché i suoi dipendenti sono tutti in prima linea, come gli infermieri o quelli dietro al banco di un negozio. “Non è formale – scrive – ma vi abbraccio uno ad uno”.
"Finché non capita ad amici carissimi – mi dice Silvana – sembra facile dimenticare un dramma”. È un dramma mai visto, dove sei costretto a misurare ogni passo, ogni istante. Prima non te ne accorgevi e la vita aveva un flusso come quello di un luna park; ora ti interroga il silenzio nelle strade e sobbalzi ad ogni segnale del telefonino che annuncia un messaggio.
17 marzo - Ci vogliono gli psicologi (!?)
Non è facile tenere psicologicamente, quando il mondo sembra crollare all’improvviso. Le immagini degli infermieri in prima linea provocano angoscia, mentre la gente che suona sui balconi, in tutta Italia, appare come una consolazione. “Solo da noi – ha scritto Arbore – si poteva immaginare una cosa del genere”. Ma non sono in antitesi le due faccende, come non lo è il bisogno di avere un sostegno, attraverso una mail o un telefono verde, da uno psicologo, oppure andare a fondo della propria fede, in questi momenti. La rassegna stampa che anche oggi componiamo è ricca di notizie che vanno in questo senso e segnano un cambiamento d’epoca, che è ben diverso da quando si diceva “Fatti coraggio!”. Al volo interpello Irene, mia figlia che fa la psicologa e Giovanni Tagliavini, psichiatra, marito della nostra Francesca Settimi e chiedo di rispondere a una provocazione: “Cosa c’è di vero in questo ruolo degli psicologi?”. Alle 9,30 il pezzo sarà on line, mentre arrivano contributi per il nostro sito da tanti amici. Ma arrivano anche notizie di gente che non aprirà più il locale dopo questa chiusura forzata e altri segnali di sconforto.
Faccio fatica a prender sonno questa sera: vuoi vedere che le preoccupazioni si stanno impadronendo di te stesso? Quasi a cancellare giorni dove hai rincorso l’affermazione della vita, attraverso la vitalità stessa delle persone che ti sono amiche.
18 marzo – Un mercoledì da... ?
E rieccoci al mattino presto: le prime luci, il caffè, i giornali online, la messa del Papa. Poi in ufficio a rispondere alle poche telefonate, mentre arrivano i corrieri. E intanto si inizia a tessere le fila delle cose da fare: la Notizia del giorno, mentre è uscito il mio articolo su Avvenire, che entra nella cronaca di questi giorni; domani uscirà quello sulla Stampa on line (dopo le cantine trentine di Gabriele Furletti, domani tocca a San Vitis). Bisogna scrivere la rubrica mensile di Bell’Italia. Da una mail il delegato di Varese mi segnala che l’Albero del Pane di Visso, per le botteghe della Colleganza, è un negozio da adottare (ma nel file è finito fra gli adottanti). Poi ci arriva la notizia che Pietro Nera, classe 1935, è morto, in un incidente stradale nella sua Valtellina. Uno che ci teneva tanto a noi, e puntualmente, ogni anno, mandava i suoi vini in assaggio, con umiltà e curiosità.
Il tourbillon della vita però prosegue sempre, nonostante sia cambiato lo scenario. Leggo sui giornali che sono stati 330 i morti in una settimana nella sola Bergamo e Mario Cornali da Almenno Bartolomeo, ci invia una struggente Ninna Nanna in dialetto. Guardo le mail è scopro che Maurizio Vitali da Pozzolo Martesana ci ha mandato una ricetta del risotto alla milanese recitata in dialetto, mentre Enrico Santini da Rimini risponde con la piada. E ancora gli amici Salvo e Giancarlo Di Mauro del ristorante Porta Marina di Siracusa ci fanno la ricetta delle polpette di melanzane, da casa loro. C’è insomma voglia di espressività dentro l’alveo della propria identità, che è una delle cose care che ci portiamo appresso, segno di quella che si chiama la prossimità. E tutto questo ti tira fuori, un po’, dalle fumose preoccupazioni, mettendo in moto il germe del desiderio che ogni cosa si plachi, per tornare alla serenità conosciuta.
P.S: Nel frattemo arriva ferale la notizia che Gianni Bolzoni, il cuoco buono del Fulmine di Trescore Cremasco, è stato stroncato dal Coronavirus. Lascia la sua Clemy e a noi il ricordo di momenti dove ci siamo sentiti a casa.
Gianni Bolzoni e la moglie Clemy
Le lettere della Circolare
SIAMO ESAUSTI, MA...
Ciao Paolo,
l’infermiera della famosa foto dell’ospedale è nostra cliente. Tanti dottori e personale. Il mio negozio è a 100 metri da esso. Nel fulcro di tutto.
Entro stremato alle 5 in negozio e ne esco alle 22. Consegne pure a domicilio a chi è in difficoltà. Quindi siamo io, Ali e mia suocera a tirare la carretta ormai da tre mesi. Sono, siamo esausti.
Ho persino imparato a piangere in questi giorni. Sembra davvero di essere in guerra qui. Ma dobbiamo farlo, a nostro rischio ma dobbiamo farlo.
Le botteghe, a dispetto della GDO che crea solo problemi, stanno facendo il loro dovere. Non mi sono mai tirato indietro e non lo faccio ora.
Si può vincere ma ci vuole rispetto per ciò che si combatte.
“Mai perdere la speranza”.
Andrea Amici – Gastronomia Contini (Cremona)
Andrea Amici e Alice Contini******************************
IL FUTURO E CIO’ CHE GUARDEREMO ALLE SPALLE
Paolo buongiorno,
ho letto con piacere il suo messaggio di buon augurio, e la ringrazio.
Gira on line in questi giorni una poesia di Irene Vella che parla di un futuro dal quale guarderemo a questo periodo, da vincitori, con nostalgia, quale opportunità di trasformazione e di ritorno a intimità e ritmi dimenticati. Io sono in quest’onda pur avendo ben presente che ci aspetteranno sforzi di fantasia e tenacia che, ancora una volta, leggo come congiuntura unica per il ‘sistema Italia’, il ‘sistema Europa’, il ‘sistema Terra’. Ma non è questa la priorità.
Dall’alto di un aereo, siamo invisibili; alcune nostre opere si notano, non tutte, ma la luce persiste a testimoniarci. La distanza offre un punto di vista creatore di un respiro grato e umile con cui vorrei contagiare, cosa sto chiedendo!, l’emozione ‘benessere’ che ognuno è in grado di provare.
Con resilienza e gioia
Silvia Bettinetti – Donnalia (Biella)
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OTTIMISTI PERCHE’ RISTORATORI
Carissimi,
l'ottimismo è nell'essere del ristoratore perchè altrimenti non faremmo questo lavoro (che spesso è una missione), ma è difficile mantenere lucidità e speranza in un periodo di così straordinaria instabilità e difficoltà.
Siamo spesso messi a dura prova da pressione, ansia, tensione e orari di lavoro duri.
Da clienti difficili da soddisfare, da iter burocratici impossibili, dal nuovo registratore di cassa che non esegue la chiusura...
Da quella preparazione che non ha la giusta consistenza, dal nuovo menù...
Dalle recensioni di TripAdvisor, dalle guide, dai giudizi della gente...
Dal rapporto difficile con la nostra famiglia, dal senso di colpa verso i nostri figli per non esserci mai...
Riusciamo a gestire tutto questo perchè in qualche modo fa parte del nostro lavoro, della vita strana e sopra le righe che abbiamo scelto ma questa volta è diverso...
La prova che dobbiamo affrontare in questo periodo è di stare lontano da tutto ciò, ed è ora che ci rendiamo conto che non è poi così male, che ci manca.
Ci manca tanto non solo perché non siamo abituati a stare a casa, ma perché abbiamo paura, siamo angosciati da tante domande che non possono trovare risposta perché nessuno sa quando torneremo a fare ciò che ci piace, quando torneremo alla rassicurante normalità.
Ora possiamo fare affidamento solo sul nostro ottimismo, lo stesso che misto ad incoscienza ci ha fatto aprire il nostro ristorante quando tutti ci dicevano che non era una buona idea.
#andratuttobene e grazie del vostro sostegno.
Silvia Fissore - Osteria La Pimpinella - Bra (CN)
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ANGELO CON UNA SOLA ALA: DA CONDIVIDERE
Ciao Paolo,
sono Luca (il terzogenito di Dario). Volevo solo dirti che mi è piaciuto molto un tuo articolo “Siamo Angeli con una sola ala” e lo abbiamo riportato su un post instagram. Qui sotto ti mando il link.
Luca Odifreddi – Torino
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NUOVE ENERGIE
Buongiorno,
a nome del dott. Marramiero e da parte di tutta l’azienda vi ringraziamo per il bellissimo messaggio di speranza e di incoraggiamento che ci avete inviato.
L’augurio per tutti è che questa esperienza possa essere il motore per generare nuova energia e sviluppare potenzialità di ciascuno e della collettività.
Grazie.
Cari saluti.
Azienda vitivinicola Marramiero - Rosciano (PE)
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INSIEME SI RIESCE SEMPRE
Grazie a tutti voi,
insieme si riesce sempre.
Un abbraccio
Zeno - Monte dei Ragni - Fumane (VR)
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SULL'ETNA ESCLUSIVAMENTE NERELLO? CERTAMENTE NO
Qualcuno considera l’Etna come la Borgogna della Sicilia. L’Etna grazie all’altitudine, al clima con forti escursioni termiche giornaliere e stagionali, ai terreni derivanti da rocce effusive e vulcanoclasti, riesce a dare un imprinting inconfondibile ai propri vini, complessi, eleganti, con la capacità di evolversi positivamente nel tempo, proprio come questo Pinot nero del 1993.
Le rese ad ettaro molto basse e l’utilizzo del vecchio alberello hanno un ruolo determinante sulla qualità del prodotto finale. Vi sono ancora vigneti di epoca pre-fillosserica, come quello di “Gurrida” a Randazzo, coltivato a Grenache che ci fanno capire che sull’Etna si può fare tanto altro e non solo nerello mascalese.
Questo pinot nero del 1993 è frutto di una sperimentazione dell’istituto regionale della vite e del vino nei vigneti di Rocco Siciliano a Castiglione di Sicilia. Si ottenne un eccellente vino, Giacomo Tachis, che in quel periodo collaborava con l’IRVV, lo fece assaggiare a un suo amico che esclamò: “È un vino della Borgogna”.
Per fortuna questa non è stata l’unica parentesi del Pinot nero sull’Etna, ancora oggi alcuni produttori ostinatamente, per fortuna, continuano a coltivarlo con eccellenti risultati.
Continua a coltivare pinot nero Rocco Siciliano che in circa 2 ettari ha una produzione di 500 bottiglie con l’etichetta “Rossoeuphoria”. Il vino prodotto, 100% pinot nero, al naso si presenta fruttato, ma anche con note di pietra focaia e fumè, minerale, come molti vini etnei, lungo in bocca e con un legno usato sapientemente.
Anche “Terrazze dell’Etna” produce un ottimo pinot nero, coltivato su terreni vulcanici, il vino prodotto affina in tonneau di rovere francese e prosegue per almeno 3 anni in bottiglia.
E come dimenticare lo “Siaranèra” dei Duchi di Salaparuta, vino di grande eleganza, ma anche di carattere, speziato e con un tannino avvolgente ma deciso.
“A muntagna”, così come è chiamata dai contadini l’Etna, con i suoi terreni scoscesi e ventosi rappresenta una sfida quotidiana per la coltivazione della vite che, in quest’area, finisce per assumere una connotazione quasi eroica, per l’architettura e la conservazione del territorio e riesce a dare grandi vini non solo dal Nerello mascalese e dal Carricante, ma anche dal Pinot nero dimostrando le sue grandi potenzialità.
Quindi posso affermare, immodestamente da siciliano quale sono, che il Pinot nero etneo non ha nulla da invidiare ai blasonati pinot della Borgogna.
Vincenzo Vasta (Catania)
Pinot Nero 1993 della cantina sperimentale a Castiglione di Sicilia******************************
NON MOLLARE
Ciao Marco!!
In questi giorni di clausura, fortunatamente per me in mezzo alle mie adorate vigne, ripercorro mentalmente la mia ultima esperienza lavorativa che mi ha permesso di incontrare professionisti e soprattutto *persone* speciali come te che oggi, ahimè come me, dovranno affrontare un futuro non facile, pertanto l’unica possibilità è, visto quanto espresso fino ad oggi da noi, ”non mollare”.
Non è granché ma voglio farti sentire la mia vicinanza.
Un caro saluto.
Roberto Lechiancole - Prime Alture - Casteggio (PV)
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RICORDARE CIO' CHE È STATO FATTO PER GUARDARE CON OTTIMISMO IL FUTURO
Gentile Stefano,
la ringrazio per la gradita segnalazione che ho inoltrato al Dr Alessandro Candido ad dell’omonima cantina.
In questi giorni non facili, ricordare il passato, quello che di importante è stato fatto, ci aiuta a guardare con ottimismo al futuro!
Un caro saluto a tutti voi del Golosario ed in particolare al Dr Paolo Massobrio.
Valentina Attanasio - Az. Vitivinicola Francesco Candido - San Donaci (BR)
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RAGAZZI SIETE!
Ciao Ragazzi,
grazie del bellissimo pensiero ! (e noi gli diciamo grazie per averci dato dei ragazzi, NDA)
;) sapevo che avreste apprezzato.
Grazie per l'affetto nei confronti del nostro lavoro.
Sappiate che la mia stima nei vostri confronti è alimentata, oltre che per la competenza, soprattutto per lo stile pacato, elegante e propositivo che vi contraddistingue.
A presto spero.
Alessandro Dettori – Sennori (SS)
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LA COMPAGNIA PASSA (ANCHE) DAL WEB
Buonasera,
in questo periodo di chiusura forzata in casa, per me da alcuni giorni con la febbre (si spera che sia solo influenza...) e forzata comunque perché svolgo un'attività che è derogata dalla chiusura (impresa funebre), desidero esprimerLe un vivo ringraziamento per la vicinanza e l'amicizia che ci dimostrate con le vostre iniziative: la notizia del giorno, la ricetta della sera, il pensiero della sera, La Circolare on line e sopratutto il Suo messaggio video, con tutto ciò ci fate sentire in compagnia e ci aiutate ad affrontare questo strano periodo con un po più di serenità.
Grazie e congratulazioni per tutto ciò che state facendo.
Cordiali saluti
Ubertalli Ape Gianluigi - Portula (BI)
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IL SIGNIFICATO DELLE PICCOLE COSE
Grazie Paolo, a te e a tutti i collaboratori.
In periodi come questo che stiamo vivendo, anche un piccolo gesto di vicinanza viene ad assumere un significato molto importante. Ti fa capire ancora di più, che tutti noi non siamo soli e che è soltanto stando uniti e concentrati che riusciremo a superare questo enorme ostacolo che ci affligge e ci preoccupa moltissimo.
Un caro saluto a tutti voi, compreso naturalmente l'"amico" Di Stefano, da parte di un vostro associato della prima ora.
Giorgio Tagliabue - Milano
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LE COSE BUONE IN CUI CREDIAMO
Prima di dare il via alla pubblicazione di questo aggiornamento della Circolare, ho riletto ancora una volta le lettere che ci sono arrivate, compresa l’ultima di Mario Cornali dalla bergamasca, dove c’è il suo ristorante Collina: ci ha inviato una ninna nanna in dialetto. Stamane su Repubblica appare una brevissima intervista a Papa Francesco che ha un titolo che mi pare comprenda tutti i sentimenti sopra riportati: “Non sprecate questi giorni difficili”.
Poi spiega: “Dobbiamo ritrovare la concretezza delle piccole cose, delle piccole attenzioni da avere verso chi ci sta vicino. Capire che nelle piccole cose c’è il nostro tesoro: gesti minimi che a volte si perdono nell’anonimato della quotidianità... ad esempio un piatto caldo, una telefonata...”. Insomma l’invito di papa Bergoglio sembra chiaro: il dolore di questi giorni può aprire alla concretezza dei gesti, all’ascolto.
E poi dice: “Anche chi non ha la fede, può trovare la strada nelle cose buone in cui crede”. È quello che stiamo vivendo tutti, a leggere e rileggere i messaggi ricevuti. E dunque questo il percorso che, insieme, resta la via di un presente cambiato e di un domani che potrà essere migliore, nonostante tutto, compreso il dolore e la fatica. Un caro abbraccio a chiunque ci legge: restiamo uniti e connessi, ogni giorno su questo portale.