I nostri ultimi assaggi prima dell'annuncio dei Top Hundred, i cento migliori vini d'Italia

Eccoci al termine delle nostre degustazioni annuali. Dopodiché riprenderemo guardando già al 2024. In questo momento è stato definito l’elenco dei 100 migliori vini d’Italia che saranno annunciati la prossima settimana, il 15 settembre, e dei 100 appartenenti alle cantine storiche che vengono premiate con un vino diverso da quello delle precedenti edizioni. Dopodiché siamo anche in chiusura della prossima edizione de IlGolosario 2024, che compie 25 anni e che nella sezione vini inaugura quella delle promesse, ossia delle cantine e dei vini che saranno subito oggetto delle nostre degustazioni del nuovo anno.
Ecco dunque i nostri assaggi.

LUNAE BOSONI di Ortonovo (Sp)

Un assaggio lungo, meditato, per i vini di questa cantina che costituisce una delle massime espressioni nell'ambito enoico sui Colli di Luni, area di viticoltura antica tra Liguria e Toscana dove si confondono influenze mediterranee, europee e vera e propria nicchia per alcune varietà. I vigneti Lunae si estendono dalla pianura a sud del fiume Magra, sino a 250/300 metri di altitudine, sulle colline terrazzate alle cui spalle si ergono le Alpi Apuane. La coltivazione è vocata alla sostenibilità ambientale, con pratiche agronomiche che prevedono il non uso di diserbanti e l’utilizzo di concimi naturali. La produzione è ampia, variegata e spazia dai grandi bianchi – come il Colli di Luni Vermentino Etichetta Nera, già nostro Top Hundred 2011 – e rossi dalle spalle forti. Diciamolo subito: la nostra predilezione va proprio a questi bianchi, sempre più grandi, espressione massima del vermentino che si dimostra ancora una volta capace di dare sia vini freschi, beverini, immediati sia bianchi invecchiati capaci di coniugare la vivacità con la stoffa di un sorso intrecciata dal tempo.
Il Colli di Luni Vermentino Cavagino 2022 è proprio la giovinezza di questo vitigno, con il colore brillante, il naso fragrante, di pesca appena spaccata che però si ingentilisce con le note mediterranee di lavanda. in bocca spicca la spada acida.
Il Colli di Luni Vermentino Numero Chiuso 2020 è la piena maturità con naso dolce, floreale di ginestra, agrumato di chinotto candito. In bocca l'ingresso è rotondo ma l'acidità c'è e si fa sentire, allungando il sorso.
Il Colli di Luni Vermentino Numero Chiuso 2016 è il vermentino che – per parafrasare un celebre commento sportivo – ormai vira all'autunno ma rivendicando per sé la grazia di un naso officinale e di idrocarburo con un sorso rotondo, leggermente tannico.
Tra i rossi, buono anche se non al livello di altri che abbiamo premiato, il Toscana Vermentino Nero 2022 che ci stupisce con un naso quasi terziario con inaspettate e marcate note di grafite.
lunae bosoni.jpgPoi ci sono i campioni che incontrano un gusto più internazionale come il Colli di Luni rosso Niccolò V (da uve sangiovese, merlot, pollera nera) riserva 2016 a cui abbiamo voluto accostare anche l'assaggio del 2013 che conservavamo proprio per questa occasione. Tra i due abbiamo preferito il primo per i profumi di resina, di pineta, che vanno ad accompagnare la frutta rossa matura. In bocca è caldo, tannico, potente. Infine chapeau per il Liguria di Levante Bianco Passito “Nektar” (da uve vermentino) che tira fuori una finezza di nettarine e uva fragola accompagnate da un sorso fine, equilibrato, setoso. Un'eleganza che all'altro capo della degustazione abbiamo riscontrato anche nel Metodo classico Cuvée Lunae Brut 2019 (clamoroso!) da uve albarola e vermentino che nel bicchiere si esprime con una bolla di buona finezza, in bocca un naso immediatamente speziato, elegante per arrivare in bocca ad esprimere una sapidità finale che si amalgama raggiungendo una sorta di perfezione con la freschezza generale.
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AZ. AGRICOLA IUPPA di Milo (Ct)

Sette ettari sul versante orientale dell’Etna, un terreno misto ceneri e materiale organico, una ridotta distanza dal mare. Ci sono tutti gli ingredienti per una piccola enclave nell'ambito di una delle maggiori denominazioni italiane. L'azienda Iuppa conta sette ettari in terrazze di tradizionali muretti a secco di pietra lavica che partono dalla quota di 530 metri arrivando fino ad oltre 700; in vigna carricante, catarratto, nerello mascalese e nerello cappuccio coltivate con il tradizionale metodo dell’alberello etneo e del cordone speronato. Una chicca la porzione di vigneto a piede franco, secolare, con varietà di uva considerate “reliquia” che meriterebbero un viaggio a sé.
L'Etna bianco superiore Lindo 2020 da uve carricante in purezza ha naso di melone bianco e idrocarburo. Una nota vulcanica che firma anche un sorso minerale, croccante, decisamente fine.
L'Etna Rosato ATA 2022 deriva da nerello mascalese in purezza, è delicato, dal naso di rosa al sorso piacevolmente fresco.
Il Nerello Mascalese Etna rosso “Clo” 2020 invece rappresenta l'altra coté di questo vitigno, con naso di frutta secca e sorso nervoso. Un vino che richiede più passaggi al pari del Terre Siciliane Nerello Mascalese Pinin rosso di Salice 2021, un vino che al naso lascia emergere accanto alla frutta i sentori vulcanici, minerali quasi sulfurei e in bocca è caldo, di buona acidità.
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POGGIO DI BORTOLONE di Chiaramonte Gulfi (Rg)

Possiamo dirlo senza indugi: questa è stata la vera rivelazione della degustazione grazie a una teoria di vini tutti convincenti.
Siamo di fronte a una realtà di spicco del panorama siciliano che è da tre secoli nell'ambito enologico (e si sente). La tenuta Poggio di Bortolone è stata acquisita dalla famiglia Cosenza alla fine del Settecento e da allora è sempre stata tramandata di padre in figlio e tuttora vede al timone la stessa famiglia (quasi un record). Poggio di Bortolone è stata sempre coltivata con viti, olivi e frumento così come testimoniano tuttora l’antico palmento ottocentesco con il suo monumentale torchio ligneo, il coevo oleificio, che ancora custodisce l’antica macina in pietra calcarea, e l’antico mulino ad acqua posto lungo il corso del torrente Para Para. I vigneti disegnano la tenuta estendendosi per 15 ettari, parte attorno al centro aziendale, parte lungo i dorsali meglio esposti, parte nei fondovalle sedimentari.
Partiamo dal rosato: il Sicilia Rosato “Rosachiara” 2022 ha colore tenue di cipria che quasi ritroviamo al naso, intrigante proprio per questa sua nota polverosa che si adatta ai piccoli frutti.
Il Terre Siciliane Petit Verdot “Petitverdò” 2022 si giostra bene tra note verdi e cioccolato e anche in bocca coglie il giusto equilibrio. Anche il Terre Siciliane “Addamanera”, frutto di un uvaggio syrah e cabernet sauvignon ha naso di ciliegia e cappero sotto sale, ha la sua cifra di lettura proprio in questa leggera sapidità che si ritrova anche in bocca a sostenere l'acidità viva. Il Vittoria Frappato rosso 2022 è invitante per definizione con quel naso che è un prato fiorito, avvolgente. In bocca è coerente, equilibrato e con sorso setoso. Un Top Hundred se non avesse rivali altrettanto meritevoli in casa: pensiamo al Sicilia rosso PIGI 2021 (uve syrah e cabernet sauvignon) con i suoi profumi di assenzio, rabarbaro e peperone con una leggera affumicatura che torna in bocca in un sorso che nuovamente si esprime soprattutto nell'equilibrio e, in particolare, nel Cerasuolo di Vittoria classico 2021 che esalta la liquirizia, ne fa la sua firma, dal colore al naso dove si accompagna a finissime note balsamiche. La ritroveremo anche in bocca in un sorso fine ed elegante che segna probabilmente il miglior assaggio della giornata. Interessante anche il Cerasuolo di Vittoria Classico Contessa Costanza 2021 che affianca alla liquirizia una leggera affumicatura in un sorso decisamente più speziato.
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LA FIUMA di Portiolo di San Benedetto Po (Mn)

La Fiuma, Spirito di Lambrusco, è il sogno realizzato dell'enologo Fabio Zappellini originario proprio di San Benedetto Po e che qui ha deciso di tornare puntando sul suo vino simbolo. Nel 2017 Fabio ha creato un vigneto policlonale con alcune barbatelle di Grappello Ruberti. Nel 2019 ha raccolto i primi grappoli iniziando una produzione che tuttora si basa pressoché in modo esclusivo su questo vitigno. Il Metodo Classico Extra Brut 2020 ha colore rubino impenetrabile, naso fruttato ma non perfettamente franco, in bocca l'acidità vira in un finale amaricante. Si sale con il Lambrusco Mantovano La Fiuma 2022, quello della tradizione che sulle rive del grande fiume (Il Po in dialetto è proprio la fiuma) si accompagna a generosi piatti di carne di maiale. Naso molto tipico di rosa e mela rossa matura che ritorna anche al sorso. In bocca è pieno con un finale secco tipico dei Lambrusco di quest’area. Infine, nota di merito anche per il Lambrusco Mantovano “Teieto” 2022 che ha naso più terragno con sentori di foglia di tabacco. In bocca è esplosivo, aromatico, con finale secco.
Molto bravo!!! È una promessa!
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SALVADORA di Poviglio (Reggio Emilia)

Un'azienda arrivata alla terza generazione che ha deciso di ripartire dal vino che è storia, cuore, passione: il Lambrusco nelle sue diverse varietà. Il Lambrusco dell’Emilia Rosé Ancestrale deriva da uve 100% maestri. Ha colore rosso ciliegia velato, al naso c’è la buccia di mela rossa con note terragne. Speziato, in bocca spicca l'acidità molto ampia. Ci piace di più il Lambrusco dell’Emilia Rosato (varietà marani e malbo gentile), dal bel colore rubino trasparente, al naso è un canestro di frutta fresca con ciliegia e mela. Molto buono all'assaggio: equilibrato fresco, croccante. Il Lambrusco dell'Emilia Rosso è decisamente tipico. Da uve 85% maestri e 15% ancellotta, ha colore rubino pieno, al naso le note di frutta fresca anticipano una certa eleganza. In bocca è fragrante, pieno, con una sua nota tannica e ammandorlata.
Chiudiamo con l'interessante Lambrusco dell'Emilia Rosso Ancestrale 2022, stesso uvaggio del precedente, ha colore rubino pieno, denso, e perlage molto ricco. Al naso si percepiscono carrube, cuoio e note già terziarie. In bocca è pieno con finale amaricante.
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Tra gli altri assaggi vogliamo segnalare anche tre etichette che ci hanno colpito. Di Spadafora 1915, cantina di Donnici (Cs) il Terre di Cosenza Magliocco 2019 “1915 Annodomini”, un vino potente, sontuoso, con naso di carrube, cuoio e senape che si ritrovano trascinati anche in bocca da un'acidità ben equilibrata. Al sorso però colpisce per l'equilibrio: è tannico, caldo, ma ravvivato da note quasi piccanti.
spadafora.jpgQuindi il Toscana rosso Saffredi 2020 un Supertuscan (anzi "Supermaremmans") firmato da Fattoria Le Pupille di Grosseto. un vino che, lo anticipiamo, non può non piacere, fin dal bel colore rubino impenetrabile, profondo. Il naso ha profumi di mirtilli e arancia amara ammantati da una nota potremmo definire burrosa a cui è impossibile dire di no. In bocca l'equilibrio regna sovrano, il tannino c'è, perfettamente levigato accompagnato dalla giusta acidità. Vino alla Cristiano Ronaldo, tanto per intenderci.
pupille.jpgInfine l’azienda Cupertinum di Copertino (Le) che propone un inaspettato Salento Passito Glykos Vendemmia 2019 che spicca per la suadenza del fico e della marmellata di mora che sembra quasi lasciarsi masticare in bocca.
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