La cucina della tradizione fatta come si deve e che griglia!
Gibigiana o gibigianna, ovvero il “lampo di luce riflessa su una superficie da uno specchio, dall’acqua”. O in senso scherzoso “donna che sfoggia un’eleganza vistosa”. L’origine, dialettale, è lombarda, ed ha citazioni celebri, come quella del poeta milanese Carlo Porta (1776-1821): «E per fà adoss ai picch la gibigianna / con quell topazz in did largh ona spanna» (E per fare addosso ai gonzi la gibigianna con quel topazio al dito, largo una spanna). E addirittura del sommo Alessandro Manzoni, che tra le sue Poesie giovanili, ne vanta una intitolata Gibigiana, appunto. «Del sole il puro raggio/ rotto dall’onda impura/ sulle vetuste mura/ gibigianando va».
Non sappiamo a quale dei diversi significati si riferisca l’insegna. Scegliamo il primo, visto che qui alla Gibigiana (via Roma 19 – tel. 0332995085) a Rancio Valcuvia una “luce” illuminerà la vostra sosta, il fuoco della grande griglia che scalda la bella sala principale. Mezzo secolo di storia per questo bel locale, che raggiungerete lasciandovi alle spalle laghi e boschi. Superato il grazioso angolo che omaggia la Santa Vergine Maria, l’Italia con il tricolore e gli alpini con il loro cappello, subito sulla sinistra il locale.
All’interno luci basse e tavoli ben distanziati. Del buon spessore della cantina avrete anticipazione dalle bottiglie in esposizione. La cucina? A guidare lo staff che opera ai fornelli Fabio Croci, chef patron, che ha ereditato passione, mestiere e responsabilità da papà Romeo, una vita qui e oggi “nonno” felice che si occupa dei nipoti e che segue con soddisfazione il lavoro del figlio.
Per voi, salumi e gnocco fritto o trevisana alla griglia con tomino fuso. Poi di primo, molto buoni gli gnocchi di patate fatti in casa con sugo al formaggio o pappardelle alla lepre. Di secondo, lo abbiamo anticipato, la griglia potrà regalarvi il gusto di fiorentina, costata o tagliata, altrimenti polenta, con brasato o cervo. Crema catalana o strudel con il gelato il dolce finale.
