Tra piacevoli scoperte, ancora sconosciute al Golosario, e felici conferme
Anche quest’anno Grandi Langhe si è svolta nelle accoglienti OGR (Officine Grandi Riparazioni riqualificate a location per eventi). E se all’edizione dello scorso anno avevo dedicato solo una giornata, quest’anno è stato doveroso starci due giorni, ben conscio che di oltre 300 cantine avrei potuto, al massimo, assaggiare i vini di 50 (sì, ma quanti vini per ogni cantina? E molto spesso Barolo o Barbaresco...).
Ora, come ogni anno ho seguito il criterio di andare a scoprire le novità, ossia le cantine ancora sconosciute al Golosario oppure alcune che da tempo non abbiamo più preso in considerazione. In ogni caso c’è ancora un lungo periodo davanti a noi, prima di arrivare alla definizione dei 100 migliori vini d’Italia, per cui non mancheranno visite in cantina, assaggi in ufficio e altre occasioni di cogliere il vino sul mercato.
Il primo assaggio è stata per noi una felice conferma, la CANTINA BROCCARDO con il Barolo san Giovanni 2020 cru comune di Monforte. Un vino di colore trasparente e brillante di bella consistenza; al naso mostra una viola espressa e un poco speziata, balsamica, floreale come fosse sambuco. In bocca è fresco, setoso, tannico, pieno. E subito si è meritato il massimo dei miei voti *****
Della cantina BRICCO CARLINA di Grinzane Cavour mi ha colpito il Langhe Nebbiolo 2023, rara avis, fra i vini presenti. Aveva note intense e un naso ghiotto, fruttato; in bocca rotondo e tannico. Il Barolo classico 2020 di Vigne di Grinzane era fine, terroso, minerale. Poi il gioco tra freschezza e tannicità per un vino che è ancora in divenire. Ma si farà.
Qui ho incontrato i giovani Camilla e Francesco Scavino, che hanno mostrato di avere le idee ben chiare. Di un gradino superiore mi è sembrato il loro Barolo “Raviole” 2020 caratterizzato da una bella finezza dove la speziatura si sente meglio. In bocca è pregnante e fresco. Tuttavia il Barolo 2020 che mi è piaciuto di più è stato quello del Comune di Grinzane Cavour. Più balsamico, molto profondo, speziato, croccante e aggressivo il giusto.
Un Barolo che certamente è sulla buona strada.
Dopodiché la curiosità era tanta che ho voluto assaggiare il Vino Bianco “La Riserva del Fondatore” che è una favorita macerata. Un vino vero, contadino, minerale, un po’ fumè, che finisce secco. Un’interpretazione che non mi aspettavo da questo vitigno e che mi ha favorevolmente colpito. Bravi!
La cantina BRICCO ROSSO di Farigliano aveva una novità e mi ha pregato di assaggiare: il Langhe Pinot Nero “Maravija” 2022. Che dire? Una sorpresa, sapendo quanto io sia difficile nei miei gusti con questo vitigno. Eppure qui il naso ha le iconiche note di pepe e grafite e si dispiega già molto pieno nel suo naso fruttato; in bocca ne apprezzi il corpo, la tannicità ancora viva in un sorso dove vince la freschezza. Ha sfiorato l’eccellenza e su questa ci sarà da meditare.
La Cascina GOREGN di Castagnito ci mancava e per me è stata una novità. A cominciare dal Roero Arneis San Quirico 2022, di cui avvince l’olfatto con una nota di mela intensa. Ma ti colpisce il bel corpo filigranoso, il nerbo che sostiene il sorso secco e piacevole. Tuttavia non avrei mai pensato di dare la preferenza, fra i migliori vini assaggiati (parlo dei Bianchi) al loro Arneis affinato in legno, dove i profumi sono più soavi, ma decisamente con un frutto più intenso. È un Arneis più complesso, fragrante sapido. Un Arneis vero! Niccolò e Alessandro fanno anche una eccezionale Barbera di Castellinaldo “A Luigi” 2021 che mi ha commosso per la coerenza con questo vino prodotto in questo paese dove sta nascendo un’Associazione di produttori. È una Barbera dalle note balsamiche, incisivo nel suo frutto che ha dentro il sangue della terra e riesce a terminare con una setosità tannica. E se il Nebbiolo d’Alba 2020 mi aveva colpito per la finezza, ecco che sul Roero 2020 è calato il massimo dei voti. Ha un colore rubino molto trasparente e dalle spezie cogli il frutto e la viola elegante. Ampio è il suo corpo, i tannini sono già in via di levigazione. Grande rosso! *****
Stessa piacevole sensazione me l’ha data CASCINA LANZAROTTI di Monteu Roero con il suo Roero “Bin Fait” 2020 che ha cenni di mineralità speziata. Molto buono, tannico, fine, anche se il Roero riserva Sru Carlinot 2019, trasparente, con note ematiche e fruttate era grandissimo; in bocca graffiante, pieno, tannico da trasportarne la finezza con un finale aromatico. Ha meritato i *****; non ancora il 2020, che ha note di talco e ancora un’acidità spiccata. Ma si farà. E’ solo da riassaggiare fra almeno 6 mesi. Grande cantina!
Di tutt’altra zona è invece ALDO CLERICO con il suo Dogliani 2022, che gioca su un’eleganza tra frutto e tannini, due elementi caratteristici che fanno grande questo vino. Ma a me è piaciuto anche il Langhe Nebbiolo 2021. Balsamico, fresco di viola, con note di incenso e un ché di verde. In bocca è gradevole il suo equilibrio. Il Barolo 2019 è blend di Monforte, tannico e pregnante che sorprende, anche se la finezza la conquista il Barolo di Serralunga 2019 e quindi il Barolo Ginestra 2019, già pronto nella sua espressione balsamica. E qui, mi sono fermato un attimo a pensare quanto l’annata 2019 nel Barolo sia sempre più convincente. Ottima questa cantina, da conoscere!
Dell’azienda CORNAREA di Canale ho apprezzato l’ Arneis 2023 che aveva note di pera e un bel corpo filigranoso. Ma quel 2018 “Enritard” era un effluvio di frutta esotica, balsamico, con un naso che sembrava dolce. Un Arneis che si mangia: pieno, tannico, croccante. Chapeau! Il Roero 2020 ha una gran bella frutta, con un naso particolare; in bocca mostra le spalle larghe dove vince la freschezza coi suoi tannini soffici. Chiude sapido. Di questa cantina c’è anche una versione passita di Arneis, che conservo nella mia cantina avendo sfidato i 20 anni. Gradissima realtà.
Da COZZO MARIO un doveroso assaggio di Dogliani 2019 “Pregliasco” che nasce a piede franco. Pur essendo un 2019 sembra ancora giovane, a cominciare dalla franchezza olfattiva. Ha una grandissima concentrazione di colore e profumo di frutta matura. Minerale, si è meritato il massimo dei miei voti.
Un discorso a sé merita poi questa cantina di Canale, DESTEFANIS FEDERICO, che mi ha subito conquistato con l’Arneis Libero 2022 frutto di un affinamento in botti di acacia e anfora. Un vino che definirei incisivo, autentico, speziato e poi in bocca rotondo. Ho assaggiato anche il Langhe Arneis 2023 Radius che è fruttato e filigranoso mentre il Langhe Vitaes (arneis e sauvignon) è piacevolmente ruffiano. Ma piace, appunto. Sorpresa, infine per la Barbera d’Alba 2022 affinata in botte grande, generosa, fruttata, matura grazie alle sue uve da vigne di 60 anni. Senti i frutti di bosco e una sfacciata espressività della Barbera. Nel Langhe Nebbiolo 2022, senti la grafite al naso e piccoli frutti.; in bocca il tannino è vibrante. Mi piace un sacco, come se ci fosse la verità del vino. Bravo questo produttore, di cui sentirete parlare. Anche il suo Roero Nevis 2019 ha quella franchezza fruttata e una parte minerale avvincente.