La nuova veste di uno spumante che ha scritto la storia del vino
Nel 2018 si festeggeranno i 100 anni dalla nascita del senatore monferrino Paolo Desana, il propugnatore della legge sulla Doc, mentre proprio nell'anno appena trascorso molti tra i più importanti vini italiani hanno festeggiato il mezzo secolo di Doc (o Docg). L'Asti fa parte di questi ultimi, ma la sua storia, per taluni versi, ha un'unicità che pochi spumanti al mondo possono vantare. La parte più importante della storia dell'Asti è (relativamente) moderna. Il vitigno di partenza è il Moscato bianco, uno dei più antichi del Mediterraneo (non è infatti un caso che testimonianze del suo utilizzo si trovino radicate in zone molto lontane, come il Piemonte e Siracusa). Certo è che in Piemonte il moscato è coltivato già nel Medioevo, quando il suo nome viene a coincidere con profumato, ad indicare un parallelo (e forse un utilizzo) anche nell'industria dei profumi.
Nel Settecento il Piemonte è già indicato come uno dei maggiori produttori mondiali di uve moscato. Un secolo dopo - siamo a metà Ottocento - la storia del Moscato incontra quella della spumantizzazione. A Canelli Carlo Gancia importa il metodo di produzione degli champagne francesi e a metà secolo fonda la sua azienda dove il moscato viene rifermentato in bottiglia. Una scommessa ardua, vista la pressione altissima a cui sono sottoposti vetri tarati su altri vini. Sono i tempi pionieristici degli spumanti a base moscato, quando fare il cantiniere è ancora un mestiere pericoloso. Carlo Gancia però è un'innovatore pronto a fare la storia, grazie a un metodo produttivo che permetteva di bloccare la fermentazione incontrollata per ottenere uno spumante con un moderato residuo zuccherino. A fine Ottocento ad Asti c'è un altro innovatore pronto a incidere nelle vicende mondiali del vino: il professore Federico Martinotti. Sua l'idea di fare la seconda fermentazione in un grande recipiente di ferro smaltato: l'autoclave. Il metodo Martinotti - Charmat aprirà una rivoluzione produttiva senza precedenti: in pochi anni l'Asti spumante (e insieme a lui gli altri spumanti prodotti con questo metodo) conquistano il mondo.
Canelli, Strevi, Santo Stefano Belbo ospitano case spumantiere che diventano nomi conosciuti a livello internazionale. Oggi il Moscato in Piemonte ha due grandi nomi: Asti, lo spumante da uve moscato, e il Moscato d'Asti, il vino dolce della tradizione a tappo raso lievemente frizzante (che non subendo la presa di spuma, non è considerato uno spumante). C'è una terza strada del moscato, ottenuto da uve con appassimento, che trova nello Strevi e nel Loazzolo le sue massime espressioni. Ultimo nato - ed è la novità con cui Asti, sede del consorzio, ha festeggiato in piazza l'arrivo del nuovo anno - l'Asti secco: si tratta in questo caso di uno spumante metodo charmat, con un basso residuo zuccherino (dry) ma con la piacevolezza dello spettro aromatico del moscato. E' l'Asti pronto ad aprire un nuovo capitolo nella storia di un vino che ha fatto la storia.