Nel cuore dell'Umbria, nella Tenuta Lunelli di Castelbuono, per un'importante e rara verticale di Montefalco Sagrantino

Usando l’espressione greca kalós kaì agathós, ovvero il legame del bello e del buono, Alessandro Lunelli e l’enologo Luca D’Attoma ci hanno condotto dalla Fondazione Pomodoro di Milano fino al cuore dell’Umbria nella Tenuta Lunelli di Castelbuono, attraverso una importante e rara verticale di Montefalco Sagrantino che ne ha ripercorso gli oltre vent’anni di storia tramite 4 annate di 3 vini diversi: Lampante 2013 e 2018, Carapace 2004, 2013, 2016 e 2018 per chiudere infine con il Carapace Lunga Attesa 2016.
titolare-bottiglie.jpgLa verticale ha dimostrato l’esperienza multigenerazionale della famiglia Lunelli e la sua profonda conoscenza del vitigno, che viene sapientemente addomesticato e ammorbidito in una vinificazione che porta nel calice la giusta morbidezza, eleganza e bevibilità senza perdere la tipicità delle sue origini: perché il vino, come diceva Mario Soldati, dev’essere “poesia del territorio”.
bicchieri.jpgEd è proprio il territorio umbro che si beve a ogni assaggio, con una naturale evoluzione che permette di gustarlo subito (sorprendenti le annate 2016 e 2018 che risultano eleganti e morbide pur nella loro struttura e tannicità) oppure dopo decenni, godendo anno per anno le peculiarità del suo sviluppo sapiente ed equilibrato.
degustazione.jpgÈ proprio questo concetto di attesa, di longevità, di tempo che passa, che sta alla base del progetto della famiglia Lunelli per la Tenuta Castelbuono: 30 ettari vitati nei comuni di Bevagna e Montefalco acquisiti nel 2001, integrando nuovi impianti e valorizzando quelli esistenti tramite un articolato progetto di selezione dei cloni (il tutto convertito poi al biologico nel 2014). Così come il Sagrantino è un vino unico nel panorama internazionale per potenza e longevità, anche la nuova cantina è un’opera unica che rappresenta queste peculiarità sfidando i confini tra scultura e architettura. Realizzata dal Maestro Arnaldo Pomodoro, uno dei maggiori artisti contemporanei, in virtù di una solida e vecchia amicizia con la famiglia Lunelli, il “Carapace” – come Pomodoro ha voluto chiamare la cantina – è la prima scultura al mondo nella quale si vive e si lavora, unendo arte e natura, scultura e vino, uomo e tempo.
ingresso.jpgIspirato dalle forme morbide delle colline umbre, il M. Pomodoro ha immaginato un guscio di tartaruga (carapace, appunto), animale di buon auspicio ma anche rappresentante simbolico di longevità e attesa. Nel 2012, dopo 6 anni di lavori con l’ausilio professionale dell’architetto Giorgio Pedrotti, è dunque sorta una grande cupola ricoperta di rame splendente, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra, con la precisa intenzione che il suo aspetto mutasse successivamente, tramite ossidazione naturale in funzione delle intemperie e dei fattori climatici, a rappresentazione concreta dello scorrere del tempo e dell’interazione fra le opere dell’uomo e quelle della natura, fra terra e cielo. La barricaia stessa, cuore pulsante della Tenuta, è stata disegnata creando una spirale che sale verso la cupola e che il Maestro Pomodoro ha chiamato Ziggurat (come uno dei vini della tenuta) in onore dei templi Sumeri e Assiro-babilonesi che ambivano a elevare l’uomo al cielo.
bicchiere.jpgQuesto, rimando costante agli elementi in interazione reciproca, racconta anche dell’impegno della famiglia Lunelli nella Tenuta, certificata “Biodiversity Friend” nel 2017, nel preservare e valorizzare l’ecosistema del vigneto aumentandone i parametri di biodiversità quali la quantità di insetti, l’utilizzo delle acque, la cernita dei muschi boschivi sulle piante, l’utilizzo di arnie di api e la relativa presenza di fiori all’interno dei vigneti. Maggiore biodiversità significa più equilibrio nel vigneto, e dunque un ecosistema che sta bene nel suo piccolo e che può offrire prodotti armonici e destinati a durare nel tempo, in accordo con le leggi della natura e con la sapiente opera dell’uomo.

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