Alcune riflessioni sul cibo sollecitate dalla lettura del libro "In Difesa del Cibo" di Michael Pollan

Nel 2008, negli Stati Uniti esce il libro In Defense of Food. An Eater’s Manifesto, In Difesa del Cibo di Michael Pollan e pubblicato in Italia nel 2009 dall’Adelphi Edizioni. Scrittore, docente di giornalismo all’Università di Berkeley e collaboratore del New York Magazine, Pollan propone un vero e proprio manifesto contro l’alimentazione occidentale e in difesa di quello che definisce cibo vero.

Oggi si parla tanto e spesso troppo facilmente di cibo, in molti si ritengono esperti del mondo gastronomico, si definiscono chef senza avere alcun bagaglio conoscitivo e altri ancora inquinano la nostra società attraverso la diffusione di informazioni “veloci” non sempre attendibili. Vi è spesso (purtroppo) un abuso dell’utilizzo di termini come gastronomia, biodiversità, bio-, sostenibilità, food waste per attirare l’attenzione e rientrare in un certo senso nelle tendenze odierne.
Per non parlare dell’invasione gastronomica televisiva, un dilagare di ricette impressionante con i numerosissimi programmi di cucina e ospitalità sempre più frequenti che influenzano gli spettatori trasmettendo loro una visione e una percezione superficiale del cibo e di tutto ciò che lo riguarda.
Molto spesso, trattiamo il cibo puramente come merce, diamo per scontato la sicurezza della sua disponibilità e rincorriamo la sua qualità senza conoscerne davvero il significato. Siamo protagonisti di una iperproduzione smoderata e una omologazione-mercificazione che ha favorito la perdita dello stretto rapporto con il cibo, della sua sacralità, della sensibilità alimentare e in generale una perdita della morigeratezza del gusto. Non sappiamo più scegliere e soprattutto riconoscere cosa è buono/giusto comprare e mangiare.
orto di casa.jpgMa cos’è il cibo?
Il cibo è vita, un bisogno primario di cui non possiamo fare a meno, l’elemento quotidiano che scandisce le giornate, nutrimento essenziale per l’organismo/materiale di costruzione del nostro stomaco, l’insieme dei macro e micronutrienti, un linguaggio prezioso, forte marcatore identitario, convivialità, relazione, un ecosistema che unisce produzione, elaborazione e consumo, cultura, espressione personale, piacere gustativo e multiforme, ricordo, memoria, passione, esperienza estetica.
È un dono della natura e della vita; dietro ogni vegetale ad esempio vi è (anche se non sempre) il rispetto del ciclo naturale di crescita, le sfide climatiche, la dedizione, la cura e il sacrificio dei contadini-lavoratori, la soddisfazione della preziosità della terra, la delicatezza nell’atto della raccolta come d’altronde tutto il lavoro della catena di produzione, trasformazione e distribuzione che porta ad un prodotto confezionato.
contadini nel campo.jpgSi ha sempre più bisogno di un grande impegno collettivo nel prediligere, promuovere e difendere un cibo sostenibile; prodotti nutrienti economicamente accessibili a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare, un cibo buono piacevole dal punto di vista gustativo ma soprattutto pulito, quindi rispettoso della Terra e di tutto quello che ci circonda, la cui produzione non genera inquinamento e giusto in quanto socialmente equo e partecipe di un progetto di ridistribuzione della ricchezza e gratificazione del lavoratore.

Occorre necessariamente ridare al cibo il suo giusto valore, difendere la sua centralità, riscoprire la bontà della semplicità e della genuinità, apprezzare e riapprezzare le tradizioni culinarie autentiche senza snaturarle, pensare al cibo come un processo, una relazione e non come un oggetto, conoscere tutto ciò che si cela dietro la produzione di un prodotto, diminuire le mode alimentari, essere grati quotidianamente del cibo che si ha sulla propria tavola, manifestare il rispetto per la Terra e cambiare il nostro rapporto con essa in quanto le risorse non sono infinite.
terra.jpgPer Pollan si tratta di restituire al cibo il suo contesto appropriato per adottare scelte alimentari migliori per il pianeta e la nostra salute e ritrovare il piacere di mangiare difendendo il cibo e la cultura del mangiare. Egli è uno dei protagonisti più ascoltati nel dibattito globale sull’alimentazione; si preoccupa delle odierne abitudini alimentari, dell’agribusiness, dell’ortoressia. Nella sua guida/manifesto del mangiare bene ci invita a mangiare cibo vero con moderazione. Con questo termine l’Autore fa riferimento a un cibo autentico, naturale, commestibile, tradizionale, fresco e non trasformato né confezionato, buono veramente per la nostra salute, soprattutto i vegetali e le verdure a foglia, un cibo cresciuto in un modo sano su un terreno sano, prodotto con cura e preparato con amore.
foglie verdi.jpgA questo proposito, la nostra società deve essere indirizzata inevitabilmente verso un lento atto del mangiare, un mangiare consapevole che consente una piena conoscenza del lungo cammino di un cibo, dal terreno alla tavola. L’impegno verso questa concezione è e deve essere comune, l’arte di fare buon cibo riguarda tutti noi perché la gastronomia è la conoscenza ragionata di tutto ciò che riguarda e implica l’uomo e la primarietà del nutrimento.

P.s. di Paolo Massobrio Con questo articolo Serena Cappola, neo laureata in Scienze gastronomiche a Pollenzo, inizia la sua collaborazione, con un affondo sulla verità del cibo che rappresenta, grazie alla lettura di Pollan, un doppio manifesto: per chi consuma, ma anche per chi cucina. Grazie!

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