Indaco e Scipio sono i vini della Tenuta Sette Cieli
Dalla Lombardia alla Toscana: quella della famiglia Ratti, imprenditori tessili su "quel ramo del lago di Como", è una storia analoga ai molti che si sono lasciati ammaliare dal fascino di Bolgheri, lembo di Toscana con vista sul mare, divenuto terroir vinicolo tra i più importanti d'Italia (e dunque, del mondo).
Nel 1995 Erika Ratti arriva a Bolgheri, soprattutto per dare spazio alla sua passione per i cavalli. I primi quattro ettari di vigneto vengono piantati nel 2001, ai quali se ne aggiungono altri tre nel 2002; poi ancora tre nel 2016; infine cinque, a Bolgheri, nell’agosto del 2018.
Oggi la proprietà si estende su oltre 120 ettari, di cui 15 vitati, situati fra Monteverdi Marittimo (10 ettari a 400 metri sul mare) e Castagneto Carducci (5 ettari a 70 metri d'altitudine). L'esordio sul mercato per Tenuta Sette Cieli è avvenuto con l'annata 2015.
Tenuta Sette Cieli - I vignetiLa svolta nel mondo del vino passa dal figlio Ambrogio Cremona Ratti: con lui l'azienda prende slancio, anche grazie all'arrivo di Elena Pozzolini, giovane enologa formatasi tra California, Australia e Argentina, già indicata da Wine Enthusiast e Forbes come astro nascente degli enologi italiani.
Le varietà bordolesi - con l'eccezione di un ettaro di sangiovese - rappresentano il cuore della produzione. La varietà principale è il cabernet sauvignon, seguita da cabernet franc e merlot. I vigneti sono coltivati in regime biologico, e per la fermentazione vengono usati lieviti indigeni, selezionati con il supporto dell'Università di Pisa. Ogni varietà e ogni singola parcella vengono vinificate separatamente.
Elena Pozzolini e Ambrogio Cremona Ratti
Nel corso del tempo la produzione è cresciuta fino a raggiungere le attuali 90 mila bottiglie all’anno. Quattro i vini prodotti: Indaco da uve malbec, cabernet sauvignon e merlot; Scipio (100% cabernet franc); Noi 4 da cabernet sauvignon, merlot, petit verdot e cabernet franc e Yantra (cabernet sauvignon e merlot).
I vini assaggiati: Indaco e Scipio, annata 2016
“La cifra stilistica dei nostri vini è la loro spiccata acidità. Per questo usciamo più tardi, perché in gioventù risultano troppo ostici” raccontano Ambrogio ed Elena. “Nello specifico, i vini 2016 sono frutto di un'annata regolare, quasi da manuale, simile alla 2013 anche se caratterizzata da un'estate un po' più calda”.
Indaco è un uvaggio in percentuali uguali di malbech, cabernet sauvignon e merlot, che vive un affinamento separato per ciascuna varietà in barrique per 18 mesi, seguito da quasi due anni di riposo in bottiglia. Il nome nasce dal suo colore, ma soprattutto dalle sfumature che il cielo sopra Bolgheri prende all'ora del tramonto, quando il sole si spegne nel mare. Il naso è incantevole, di mirtilli e pepe, un che di incenso e qualche sbuffo vegetale. L'insieme si conferma anche all'assaggio, rotondo sul frutto, dai tannini vispi ma non inopportuni, sorretto da un'acidità vivace. Davvero piacevole. 25.000 le bottiglie prodotte, in enoteca al prezzo di circa 40 euro.
“Questo vino nasce perché ci siamo resi conto che il cabernet da solo era in grado di esprimere un grande vino”. Ambrogio Cremona Ratti ed Elena Pozzolini lo annunciano così, Scipio. 100% cabernet franc, affina per 22 mesi in barriques e poi in bottiglia per altri 2 anni. Il risultato è un naso di frutta scura (more, ciliegie), piacevolmente balsamico, ricco di speziature. All'assaggio, il sorso è pieno, dinamico, innervato da una sapidità quasi marina e una bella acidità (comunque più posato dell'indaco). 9.000 le bottiglie prodotte, in enoteca al prezzo di circa 60 euro.
In sostanza, sono due vini davvero apprezzabili nell'insieme: la potenza bolgherese incontra un'anima quasi mediterranea, arricchita da un'acidità che imprime personalità.