Da Cantina 837, la sfida di far crescere un territorio da scoprire, con vini identitari e di classe
Tre amici, ovvero Roberto Baldovin, Claudio Coradazzi e Andrea Marcato. L’orgoglio condiviso delle radici (in Carnia). La voglia di scrivere una pagina nuova della storia della loro terra, le Dolomiti friulane orientali, con un progetto visionario.
È iniziata così l’avventura del “Borgo biologico”. Dal sogno di questi veri “angeli matti” (così Gino Veronelli definiva le persone ispirate da quella sana “follia” di misurarsi con l’impossibile), di scrivere il futuro del loro territorio caratterizzato da vette, pascoli e boschi secolari, investendo su accoglienza e agricoltura. Ora i primi passi di questo programma (che mira a creare un’area di decine di ettari dove collocare le aziende) sono già stati fatti. Alcune famiglie sono già tornate in zona, facendo rivivere malghe abbandonate da decenni. Nuove strutture dove accogliere gli ospiti sono state costruite. Importanti lavori (come la ciclabile che dovrebbe salire lungo la Val Tagliamento e collegare la ciclovia Alpe Adria a Cortina dove si terranno i giochi olimpici invernali nel 2026) sono avviati.
Ideatori, ma anche tra i primi a essersi messi in gioco, in questa impresa di grande respiro, come dicevamo sopra, proprio Roberto Baldovin, Claudio Coradazzi e Andrea Marcato. Perché sebbene il primo sia vignaiolo di razza, e da tempo conduca una cantina che porta il suo cognome.
Tuttavia, insieme hanno voluto condividere un’altra avventura nel mondo del vino. È nata così Cantina 837, una sfida dove la sostenibilità non è parola vuota, ma si declina in scelte che vanno dalla vigna alla bottiglia. A partire dall’avere investito sui vitigni Piwi, che, resistenti alle malattie, consentono loro di coltivare l’uva senza utilizzo di pesticidi. Si tratta di viticoltura eroica, visto che i vigneti si trovano a 1.000 metri s.l.m. Vero tris d’assi i vini prodotti.
Poi Vicus, che è bianco fermo da uve solaris in purezza, e che stupisce per la pulizia dei suoi profumi di fiori d’acacia e le sue note balsamiche, e il suo sorso dalla spiccata vena salina che ne fa compagno ideale di pesce e carni bianche.
E quel Mezàn, da uve solaris (50%) e sauvignon kretos (50%) che è stato il nostro coup de coeur. Fine al naso con i suoi profumi di mela, miele, agrume. In bocca ha suggestiva complessità, che ne fa un bianco con struttura da rosso.
Per la Carnia è futuro radioso!