Intervista a Paola Festini Capello ed Edoardo Lattuada, la coppia che ha immaginato e creato il mitico Chalet Fogajard a Madonna di Campiglio.

1.Lo Chalet nasce nel 2010, quando avete coraggiosamente demolito la vecchia baita che possedevate su questo terreno ed avete ricostruito - totalmente in bioedilizia - lo Chalet Fogajard: come è nata l’idea?
Purtroppo non si trattava di una vecchia baita, ma di una di quelle costruzioni senza senso che, negli anni ’60, hanno deturpato l’Italia e soprattutto questa valle, grazie a geometri ed amministrazioni compiacenti. La Provincia Autonoma di Trento ci chiedeva di ristrutturare l’immobile per integrarlo nel paesaggio ma il Comune non ce lo permetteva… Dopo anni di tira e molla, trovandoci in una “Zona Agricola di Pregio”, l’abbiamo vinta noi e ne è nato un piccolo gioiello!

2.Che cosa si intende con “bioedilizia”, e per quale ragione avete deciso di applicarne i princìpi nella realizzazione del Vostro Chalet?
“Bioedilizia”, purtroppo, per molti è una moda, un cavallo di battaglia per speculare sull’ignoranza e sulla non conoscenza di altri. Per noi invece è un modo di vivere, da sempre. Io ho iniziato ad interessarmi di ecologia all’età di dieci anni, ricordo che il disastro di Seveso mi aveva lasciata attonita… Da quel giorno non ho più smesso di documentarmi, leggendo testi su testi e partecipando a molti convegni. Continuando su questa strada i nostri “bimbi” (di 17, 15 e 12 anni) sono nati tutti in casa, non sono stati vaccinati e non sanno cosa siano gli antibiotici… è inutile fare la più bella e sana costruzione in bio-edilizia se poi ci si avvelena con ciò che si assume. Un altro tasto dolente da noi è la presenza del wifi: sai quanti alberghi e strutture si fregiano di titoli quali “bio Hotel”, “Eco-Friendy” e simili, e poi sono intasati da linee wifi altamente nocive? Sai che dopo anni di studi nelle zone più attente alle varie forme di inquinamento, si sta cominciando a togliere dalle scuole tutti i dispositivi wifi? Noi ci abbiamo rinunciato, totalmente. Certo, perdiamo un target di possibili ospiti, gli ammalati di tecnologia, ma sinceramente non è la tipologia di ospite che cerchiamo.

3.Il bello di vivere bene: lo Chalet offre la possibilità di soggiornare, mangiare e bere nel più totale rispetto della natura, delle sue leggi e dei prodotti che offre, secondo il principio della stagionalità. Gli alimenti che servite provengono quasi tutti dalle vostre personali risorse, dal vostro orto, dal vostro terreno, ed è appassionante quando il signor Edoardo, con orgoglio, racconta personalmente i piatti eccezionali che ogni giorno saranno serviti ai clienti. Da dove nasce la vostra filosofia di “sostenibilità”?
Ci riagganciamo al discorso precedente, la nostra filosofia infatti nasce dall’idea che questa terra ci offra la possibilità di vivere bene se si sa che cosa mettere nel piatto e quando metterlo. Sinceramente mi viene da ridere quando sento di certi pluri-rinomati ristoranti “bio” che servono foie gras (hanno mai visto come si produce?) o carne che viene dall’altra parte del mondo (quanta Co2 hanno prodotto per farla arrivare fino al loro ristorante “Bio”?). Noi tentiamo di utilizzare il più possibile prodotti a km 0, logicamente non è sempre possibile un controllo completo: sicuramente per il caffè e le arance il Trentino non offre molto!

4.Ciò che colpisce, quando si scopre lo Chalet, è il contrasto tra la notorietà, le luci e la bellezza elegante di Madonna di Campiglio, celebre località turistica del Trentino, ed il vostro angolo di paradiso, nascosto tra i boschi ai piedi delle Dolomiti di Brenta, un luogo che non può essere raggiunto da chi non lo stia già cercando... Quando avete intrapreso questa avventura, immaginavate che sareste riusciti a creare un “giardino segreto”, un angolo magico, in una località nota come Madonna di Campiglio?
Quest’avventura è nata espressamente per contrapporci allo scintillìo effimero di una località tanto blasonata, famosa ed allo stesso tempo lontana dalla montagna “vera”, per come la intendiamo noi. Infatti, ci siamo sempre contrapposti ad iniziative che con il rispetto della montagna non hanno nulla a che fare (come ad esempio Wroom, l’appuntamento di Formula 1 che ogni gennaio invadeva Madonna di Campiglio). Una battaglia che speriamo prima o poi di vincere, anche con l’aiuto di altre persone ed associazioni, è quella contro i Quad e le motoslitte che stanno rendendo queste zone montane un circo del ridicolo e dello spreco. È vero, chi viene da noi è perché ci sta cercando, non ci arriva per caso: non ci sono cartelli lungo la strada.. Arrivi allo chalet e lo stupore ti coglie!

5.Infinite sono le curiosità che si potrebbe raccontare dello Chalet Fogajard: in particolare, colpisce quando raccontate di allevare accanto allo Chalet alcune capre del Cashmere, ricavandone prodotti per la cura della bellezza della persona, eco sostenibili e del tutto naturali, ma anche splendide stoffe… questa idea da dove nasce?
L’idea di allevare capre del Cashmere nasce dalla considerazione che di questa razza non si uccidono i capretti. Anche i maschi, infatti, sono instancabili produttori della tanto pregiata fibra cashmere, dalla quale ricaviamo splendidi prodotti tessili di vero cashmere sostenibile. Così, anche i cosmetici che realizziamo con il loro latte sono prodotti con l’aiuto di Aziende Etiche. Presto inizieremo una collaborazione con un’azienda di gioielli…

6.So che Edoardo Lattuada ha preso parte personalmente a un progetto, chiamato Life Ursus, di reintroduzione dell’orso bruno nel Parco Naturale Adamello Brenta, progetto che l’ha visto partecipare in prima persona come medico veterinario responsabile degli orsi reintrodotti dalla Slovenia al Parco Naturale… Che effetto fa convivere, allo Chalet, con la presenza silenziosa di questi splendidi e rarissimi animali?
Ci si sente ancora più parte di questo universo magnifico, non per niente l’Orso è una delle più importanti figure ancestrali e viveva qui molto prima di noi e dei turisti. Avere paura dell’Orso è avere paura della vita stessa, della Natura e per noi è inconcepibile; bisogna solamente sapersi rapportare ad Essa nel modo giusto e senza superiorità.

7.Per concludere, un’ultima domanda, che, per me, ha un profondo significato: immaginate di sedere nel giardino del vostro Chalet, contemplando le imponenti Dolomiti di Brenta e degustando un calice di vino… quale vino sarebbe? E quale potrebbe essere il sottofondo musicale di questo momento?
I vini potrebbero essere sicuramente due: un buon Groppello del mitico Augusto Zadra, un vignaiolo autodidatta, mancato purtroppo pochi anni fa, che ha avuto il merito di riuscire a riportare in vita un vitigno autoctono in un territorio, la Val di Non, dove le mele Golden da tempo rischiano di cancellare storie di vigne antiche e di biodiversità; l’altro è il Sangue di Drago, un Teroldego eccellente di Marco Donati, barricato e profondo, ottimo per meditare. Mi chiedi un sottofondo musicale, ma sinceramente l’unica cosa che si addice alle Dolomiti è il silenzio, che non è l'opposto del suono, ma del rumore.  Bisogna imparare ad ascoltare il silenzio. E ad amarlo. Il silenzio non è vuoto di suoni, tutt'altro. Se però proprio dovessi abbinare le Dolomiti di Brenta a un sottofondo musicale, l’unico brano capace di reggere la maestosità di queste cime al tramonto è “Shine on your Crazy Diamonds”, dei Pink Floyd.

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