Sui Monti Lepini da Marco Carpineti

L’appuntamento con Marco Carpineti era alle 11 in una località del comune di Sermoneta (Latina), ma chi si sarebbe immaginato che una volta aperto il cancello vi fosse un mondo, quello tanto decantato della biodiversità.
carpineti-wine tour.jpgQuesto spazio di 460 ettari porta il nome di Parco dell’Antoniana e la prima vista, oltre all’area boschiva che si apre, è quella dell’allevamento di vacche di razza marchigiana lasciate allo stato brado. E i vitellini che troviamo sulla strada sono seguiti a vista da queste mucche con le corna, che entrano in azione quando i lupi tramano un agguato. Anche se spesso vincono loro, i lupi, dacché sono già 15 le vittime dall’inizio dell’anno.
mucche.jpgMarco, classe 1959, sembra felice come un bambino mentre racconta di questo investimento che lambisce anche i comuni di Sezze e Bassiano (il paese del celebre prosciutto crudo), che ha avuto avvio nel 2016. Un investimento ben distante da Cori, dove invece c’è la cantina Carpineti, che fra poco avrà anche uno show room tutto nuovo mentre dalle vetrate delle sale di degustazione si gode la vista dei vigneti di bellone che lo hanno reso famoso. Producono oltre 400 mila bottiglie, da vitigni autoctoni e allevati in regime biologico.
vigneti.jpgIo lo considero un mito, da quando fui folgorato dal suo Kius, metodo classico da uve bellone, fino alla seconda folgorazione con il Lazio Bellone “Nzù” che divenne il vino Top dello scorso anno. Incredibile!
Per Marco la vitivinicoltura è stata una promessa mai detta a suo padre Paolo, che lo ha lasciato mentre lui, giovane e già ammogliato, era impiegato in altri settori. Testardo e caparbio ha mollato tutto ed ha ricominciato dalla terra e dal vigneto. Paolo è anche il nome di suo figlio, che lavora con lui in cantina ed ha condiviso col padre un’altra follia.
Eh sì, perché quando sali dentro a quelle strade boschive con l’auto, a un tratto si apre un altipiano, proprio laddove passa la via Francigena. E qui senti aria di libertà. Non solo per le vacche che pascolano veramente felici, ma per quei 17 ettari di vigneti bellissimi, ordinati, esposti ottimamente.
carpineti-vigne labirinto.jpgAl centro di questo altipiano, protetto da altezze che superano i 500 metri sul livello del mare, c’è un cerchio in acciaio, grandissimo. Ed è un’altalena (ma c’è qualcosa che rende più felici di un’altalena?), idea del paesaggista Fernando Bernardi di Cori che, durante il Covid, insieme a Paolo ha progettato “Limito”, ovvero il vigneto a labirinto più grande al mondo. La parte centrale è piantata ad abbuoto, antico vitigno a bacca rossa, mentre le due spirali laterali sono vigneti di bellone e di nero buono. Quest’anno ci sarà la prima vendemmia.
paolo-altalena.jpgCon Marco, dopo un giro in altalena che mette alla prova la mia pancia che in gioventù non c’era, ci incamminiamo all’ingresso del labirinto. “Ma poi usciamo?” – chiedo a Marco. “Ah non lo so, io non mi sono mai avventurato, se vuoi proviamo...”. La tentazione è tanta, anche perché è una bellissima giornata di sole ma con temperature più basse rispetto alla valle. Ma il fatto che poi ci sarebbe una degustazione a Cori, prima di andare all'Abbazia di Fossanova dove sono radunati i produttori dei vini d’Abbazia, mi fa desistere...
labirinto-centro.jpgAllora Marco mi porta in un’altra area da dove si vede tutto il vigneto, e lì mi mostra la casetta sull’albero che ha voluto costruire, pensando ai nipoti secondo me, perché sia Paolo sia Isabella, la figlia che è in amministrazione, lo hanno reso nonno. E Marco è proprio l’immagine della felicità a vederlo qui in mezzo ai vigneti, dopo l’inaugurazione del giorno prima, che ha fatto vedere quanto sia affascinante realizzare un evento in questa area di rara suggestione, dove merita spenderci qualche ora.
casa albero.jpgQuella dove ci troviamo era già un’azienda agricola impostata con il bosco, i seminativi, gli uliveti e i laghetti. I Carpineti hanno portato la vite, di cui 3 ettari destinati al labirinto e 14 nella parte superiore. Tutto questo è un esempio di Land Art dove il Labirinto si estende su un diametro di 80 metri con quattro ingressi, due piazzole incorniciate da 8 cipressi che fingono da riferimento.

“Limito – racconta Paolo – è quindi una sorta di polis con piazze e percorsi che inevitabilmente richiamano i concetti di convivialità e riflessione, intima ma anche collettiva. È una metafora della vita fatta di strade che ognuno di noi intraprende e che possono essere tortuose, interrotte, sconosciute. Ma a un certo punto tutti cercano la via giusta, quella che ci conduce verso l’uscita e che ci porta e non sbagliare”.
labirinto.jpgPer questo il claim del Labirinto di Vite, di evangelica memoria è: “Perdersi per ritrovarsi” che è stata la follia durante il lockdown dove hanno inseguito un’idea, per ritrovarsi ancora una volta con la vite. In questo caso con il raro abbuoto, scoperto in un bosco, mentre le onde e le spirali concentriche del Labirinto sono dedicate alle altre due uve autoctone che hanno reso celebre la cantina: il bellone (che in passato chiamavano “cacchione”) e il nero buono, il cui nome è tutto un programma.
cantine.jpgLa cantina di Cori (foto sopra), invece, nasce nel 1986 in questa antica cittadina laziale a 50 km a sud di Roma, a circa 400 metri di altitudine sulle pendici dei Monti Lepini.
tavolo degustazione piccolo.jpgtavolo degustazione.jpgDispone di 52,5 ettari, di cui 41 coltivati a vigneto e 11,5 a uliveto. Con Marco, i figli Paolo e Isabella, convinti a praticare un’agricoltura di tipo biologico (adottata nel 1994) ma anche biodinamica per i vitigni autoctoni messi a dimora: nero buono, greco moro e bellone. Proprio da quest’ultimo nasce il nostro Top 2013, lo Spumante Brut Metodo Classico “Kius”, ma degni di nota sono anche il Lazio Bianco “Moro” e il Lazio Bellone “Nzù”, da uve fermentate naturalmente e affinate in anfora, nostro Top Storico nel 2023.
tovaglietta.jpgPerò ora la smetto perché voglio regalarvi la degustazione che in ufficio abbiamo effettuato al mio ritorno io e Fabio Molinari, di tutti i vini con le nuove annate.
Il MC Brut Millesimato da uve bellone “Kius” 2021 è un vino paglierino chiaro, naso floreale intenso, citrino verde, con note di nespola; in bocca è fine, la bolla cremosa, di grande equilibrio: la frutta trapassa tutta la verticalità del sorso.
kius-brut.jpgIl MC Extra Brut Millesimato da uve nero buono “Kius” 2020 ha colore tendente al rosa antico con sfumatura aranciata; naso di violetta minerale e in bocca è equilibrato di buona acidità con finale tannico. Grandissima sorpresa.
kius extra brut.jpgIl Lazio Bellone “Capolemole” 2023 ha colore paglierino scarico trasparente; al naso rosmarino, miele e una nota balsamica evidente. In bocca è pieno di un equilibrio leggermente salino poi ha quella balsamicità che ritorna. Ottimo!!!
Il Cori Bellone “Collesanti 2022” di colore paglierino trasparente ha note di salvia; in bocca è pieno, di buona intensità pregnante al palato, come si addice a un cru.
Il Lazio Bellone “Nzù” 2021 ha color oro, naso molto elegante con pera ed erbe aromatiche; in bocca è pieno, tannico, avvolgente, decisamente affascinante dove l’anfora fa la differenza nell’esaltazione della frutta.
Il Lazio Bianco “Moro” 2021 di colore paglierino, da uve greco ci fa sentire il rosmarino di prima e la vaniglia; in bocca è molto fine, equilibrato e di giusta acidità.
collesanti-nzubellone-capolemole-moro.jpg
Il Lazio Rosso “Tufaliccio” 2023 da uve cesanese e montepulciano, si presenza con note di menta e cioccolato: in bocca è davvero equilibrato sostenuto da una spada di buona acidità.
tufaliccio.jpgIl Lazio Nero Buono “Nzù” 2020, anche questo in anfora, mostra al naso cioccolato e liquirizia e poi la sua anima minerale; in bocca è decisamente tannico, caldo.
nzu-nero buono.jpgIl Lazio Rosso “Dithyrambus” 2019 da uve montepulciano e nero buono è incredibile per la sua espressione di cioccolato in bocca; senti l’acidità lungo un sorso verticale e il tannino che lega.
ditirambus.jpgIl Lazio Nero Buono “Apolide” 2019 ha colore rubino fitto; al naso fragola, speziatura nobile con pepe nero, più equilibrato degli altri, dal tannino più composto e setoso. Un grande rosso italiano che esprime il valore di questo vitigno riscoperto, su cui i Carpineti hanno giustamente scommesso.
apolide.jpgInfine, sul Golosario Wine Tour, leggerete delle proposte legate all’accoglienza (anche se qui si dovrebbe fare una ristampa): visite guidate alle tenute, in abbinamento alle varie proposte di degustazione; quindi l’assaggio delle declinazioni del Bellone, il percorso dedicato al Metodo Classico, le passeggiate a cavallo, l’esperienza Aria (si viene imbragati e appesi a un carrello che corre libero a 730 metri di altezza), nonché la lavorazione della terracotta in laboratorio con degustazione finale di vini.
Questo e molto altro nel variegato puzzle di Carpineti Terrae.

Marco Carpineti

Tel. 069679860
www.marcocarpineti.com
info@marcocarpineti.com

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