Arianna Tessari e Massimo Del Lago sono stati i primi a credere nel potenziale qualitativo della Valle dell’Agno, e i loro vini, eccellenze, premiano il loro coraggio di esser stati “impavidi esploratori”
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo, canta Luciano Ligabue. E sono stati i sogni di Arianna Tessari e Massimo Del Lago, titolari della cantina Masari di Valdagno, nel Vicentino, a dare “una forma” nuova al loro mondo.
Da metà ‘800 a fine ‘900 la Valle dell’Agno (la più orientale, tra le valli disposte in parallelo tra le province di Verona e Vicenza, e percorsa dall’omonimo torrente), è stata protagonista di una rivoluzione economica e culturale, causata dalla fuga dai campi, dove si praticava un’agricoltura di sostentamento, a favore del lavoro in fabbrica, considerato fonte di reddito sicuro e non legato all’imprevedibilità delle condizioni metereologiche. I due conflitti mondiali, gli eventi tragici che hanno posto la parola fine alla tradizione contadina del territorio, relegando al passato il vivere quotidiano fatto di impegno nelle attività agricole e nella viticoltura. Come dicono più esperienze di riscatto accadute, tuttavia, nel nostro Paese non mancano certo luoghi che, dopo esser finiti in una sorta di cono d’ombra, non hanno bisogno d’altro che di essere riscoperti. Tra questi, la Valle dell’Agno.
Arianna è figlia d’arte, provenendo da una storica famiglia di viticoltori della zona del Soave Classico. Massimo, in Valle d’Agno è nato, e dopo essersi formato nelle migliori università europee, è diventato enologo. A convincerli che il loro compito era farsi “custodi della storia agricola e vitivinicola della zona”, un loro progetto di studio dei suoli, da cui hanno avuto la conferma della bontà della loro intuizione, dell’unicità di questo luogo, per il motivo che in pochissimi chilometri quadrati si ha una grande eterogeneità, con il torrente che funge da linea di confine tra due aree geologicamente molto diverse.
Con la “Costa Bianca” (che identifica il versante sinistro della Valle dell’Agno) dove i suoli sono di origine calcarea e sono costituiti da calcareniti e marne di tipo marino molto ricche di fossili. Terreni che donano una speciale ricchezza di corpo e complessità, ideali per le uve a bacca rossa. E con la “Costa Nera” dove invece i terreni, ricchi di basalto e tufo, originati dall’antico vulcano Monte Faldo, fanno sì che i vini “vulcanici” dell’azienda, in particolare quelli da uve a bacca bianca, sian caratterizzati da spiccata mineralità e grande espressività.
Oggi Masari è una realtà di dieci ettari, tutti in collina, interamente coltivati con regime biologico, grazie alla presenza vegetativa di boschi e prati, di insetti predatori e impollinatori, di microrganismi indigeni, che vivono in simbiosi con le piante, elementi altamente qualificanti in termini di valore della vita dei vigneti. E la produzione annua si attesta sulle 50mila bottiglie.
Tra i vini che abbiamo degustato, con Massimo e suo figlio Giovanni, con i fratelli Camilla e Matteo già coinvolti nell’attività di famiglia.
Un’anteprima, Masari 2018, che sarà disponibile dall’autunno 2023. Ha il nome dell’azienda, ed è anche il nome del primo vino prodotto nonché del primo vigneto lavorato. Cabernet sauvignon (70%) e merlot (30%), ha colore rubino intenso, profondo, al naso ha profumi che spaziano dai piccoli frutti, alla pesca bianca, fino a quelli di spezie ed erbe aromatiche, per chiudere con note di tostato e caffè. Mentre al palato è tannico e di buona lunghezza.
Aristocratico, MM Montepulgo 2015 (le due iniziali MM indicano merlot e montepulgo) che è cru prodotto solo nelle annate migliori, in quanto vuole essere vino che esprime le grandi potenzialità del territorio in cui nasce. Merlot in purezza, ha colore granato, profumi di frutti di bosco e spezie, sentori di liquirizia, cioccolato e tabacco, tannini setosi e finale lungo e balsamico.
A sorprenderci per il loro livello qualitativo altissimo, poi, per il loro formare un autentico tris d’assi, i tre vini diverse espressioni delle uve a bacca bianca.
Da applausi (anche per il formidabile rapporto qualità - prezzo) Agnobianco 2021 (dal nome del torrente). Da uve riesling (70%) e durella (30%), ha colore giallo paglierino brillante, luminoso, profumi di agrumi, e in particolare di cedro e limone, e floreali, note di pietra focaia e idrocarburi, gusto di suggestiva sapidità.
Ultimo, ma non certo ultimo, e più che mai appropriato dire “dulcis in fundo", Antico Pasquale 2011, prodotto da sola durella, il cui nome fa riferimento a un metodo di produzione antico, per il quale le uve, prima che vengano pigiate e poste a fermentare per cinque mesi, appassiscono in un ambiente naturalmente areato fino al periodo pasquale, per finire poi l’affinamento in piccole botti per 5 anni. Dal colore ambrato. Al naso ha straordinaria complessità con note di tè, tabacco, frutta secca, albicocca candita e spezie. Mentre al palato non è per nulla stucchevole grazie alla bilanciatura emozionante tra dolcezza e freschezza, con un sorso che, reso irresistibile dalla suggestiva nota sapida, è armonico, vibrante, dal finale infinito. È un passito tra i migliori d’Italia! È un capolavoro!
Masari
Contrada Bevilacqua, 2/A
Valdagno (VI)
Tel. 0445 410780