Cantina Settesoli, un esempio di innovazione in campo agronomico e sociale. Che piace ai giovani
Un giorno la vigna di questa foto potrebbe non esistere più. Quest’anno sono stati 44 i gradi registrati tra le vigne di Menfi, quasi un record che ha portato la vendemmia ad essere anticipata di tre settimane (mentre a vendemmia ancora in corso è difficile definire il calo produttivo, che però in Sicilia secondo Assoenologi potrebbe anche sfiorare il 40%). Eppure l’anticipo della vendemmia che qui si fa di notte (da mezzanotte alle cinque del mattino), per non stressare le uve, da sola potrebbe non bastare. La lotta ai cambiamenti climatici e al clima torrido, quasi tropicale, passa anche da altre strategie. Genetica delle piante, vigneti sperimentali a diverse altitudini e su diversi terreni, zonazione. insieme a una rete idrica funzionale accanto alle vigne in asciutta. Poi, un sistema di potatura meno invasivo secondo il metodo Simonit&Sirch per allungare la vita della pianta e l’adesione al progetto dei portainnesti M ideato dal professor Attilio Scienza che permettono di resistere allo stress idrico e consumare meno acqua. Un’opera ciclopica che rappresenta un continuo work in progress per questo che può figurare come il più grande vigneto d’Europa.
Siamo a circa 6mila ettari vitati intorno a Menfi, intervallati talvolta, per ragioni di rotazione delle colture, da campi di grano o carciofi oppure dagli appezzamenti destinati agli ulivi. Sono i numeri monstre di una cantina da 25 milioni di bottiglie (ma con la potenzialità per raddoppiare) che conta 28 diversi vitigni, tra autoctoni e internazionali, e raccoglie l’adesione di circa 2000 piccoli proprietari associati in forma cooperativa. Un equilibrio difficile da mantenere tra l'esigenza di espandersi e quella di migliorare le linee, ma nello stesso tempo garantire un’adeguata remunerazione ai soci. “Ogni anno investiamo il 5% in tecnologie” spiega il presidente Vito Varvaro, emigrato di ritorno dopo una carriera internazionale come manager alla Procter & Gamble. “Ma la nostra esigenza è anche garantire una giusta remunerazione ai soci”, con un’impresa che tra lavoratori diretti e indotto coinvolge circa il 70% delle famiglie della città. “Negli ultimi 15 anni i soci hanno investito 63 milioni di euro per rinnovare il 75% degli impianti”. La sfida è quella di una viticoltura dei grandi numeri sempre più efficiente con bottiglie destinate alla grande distribuzione.
Accanto una linea qualitativamente più ricercata, che porta il nome di Mandrarossa. Sono circa quattrocento ettari, con un gran lavoro in vigna e lo studio dei vitigni specifici e delle zone più vocate. Insomma il syrah sulle sabbie, il sauvignon blanc sui terreni calcarei. In cantina la vinificazione è solo in acciaio, ad emergere è la caratterizzazione varietale. Mandrarossa è il presente della cantina, con una crescita del 20% annuo, riconoscimenti nazionali e internazionali e alcuni gioielli. L’Urra di mare, un sauvignon blanc capace di stupire per le sue note aromatiche e la sapidità, il Fiano Ciaca Bianca, che nel’annata 2016, ha saputo distinguersi e ora si mostra come un vino dalle spalle larghe, grande armonia e rotondità in bocca, o tra i rossi il Timperosse, trattato quasi come un bianco in vinificazione (macerazioni brevi) e tutto giocato sull’eleganza dei piccoli frutti di un petit verdot insolito per la viticoltura isolana. Ultima nata la linea Colours, dedicata ai giovani, con uno Zibibbo vinificato secco elegante e dal quadro olfattivo morigerato e un Perricone rosè che ha stoffa, bel naso e un corpo che lo rende adatto a tanti abbinamenti. Il prossimo futuro è racchiuso in un vino che - spiega Varvaro - dovrà essere unico e quindi rappresentare appieno l’originalità di Menfi. E’ il sogno che è stato costruito, spiega, su un’iniezione di giovani, dal reparto enologia al marketing, per lo più menfitani richiamati a casa dopo le esperienze all’estero. Poi collaborazioni internazionali (l’enologo Alberto Antonini e l’agronomo cileno Pedro Perra) e una visione che guarda allo sviluppo di tutta la zona. “Vorremmo rimettere in sesto la pista ciclabile e stiamo promuovendo il progetto Selinunte per cui abbiamo già raccolto 200mila euro”. Il Mandrarossa Vineyard Tour, che si è svolto lo scorso weekend, fa parte di questo progetto: “E’ il training per i ragazzi che qui si fanno le ossa e domani saranno una risorsa per la Settesoli”. E intanto la cooperativa fondata dai contadini negli anni Cinquanta diventa un modello da studiare, tra Pirandello e il Menfishire.