L’altro giorno sono finito in un circolo, uno di quei posti dove ci si ritrova per festeggiare il Natale, fra amici, e hanno servito un risotto…che aveva i funghi. Chi stava al mio fianco era allergico ai funghi e per fortuna se n’è accorto in tempo. Ma lo sapete che da domani entra in vigore una legge che obbliga…“Nooo”. Non ne sapevano nulla. Anche nella pizzeria della scorsa settimana, erano ignari. Però queste leggi vengono applicate, volenti o nolenti, e tutto diventa come una roulette russa: il primo che ci casca, ossia che non denuncia un ingrediente di cui le persone possono essere allergiche e accade un disagio, la paga. I ristoratori, giustamente, hanno detto che non sono delle farmacie, ma intanto da oggi la legge è attiva. E già immagino i titoli dei giornali al primo caso: verrà messo alla gogna.

Ma vediamo bene nel dettaglio cosa dice la legge o meglio il Regolamento Comunitario che uniforma l’etichettatura degli alimenti nei Paesi membri dell’Unione Europea. il quotidiano La Stampa ha pubblicato uno schema utile, che riprendiamo.

Per prima cosa, tutti i prodotti confezionati dovranno avere etichette meno “criptiche” e facilmente interpretabili con caratteri visibili, aspetto e presentazione grafica più comprensibili. Per alcuni prodotti poi, come nel caso di quelli scongelati, sarà obbligatorio indicare il metodo di lavorazione, mentre la data di scadenza andrà inserita, oltre che sulle scatole, anche sull’incarto interno del cibo se confezionato singolarmente. (E sui cioccolatini sfusi, presi dalla scatole invendute e messi in vendita alla cassa dei bar?) 

Per il pesce, invece, sarà fondamentale segnalare la tecnica di cattura e, a partire da aprile 2015, anche il luogo di allevamento o macellazione nel caso di carni suine, ovine, caprine e pollame. Un’ulteriore modifica riguarderà infine il modo in cui dovrà essere segnalata la presenza degli allergeni, da evidenziare con l’utilizzo di caratteri ben distinti dagli altri ingredienti elencati, specialmente nel caso di glutine, a tutela dei celiaci, frutta in guscio, sesamo e arachidi, molluschi e crostacei, latte, soia, anidride solforosa e senape. Oltre a questi anche il pesce in genere, alcuni “insospettabili” come la frutta e la verdura tra cui il sedano e perfino i lupini.

Tutti questi provvedimenti non riguarderanno soltanto i prodotti confezionati ma anche - non senza perplessità da parte dei ristoratori - i menu di ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie, mense, ospedali, compagnie aeree e ferroviarie che, alla stessa maniera, dovranno segnalare la presenza di allergeni nei piatti proposti. In questo scenario, tuttavia, il vero problema  potrebbe essere quello della contaminazione incrociata, e cioè la possibilità che nelle cucine, gli allergeni contenuti in alcuni alimenti entrino in contatto con piatti che ne sono privi per via della contemporaneità della preparazione. E allora come si potrà intervenire in questo senso? E’ una torre di Babele ovviamente. Ai singoli Paesi resta la decisione di come (e in quali contesti) applicare i regolamenti attuativi. Ma la parola chiave in questo momento, per chi ha anche fare con la somministrazione di cibi e bevande è “SI SALVI CHI PUO’”. (foto tratta da La Stampa) 

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