È Sasha Radikon a condurci alla scoperta del progetto di un gruppo di 7 produttori che operano valorizzando la collina di Oslavia e la sua Ribolla, differente da tutte le altre
Il percorso inizia ormai dieci anni fa per promuovere all’interno del Consorzio Tutela Vini Collio identità e carattere di un’uva che qui ha la particolarità di essere vinificata sulle bucce. Oggi ancor di più l’idea è quella di comunicare un terroir che non è soltanto vino ma sono la terra, la storia e le persone che lo producono: questo in un contesto che prevede anche di allargare la proposta ad enogastronomia e turismo. Della compagine di vignaioli fanno parte, oltre a Radikon, Dario Princic, Fiegl, Gravner, Il Carpino, La Castellada e Primosic.
Si parla di macerazioni o per voler essere ancora più riconoscibili di orange wine (sebbene ogni produttore abbia le sue idee e le sue pratiche circa tempi e modi), i cui precursori sono stati certamente Josko Gravner e Stanko Radikon.
Sasha RadikonIn questa piccolissima frazione del meraviglioso territorio del Collio si fa riferimento a una una modalità di vinificazione identitaria che non solo apporta un diverso colore al vino, ma a esso aggiunge sapori e profumi. L’obiettivo è quindi quello di inserire a pieno titolo la Ribolla macerata di Oslavia all’interno del Consorzio Collio.
La porta si apre, siamo avvolti dalla penombra e da profumi di legno vivo e terreno umido mentre il fresco della cantina infonde benessere. Tutti i vini di Sasha fanno un po' di macerazione, dai più semplici Slatnik e Sivi con otto giorni sulle bucce e un anno di legno, 2 mesi di acciaio e due in bottiglia. Altre etichette prevedono macerazioni più lunghe e una permanenza tra legno e bottiglia di alcuni anni, in funzione della variabilità di fattori quali annata e qualità dell’uva: non c’è una ricetta unica e non è semplice identificarne con precisione il carattere, da qui la maggior difficoltà nell’essere riconosciute dal consorzio. Da Radikon le macerazioni di diversi vitigni e uve vigne differenti sono svolte separatamente in modo da preservarne il carattere; a partire da macerazioni lunghe di uve perfettamente integre e mature al punto giusto si adottano follature ravvicinate nel primo periodo, diminuendole nel tempo in modo da lasciar fermentare con le bucce in infusione ed estrarre tannini dai vinaccioli. Quando è possibile – ma l’approccio è giustamente pragmatico – non si aggiungono solfiti.
La Ponca è elemento vitale e riconducibile a questo territorio: si tratta di un’argilla compressa che si sfalda piano piano, umida e gelatinosa, ricca di minerali in un suolo privo di azoto: la vite qui pianta le sue radici ricavandone un’identità unica. Questa è una viticoltura scarsamente produttiva ma di altissima qualità, che non necessita di trattamenti sanitari. Vini senza artifici, schietti e onesti proprio come gli occhi dei vignaioli quando ti parlano, di uomini che conoscono la terra, il sole e la bora e ogni grappolo dal quale creare un vino intenso, verticale, che ora rammenta un sorso di mare ora un pugno di terra.
Assaggiando sette diverse ribolle macerate da annate e produttori differenti il primo pensiero che ci sovviene è quello di un vino vivo, evoluto e in grado ancora di divenire, con un sorso piacevole e avvolgente e una tessitura emozionante che si muove nel tempo.