Le misure imposte dal Covid riportano in auge il pic nic, una moda destinata a restare
Si era parlato di mascherine, di barriere di plexiglas, di ingressi contingentati. Per fortuna le cose stanno andando diversamente e il ritorno alla normalità porta in sé una novità che non ci aspettavamo (o che avevamo sottovalutato): la formula del pranzo al sacco, o meglio, del pic nic, obnubilata da decenni di aria condizionata.
Una novità che ha due importanti ricadute: sulla cucina e sugli spazi in campagna mentre la città con i dehors riconquista spazi inaspettati.
Il ritorno della formula pic nic
Qualche anno fa, quello straordinario innovatore del buono che porta il nome di Massimo Spigaroli dell'Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (Pr) aveva lanciato una sua formula di pic nic in bicicletta lungo il Po. Questo si è evoluto ed è diventato “PIG-nic” (siamo in Emilia, signori!): in pratica si prenota l'esperienza e si ritirano i box con all'interno panino, frittata, insalata e, ça va sans dire, culatello. Il tutto poi si gusta in uno dei tavoli lungo il percorso che conduce dall'aia dell'Antica Corte al Po.
@ A Lesa (No) il ristorante Il Battipalo ha lanciato il Picnic box, da ritirare e gustare sul lago. Al suo interno muffin con trota affumicata, vitello tonnato, tortino asparagi e uova, panino con polpetta al sugo, insalata d'orzo e brownies. In entrambi i casi il costo è quanto mai ridotto: tra i 40 e i 50 euro per 2 persone.
@ Peter Girtler del Romantik Hotel Stafler di Vipiteno (Bz) ha organizzato un vero e proprio menu di proposte pic nic differenti che spaziano dal box per la famiglia alla colazione per i più mattinieri fino ad arrivare al cestino per la coppia che si può gustare in una sorta di capanno delle dolcezze all'interno del parco dell'hotel.
Gli spazi riconquistati
Il giardino, la montagna, il lago. Il picnic rappresenta il modo più semplice per riappropriarsi di spazi finora poco o per nulla sfruttati.
@ Marco Sacco ha riaperto il giardino del suo Piccolo Lago: sette giorni su sette e per tutta la giornata il cliente può accomodarsi negli spazi affacciati sul lago e godersi lo spettacolo di questo piccolo gioiello. Può scegliere tra cinque box: quattro salati e uno dolce.
@ L'Hotel Weihrerhof di Soprabolzano (Bz) permette ai suoi ospiti di vivere l'atmosfera del pic nic a bordo Lago di Costalovara o addirittura nella piccola isoletta che si raggiunge in barca a remi.
@ Il Romantik Hotel Santer di Dobbiaco (Bz) organizza un pic nic in baita da raggiungere con un'ora e mezza di cammino e passaggio in barca a remi.
@ C'è anche chi ha pensato ai parchi cittadini: A6 Sciamadda a Torino prepara cestini da gustare nel Valentino. Con tanto di cestino, stoviglie e plaid.
@ Sanbrite a Cortina d'Ampezzo è andato ancora oltre con una cucina mobile che si può spostare ovunque, dalla riva di un ruscello a un prato a duemila metri di quota.
Pic nic tra vigne e distillerie
Le vigne stanno diventando un buffet a cielo aperto. Sarà per la voglia di stare in mezzo al vino, sarà perché solitamente ci sono meno insetti, ma le proposte fioccano. Il 20 e 21 giugno il Movimento Turismo del Vino lancerà Vigneti Aperti che unirà iniziative nate ad hoc per l'occasione (come la cena sotto le stelle organizzata dalle Cantine di Quistello) a proposte continuative come quella della Tenuta Marchese Adorno o quella della cantina Nettare dei Santi, alle porte di Milano, o, in Umbria, quella di Caprai che utilizzano le loro vigne come una grande sala naturale.
@ Dalla vigna alla distilleria il passo è breve: Distillerie Berta ha ideato Bertanic un percorso che parte dalla visita guidata alla distilleria e si conclude con pic nic nel parco di otto ettari con le proposte della tradizione piemontese. In mezzo anche musicoterapia e cromoterapia.
@ Anche i noccioleti e i castagneti possono diventare protagonisti. I fratelli Durando di Portacomaro (At) ad esempio propongono i cestini da consumare nella loro campagna tra nocciole e vigneti.
@ A Cassano Spinola (Al) la Castagnola ha reso fruibili gli spazi di prato circondati dai boschi.
I dehors inaspettati
La necessità di conquistare nuovi spazi, specie in città, sta cambiando il volto dei locali e dei centri storici. Partiamo dagli spazi, anche in questo caso, finora poco sfruttati che adesso diventano sale funzionali e dal fascino insolito.
@ L'Officina dei sapori a Biassono (Mb) ha attrezzato il terrazzo. Feel Como addirittura si è spostato nelle serre di Villa del Grumello sulla strada verso Cernobbio. La serra bioclimatica è anche la nuova sala di Piano35 che permette di vivere l'esperienza di un bosco sopra il cielo di Torino.
ph. Giuseppe Di Mauro@ C'è però anche chi ha pensato a riappropriarsi delle aree urbane in disuso, come quelle poste sul vecchio percorso dei tram. Questa l'idea de l'Osteria Bacalhau che in corso Regina Margherita a Torino, dove un tempo c'era la fermata della linea 3, ha aperto la Fermata Bacalhau, uno spazio esterno da trenta sedute dove si gustano i piatti in varie formule, tra cui la Degustazione Portoghese.
La riorganizzazione post Covid – ci ha suggerito l'architetto Giovanni Biondani – sta ridisegnando il panorama urbano, come accaduto a Salò.
Ce lo conferma anche Mauro Maccarini, presidente dell'Associazione Albergatori locale, che spiega: “Qui hanno deciso di ampliare il plateatico riorganizzando la viabilità: più sensi unici per avere maggiori spazi da dedicare ai tavoli di bar e ristoranti. I tavolini nel centro si appropriano di parte della sede stradale per poter tenere le giuste distanze. Sul lungolago si potrà mangiare e bere direttamente sulla passeggiata e in piazza ci sono le sedute sotto i castagni come non si vedevano da tempo. Tutto diventa più fruibile, si sono aperti nuovi spazi di condivisione”.
La ricostruzione post Covid ci sta portando a vivere un territorio, un lato delle nostre città, che stavamo dimenticando, schiacciati da sale condizionate asettiche.
“Un'occasione – ci ricorda Biondani – di sfruttare gli spazi aperti che un paese dal clima come quello italiano non può farsi sfuggire”.
L'estate del 2020 sarà ricordata come quella dove si è mangiato fuori, che sia tra le cicale o tra i palazzi storici del centro poco importa. Un'abitudine positiva che difficilmente accetteremo di perdere, anche quando il distanziamento sociale sarà solo un ricordo.