Il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc punta a raggiungere elevati livelli di sostenibilità ambientale, sociale ed economica
La parola sostenibilità rappresenta l’essenza del modus operandi necessario per assicurarci un futuro in equilibrio con la natura e la società. Abbiamo imparato a riconoscerne la complessità, ad identificarne le componenti, e a pronunciarla con sempre maggiore urgenza di applicazione pratica.
Da trent’anni nello specifico a partire da quel 1992 in cui l’ONU tenne la sua prima Conferenza ufficiale sull’ambiente invitando alla creazione di “un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”, la parola sostenibilità è diventata un punto chiave della vita produttiva: per le persone, per l’ambiente e il territorio, per le aziende e soprattutto per gli stessi Paesi. Che sia declinata in piccola o larga scala, ha smesso di essere un semplice invito per diventare un elenco di buone pratiche da applicare, perfezionare e adattare alle singole esigenze.
Un chiaro esempio di volontà e tenacia a raggiungere elevati livelli di sostenibilità è rappresentato dal Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, tra i primi enti ad affrontare questo tema a livello di denominazione e non di singola azienda.
Nel 2018, il Consorzio del Prosecco DOC, cinque aziende aderenti, l’Università di Padova e specifiche figure professionali hanno lanciato, grazie a un finanziamento della Regione Veneto, il progetto PRO.S.E.C.CO DOC, acronimo di Programma della Sostenibilità E del Controllo della Competitività della filiera vitivinicola Prosecco DOC, con l’obiettivo di testare i più severi standard di certificazione della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Una gestione strategica per creare gli strumenti e sviluppare le competenze necessarie a raggiungere la massima sostenibilità di tutta la Denominazione Prosecco, grazie al progressivo trasferimento del know-how ad almeno il 60% della filiera produttiva della denominazione.
Le aziende viticole e di trasformazione hanno avviato, attraverso precisi strumenti informatici, un sistema di monitoraggio e raccolta dati lungo i processi di gestione aziendale, che permette di calcolare le impronte carbonica e idrica. Tra gli indicatori ambientali non mancherà, inoltre, quello della biodiversità di acqua, aria e suolo.
Oltre ai fattori puramente ambientali, saranno valutate anche le pratiche verso i dipendenti, le comunità locali e i fornitori, adottando un percorso di crescita professionale degli operatori per giungere ad una sempre maggiore competitività del nostro settore in chiave ambientale e sociale, mantenendone il valore economico. Tutto questo porterà alla redazione del “Bilancio di Sostenibilità” delle aziende, del prodotto e, per quanto di nostra competenza -grazie ad un sistema innovativo di flusso di informazioni- del territorio, al fine di poterci certificare come “Denominazione Sostenibile”.