All’agriturismo Oasi Blu a Calasetta, una corona radiosa

Il mio viaggio di lavoro in Sardegna sta giungendo al termine: ancora due ristoranti da provare e un bottino di negozi nuovi per Il Golosario e di soste interessanti per il GattiMassobrio. Fino a ieri sera la miglior tavola era Achille a Sant’Antioco; da questa mattina la corona c’è anche sul capo di Antonello, ovvero il patron di un agriturismo pazzesco, in località Vigna Grande a Calasetta: Oasi Blu (tel. 3487771734).



E faccio subito due premesse. La prima, che ad Antonello dispiacerà questo balzo di notorietà, che gli porterà nuovi curiosi; la seconda è che Tessa Gelisio, che mi ha portato qui, diventa per me e Marco Gatti un riferimento importante, perché le sue segnalazioni sono state tutte centrate (ottima anche l’osteria U Palacca in centro).

Calasetta è un borgo molto bello, dove c’è ancora la vite a piede franco del carignano. E Lei col compagno Massimo Pusceddu produce uno straordinario rosso, ovvero il Carignano “bio” e “doc” di cui oggi pomeriggio assaggerò finalmente il 2017. 

Sono stati intelligenti in paese a creare un’isola pedonale ampia, su quelle strade lastricate di pietra con le case bianche e azzurre, tipiche di questa meta fondamentale per prendere il traghetto per Carloforte. (Di seguito una veduta di Calasetta)


Ma torniamo all’agriturismo. Un’oasi nel vero senso della parola, in mezzo alla campagna, dove Antonello Aresti che è un impresario edile, ha creato una serie di appartamenti per una decina di ospiti e questo ristoro, dove comanda la signora Teresa Piras, cuoca sopraffina, mentre la griglia è appannaggio di Alessandro e Antonello.


Quindi una cena in due tempi. Che iniziano con gli antipasti: un prosciutto e una coppa di pecora, un piatto antico di fave e olive, buonissimo, dove per tradizione veniva messa la testa del cinghiale; quindi altre sette sfiziosità.

Poi le tagliatelle fatte in casa, con un condimento di crema di zucchine e dei radiosi ravioli ripieni di formaggio che mi sono pentito d’aver solo assaggiato. Fantastici.

Il secondo tempo è invece la capra al tegame, in umido, che risulta morbidissima.

E poi quel porceddu allo spiedo inenarrabile, sicuramente il più buono mai assaggiato, da abbinare al Rosso prodotto da Antonello a Santadi: un taglio di carignano e cabernet pieno, tannico, elegante.

La cena si chiude con delle mini seadas, che consegnano a questo locale, definitivamente, la corona radiosa, ovvero la perfezione in tutti i piatti.
Abbiamo mangiato nel doppio dehors, all’aperto, ma all’interno ci sono due sale davvero invitanti, per prenotare anche quando, durante l’anno, si accende la sua cucina (soprattutto nei weekend). Ma se siete sull’isola, questo posto merita il viaggio (di andata, perché per il ritorno è consigliato fermarsi a dormire, magari alle Luci del Faro, che è nei pressi). Chiedetemi se sono felice?

 

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