Giudice, un nome al centro della tradizione culinaria torinese

Una proposta di cucina tra il classico e l’innovativo che convince sempre

Giudice è sicuramente nella storia della ristorazione torinese, per i suoi quasi 80 anni, passati attraverso tre generazioni di gestori e chef. I primi due, che ne hanno contraddistinto il nome, oltre alla nascita. Il terzo stadio nel 2001 invece ha visto il passaggio di gestione a chi, per anni, ne ha gestito le cucine, ovvero lo chef Carmelo Damiano e il suo sous chef Marco Granato, a cui si è aggiunto poi il maitre Diego Bava. Insieme hanno deciso di proseguire e continuare così la storia di Giudice, con il coraggio di non cambiargli nemmeno il nome.

Un ristorante che non dimentica la sua grande longevità e che la rispecchia nei piatti che sono moderni anche se rassicuranti, con una classe aristocratica che si vive nei dintorni delle case di questa zona nobile della collina torinese. La modernità c’è si intende, ma è ben gestita e non allontana nessun cliente, nemmeno quelli che da 40 anni frequentano queste stanze o il giovane calciatore di una qualsivoglia squadra torinese, granata o bianconera.
Qui si prosegue la bella tradizione iniziata negli anni ’80, quando la sede della Juventus era lì a pochi passi in piazza Crimea e i frequentanti si chiamavano Platini e Tardelli. La cucina ha un'alternanza di piatti divisi tra carne e pesce, per tutto il menù, che lascia ampia possibilità di scelta ai commensali sia se si sceglie un ampio percorso degustazione, che un tailor-made dalla carta.

Belli gli antipasti che vanno dal classico fassone, uovo fritto e nocciole.
Per poi passare ai calamari in cocotte ripieni di ricotta e acciughe con purè di broccoletti.
Anche i primi scaldano il cuore e lo stomaco come i plin BBQ con una bella idea semplice per ringiovanire un grande classico piemontese, nel fare il ripieno con costolette in salsa barbecue appunto.
Poi linguine al nero di seppia con capasanta cruda.
Quindi la proteina al centro dei secondi, sia di carne con il vitello e il maiale che di pesce con tonno e baccalà. Per chiudere una bella lista dei dolci.
Una lunga storia quella di Giudice che, seppur dopo tanti anni, riesce nelle sue trasformazioni ad incontrare i gusti della sua cangiante clientela, che lo mantiene ancora nelle liste delle rubriche telefoniche, prima cartacee, adesso decisamente più elettroniche