A Riomaggiore, Terre di Bargon è un riferimento per la produzione di questo mitico passito
Ci sono vini che fanno innamorare fin dal colore. E non è (solo) per le suggestioni che sa strappare lo Sciacchetrà (e l'epopea della sua viticoltura eroica). No, questo Terra di Bargòn Riserva 2011 offre davvero un colore unico: tra il ramato e l'ambrato di un tramonto caldo d'estate, che si schiarisce, se trafitto dalla luce, in riflessi aranciati che ricordano certe tonalità amate da Mondrian.
“All’incrocio fra il sentiero numero tre, quello che congiunge Riomaggiore al Telegrafo, arrampicata sui rilievi di Riomaggiore, è Bargòn” recita il sito aziendale, sintetizzando in un paio di righe la geografia di questa viticoltura aggrappata alle fasce terrazzate (i “ciàn” in dialetto ligure) lavorate a mano con fatica amorevole, dove nasce il mitico Sciacchetrà, il passito che gli anziani del luogo chiamavano "renfursà".
Questa azienda delle Cinqueterre (Riomaggiore – via De Gasperi, 260 – tel. 3356997268 - www.terradibargon.com) è nata nel 2009, dalla passione di Roberto – vignaiolo “da sempre” per diletto – e sua moglie Alessandra. Ma le vigne – e il terreno – sono quelle impiantate dal padre di Roberto, negli anni '30, al ritorno dall'America, dove era emigrato dopo i danni della filossera. All'incirca, sono 1000 le bottiglie prodotte ogni anno, ma in annata sfavorevoli - come la 2012 - sono anche meno.
Lo Sciacchetrà Terra di Bargòn (già Top Hundred nel 2011) nasce dalle migliori uve (bosco, albarola, vermentino) selezionate in vendemmia e subito stese al vento, protette dal sole e dalla pioggia in un accastellamento di graticci. Dopo due mesi i grappoli appassiti sono sgranati a mano. Gli acini vengono dunque pigiati e poi lasciati fermentare nel mosto per circa due settimane prima della torchiatura. Il passito si affina sui propri lieviti, nell’acciaio, per circa 20 mesi (40 per la riserva).
Del Riserva 2011 (sul sito aziendale, è in vendita a 48 euro) ne sono state prodotte la bellezza di 532 bottiglie da 0.350 litri. Nei profumi, c'è il cesto della frutta secca natalizia (con datteri e fichi in evidenza), tuffato nel miele di castagno e caramello. In bocca si percepisce una dolcezza rotonda e concentrata, sorretta da una sapidità che prolunga la persistenza a lungo, molto a lungo. È il vino giusto per far festa a Pasqua, abbinamento perfetto per una buona colomba artigianale.