Da Valtellina, Mincio e Puglia arrivano gin, bitter, vermouth e sode nate dalla raccolta di fiori ed erbe selvatiche
Essere come la gramigna è un modo di dire per descrivere di persone o situazioni da cui è difficili liberarsi. Il fiore di loto, invece, è bellissimo, ma le sue radici possono crescere fino a 10 metri l'anno, colonizzando ben presto un intero specchio d'acqua. Gramigna e loto hanno in comune il fatto di essere due piante infestanti. Ma anche di essere due delle botaniche che ritroviamo nei distillati di Selvatiq.
Nel mondo di Selvatiq, il foraging etico e nomade non è solo un concetto, ma una filosofia di produzione. Questo progetto infatti trasforma piante selvatiche, comprese quelle considerate dannose o infestanti, in distillati e sode artigianali che catturano l'essenza di territori unici.
“Crediamo nell'armonia tra uomo e natura. Il progetto nasce tutto intorno al nomadismo, alla raccolta di piante selvatiche. Il nostro viaggio inizia con l'identificazione di territori unici, dove raccogliamo piante selvatiche e dopo diverse prove creiamo una ricetta ad hoc per il nostro prodotto” racconta Giacomo Sandri, in Selvatiq dal 2021, e oggi alla guida dell'azienda, che è in fase di riassesto.
Il Gin VTL0619/13, con la sua nota floreale di tiglio, trifoglio pratensis, salvia e altri fiori selvatici, racconta i prati alpini della Valtellina. All'assaggio colpisce per la sua nota morbida, quasi dolciastra, che ricorda vagamente il polline. Della Valtellina sono espressioni anche il Vermouth Rosso VTL0619/49 e il Bitter VTL0619/24. Il primo è prodotto con Nebbiolo biologico della valle e impreziosito da artemisie locali, timo selvatico e gemme di pino, che conferiscono una nota un po' balsamica. “Non utilizziamo zucchero, ma solo miele della Valtellina, rendendolo più facile da bere, anche in purezza". Il Bitter, invece, è molto particolare, fin dalla tipologia (bianco), e poi nell'uso della botanica. “La nota bitter amara viene data dalla radice di gramigna, poi viene completata con mallo di noci, il rovo e anche qui c'è un'aggiunta di miele della Valtellina”. Un Bitter non bitter, dunque, quasi più Aperitivo, ma che può facilmente diventare un amaro dopo pasto.
I tre Gin di SelvatiqBisogna spostarsi sulle rive del Mincio per assaggiare il Gin Rosso MNC0320/02. La radice di loto, l'olivello spinoso e l'hibiscus palustris conferiscono a questo gin un sapore intenso molto particolare, che divide di netto il pubblico: o piace, non piace, senza vie di mezzo. Mentre il Gin Apulia è un tuffo al sud, con il suo profilo balsamico e resinoso che omaggia le coste incontaminate della Puglia. "Il cipresso, il pino marittimo e la menta selvatica creano un equilibrio perfetto per un gin tonic molto caratteristico".
Oltre ai distillati, Selvatiq offre sode naturali artigianali, senza conservanti e senza coloranti aggiunti. La Mediterranean Coast, con le sue foglie di fico fresche, trasporta le papille in un giardino mediterraneo. "La foglia di fico ricorda il latte di fico e il latte di cocco", spiega Sandri. L'Alpine Forest, infusa con rami e gemme di abete rosso, evoca i profumi di una foresta di montagna. La Sicilian Countryside, con la sua rosa selvatica e verbena limoncina, cattura l'essenza della campagna siciliana. "La verbena limoncina dona note agrumate e simili al tè".
Sode perfette per essere gustate in purezza, ma che si sposano con i distillati di Selvatiq, come hanno già sperimentato bartender e ristoratori di spicco, da Ciccio Sultano a Ragusa, a Matias Perdomo (Contraste) a Milano fino a Enrico Crippa (Piazza Duomo) ad Alba. "I nostri prodotti sono concepiti per esaltare i sapori dei piatti e creare esperienze di mixology uniche", conclude Sandri, che racconta il prossimo passo dell'azienda. “Siamo nati con la logica delle release limitate, circa 5000-10000 bottiglie per referenza, probabilmente usciremo in futuro con nuovi prodotti maggiormente reperibili, sempre lavorando sulle piante selvatiche”. Tutti le referenze sono anche disponibili sull'ecommerce aziendale.