Dal Piemonte alla Sicilia, i commenti sulla nostra degustazione del 27 febbraio
Ogni settimana, nella sala riunioni dei nostri uffici di Alessandria, una commissione di cinque assaggiatori, guidata da Paolo Massobrio, passa in rassegna i vini che arrivano al nostro indirizzo dopo una serie di ricerche.
Molti di questi li ritroveremo poi come novità nella prossima edizione de ilGolosario (quella del 2025), alcuni altri su ilGolosario Wine Tour che sta per uscire, altri ancora fra i Top Hundred 2024 che saranno celebrati a Golosaria Milano (dal 2 al 4 novembre).
Seguiteci, leggete e cercate queste bottiglie.
ROCCHE COSTAMAGNA - La Morra (Cn)
Una cantina che per noi non ha bisogno di presentazioni oggi condotta da Alessandro Locatelli, figlio di una cara amica di Golosaria, e grande Donna del vino, Claudia Ferraresi, che ci lasciava dieci anni fa. Beviamo con la stessa soddisfazione di quegli anni il Langhe Nebbiolo "Roccardo" 2021, un grandissimo nebbiolo di Langa. Ha naso di viola e rabarbaro, decisamente balsamico. In bocca è caldo, elegante, con un tannino diffuso. Uno dei grandi Rossi italiani. Altrettanto grande, soprattutto visto in un'ottica futura, il Barolo Rocche dell’Annunziata 2020, con la violetta e l'agrume candito, la speziatura che ci riporta alla memoria il vermut, a farsi strada in una seconda olfazione. In bocca ha la finezza che ci si aspetta da un Barolo e un tannino verde figlio di una giovinezza. Saprà esprimersi ancora meglio nei prossimi anni. Che emozione questi assaggi.
FRATELLI GIACOSA - Neive (Cn)
Restiamo nelle Langhe questa volta però verso le colline del Barbaresco, in quello splendido borgo che è Neive. I fratelli Giacosa, da sempre sul nostro Golosario, difficilmente sbagliano un'etichetta. E la Barbera d’Alba “Maria Gioana” 2019, che tanto appassionava il conte Riccardo Riccardi, lo mette subito in chiaro. Una Barbera con naso di frutta e mandorla, che in bocca è pieno, rotondo, con un'acidità larga ma non pungente e un'eleganza complessiva che produce un effetto wow.
Il Barbaresco “Basarin Vigna Gianmatè” 2019 è il Barbaresco di punta. Ci sono le note agrumate, di erbe aromatiche e china che preannunciano l'incenso, che è la firma della grandezza. Il sorso è ampio, regale, i tannini vellutati. Infine l'assaggio degli assaggi, quello che nel 2006 fu nostro Top Hundred e cioè il Barolo Riserva “Scaronne Vigna Mandorlo” 2013. Un assaggio che è stato un regalo: la viola appassisce per lasciare spazio alla liquirizia nera e a note profonde di polvere e terra. In bocca è pieno, con un tannino composto e ben integrato, la giusta acidità e una persistenza che sembra non finire mai. Un sorso semplicemente perfetto. Per un millesimo, il 2013, che sta dando, oggi, grandissime soddisfazioni.
PODERI LUIGI EINAUDI - Dogliani (Cn)
Ed eccoci al riassaggio dei vini di una cantina che ha fatto la storia di questa denominazione e dell'Italia, fondata dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che credeva fortemente nelle potenzialità di questo territorio e del vitigno. Oggi il Dogliani che possiamo assaggiare porta ancora impressa questa patente di nobiltà.
Il Dogliani 2022 ha naso di frutta fresca fragrante, mentre in bocca si accompagna a una nota leggermente amarognola come ci si aspetta da un Dolcetto giovane. Il Dogliani Superiore “Vigna Tecc” 2021 invece va a cercare un naso più evoluto e complesso ma senza quella freschezza che ha caratterizzato il 2022.
Infine, sempre in Piemonte, merita segnalare il Colli Tortonesi Terre di Libarna Timorasso 2020 di Battilana 1850 di Cantalupo Ligure (Al) che si fa portavoce del vitigno timorasso in Val Borbera. Un Timorasso decisamente diverso dal versante tortonese, con naso di frutta, miele ed erbe aromatiche e una piacevole acidità, dentro a un sorso rotondo avvincente.
DE RIZ - San Pietro di Feletto (TV)
Nel 1983 Carlo De Riz acquista la prima proprietà a San Pietro di Feletto (Tv) in un momento in cui il fenomeno Prosecco era ben lungi dall'esplodere in tutto il mondo. L'intuizione sarà felice e vent'anni più tardi, nel 2004, il nipote Luca prende le redini dell'azienda e decide di investire in modo mirato su questo vino con una nuova cantina che pochi anni dopo si aprirà anche all'enoturismo, che oggi si struttura in tre diverse formule degustazione e in una serie di eventi che permettono di viverla tutto l'anno. Noi li conosciamo per la prima volta con questi assaggi e, diciamolo subito, abbiamo trovato un Prosecco maturo, importante, elegante, con campioni che crescono in piacevolezza, intensità e complessità.
Partiamo dal Conegliano Valdobbiadene Extra Dry “Costabea” con naso delicato di mela e fiori, la bollicina è fine, cremosa, l'acidità lunga e vibrante rende piacevole un sorso che per sua natura vira al dolce. Il Conegliano Valdobbiadene Brut “Costaderù” ha naso più complesso con la polpa della mela che si arricchisce dei fiori di sambuco. La bollicina è ricca e in bocca si percepisce in modo quasi tattile la buccia della mela con un finale leggermente amaricante. Nel Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Extra Brut “Caris” la mela lascia spazio all'agrume candito e alle note di pastiglia Leone. In bocca la bolla è decisamente fine e l'acidità marcata, lunga per un calice che proietta questo Prosecco nella migliore spumantistica.
AGRIRIVA - Riva del Garda (Tn)
Le società cooperative del Trentino Alto Adige sono una splendida realtà, un modello che ha fatto scuola perché tra le prime capaci di puntare sulla qualità e su una zonazione puntuale. Questa cantina è un altro bell'esempio che non conoscevamo e che abbiamo potuto toccare con mano grazie a una eccellente selezione di assaggi. Nata nel 1926 come Associazione Agraria Riva del Garda, col fine di promuovere e sostenere l’agricoltura nell’Alto Garda, la Cantina venne fondata nel 1957, mentre nel 1965 inizia l’attività del Frantoio. Dal 2000 diventa cooperativa e inizia a investire sulla modernizzazione, il rinnovamento degli impianti e lo studio del territorio. Oggi la produzione è ampia con vere e proprie punte di eccellenza.
Ci è piaciuto il Trentodoc Blanc de Blancs Riserva Pas Dosè Bio “Brezza Riva” 2019 con naso di cedro e una spiccata mineralità che si percepisce già al naso. In bocca è pieno con un'acidità marcata. Elegante e non invadente il Trentino Superiore Bio Sauvignon Blanc “Dòs de Nòa” 2022 che concilia erbe aromatiche e ananas e al naso ha equilibrio e freschezza. Il Trentino Superiore Bio Muller Thurgau “Vista Lago” 2021 porta lontano con quei profumi di frutta tropicale che dal naso rimbalzano per via retrolfattiva. La dolcezza cede però il passo alla sapidità e a un'acidità che allunga il sorso.
Passando ai rossi il Trentino Lagrein “Sasèra” 2021 offre un canestro di frutta, con i lamponi e il sottobosco a fare da protagonisti accompagnati però dalla maturità del cuoio. in bocca tornano i piccoli frutti in un sorso che vuol essere più immediato che lungo. Il Trentino Superiore Merlot “Créa” 2020 ci riporta di nuovo nel cuore dell'estate con la sua frutta matura, polposa, e una vena di affumicatura che torna anche in bocca. Più dolce ed evoluto il naso del Trentino Superiore Cabernet Sauvignon “Maso Lizzone” 2019 che ha caffelatte e cioccolato.
VICARI - Morro d'Alba (An)
La famiglia Vicari è attestata a Morro d'Alba da generazioni, in quella contrada Dal Pozzo Buono giacché qui veniva tutta la cittadina ad attingere alle acque più fresche e limpide. Oggi, a secoli di distanza, la nomea di questi terreni è la stessa, ma l'acqua ha ceduto il passo al vino. Che è firmato da Nazzareno e dai suoi due figli Vico e Valentina, bravi a interpretare questo territorio con i suoi vitigni simbolo.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore “L’insolito” 2021 è fine e persistente, con una bella frutta fresca. Già al naso però fuoriesce la mineralità del Verdicchio che in bocca si trasforma nella sapidità di un sorso dove la trama fine permette di percepire tutta la grandezza di questo bianco. Uno stile che ritroviamo nel Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva “Oltretempo” 2019 che al naso cresce in complessità con quella mineralità che si traduce in roccia e grafite. In bocca è tondo, senza rinunciare però all'acidità e a quell'eleganza che si traduce in un velo di seta.
Nonostante le lodi, sanno ancora superarsi con un vino che è la loro bandiera e la loro storia e si percepisce fin dal primo assaggio: parliamo del Lacrima di Morro d’Alba “Dasempre” 2022 che ha colore rubino impenetrabile tendente al violaceo. A naso c'è la viola, la mora, il pepe bianco. In bocca è tannico, fresco, sugoso, con finale amarognolo. Un vino di estrema piacevolezza, convivialità, voglia di bere ancora un bicchiere. Più composto e meno esuberante, ma probabilmente più complesso, il Lacrima di Morro d’Alba Superiore “Lacrima” 2021 che, con quel tannino presente, ruvido, ci racconta di possibili future evoluzioni. Il vino del futuro, insomma.
BUCCI - Ostra Vetere (An)
Villa Bucci ha firmato e firma tuttora alcuni tra i più grandi vini italiani. Abbiamo avuto la possibilità di verificarlo sia con ultime uscite sia con etichette appositamente "dimenticate" in cantina e riassaggiate anche dopo un decennio, come accaduto lo scorso anno con una verticale di Rosso Pongelli.
In questo caso applausi a scena aperta per il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2022 “Bucci” che ha un naso dove la frutta esotica e la banana si accompagnano a una speziatura di chiodi di garofano e polvere da sparo. In bocca è setoso, di grande morbidezza. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva 2020 “Villa Bucci” ha naso profondo, verticale, dove ai fiori fanno da corredo le erbe aromatiche (origano). In bocca è pieno, di grande finezza, con una stoffa setosa che pochi Bianchi possono vantare.
Il Rosso Piceno “Tenuta Pongelli” 2021 da uve montepulciano e sangiovese punta sulla polpa della frutta con un effluvio di fragola che in bocca è offre un sorso fresco e fragrante. Il Rosso Piceno “Villa Bucci” 2020, sempre da montepulciano e sangiovese, ha naso più complesso dove il caffè affianca la mentuccia. In bocca c'è la pienezza e la balsamicità con una punta di pepe sul finale. Ampelio Bucci, padre del vino italiano, resta per noi un grande!!!
ROSSELLA CICALESE - Eboli (Sa)
Un'azienda giovane, nata da un progetto di famiglia partito dal nonna e dal 2012 diventato vera e propria impresa che oggi vede al timone la generazione più giovane. La strada da fare è ancora tanta, ma le basi sono buone. Lo dimostra il Cilento Fiano “Fluminè” 2022 con il suo naso fine, corretto, con i profumi di prugna gialla così come il Campania Aglianico “Evoli” 2021, probabilmente l'assaggio più convincente. Il colore è compatto, il naso profondo, ricco anche se non ancora perfettamente espresso così come il tannino che c'è, si sente, ma pecca ancora di gioventù. Anche il Paestum Aglianico “Poggio delle Noci” 2021 prefigura un futuro da grande vino con quel pepe nero e quell'incenso dolce che al naso richiamano il vulcano e la frutta.
AZ. VINICOLA CERATTI - Casignana Mare (RC)
Ancora una sorpresa dalla Calabria che ci conferma come il greco bianco sia un vitigno capace di esprimersi con risultati clamorosi. Questa cantina storica - la foto in apertura del sito che ritrae Umberto e Pasquale Ceratti in compagnia di Mario Soldati negli anni Settanta è lì a testimoniarlo - collocata sulla Costa dei Gelsomini l'ha eletto a vitigno bandiera. Questo però appare come il tassello di un progetto teso alla conservazione del grande patrimonio ampelografico della regione che qui si è anche concretizzato nel campo-collezione di antichi vitigni autoctoni, realizzato in collaborazione con l'Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria.
Il Calabria Bianco “Rudina” 2022 si esprime con delicatezza al naso dove emergono i fiori di zagara e lo zafferano. Il profumo è intenso, persistente, profondo, seguendo un crescere di sensazioni che ritroveremo in bocca dove il sorso si dimostra pieno, vellutato con una chiusura secca invitante. Il vero capolavoro però è nell'espressione più tradizionale del vitigno: il Greco di Bianco Vino Passito 2014 sarà un assaggio da Top, per il naso fresco (nonostante i dieci anni di invecchiamento) con il profumo dei fiori di zagara che diventa essenza elegante, in bocca ritorna la frutta, l'albicocca, nel sapore come nella consistenza. Monumentale. L'azienda però si è anche organizzata in una struttura per l'accoglienza dell'enoturista che qui può godere di diverse tipologie di camere, un ristorante, la pizzeria e addirittura una spiaggia attrezzata dove vivere l'estate.
TENUTE CAMILLERI - Campobello di Licata (Ag)
Nata nel 1965 grazie al nonno Tito, negli anni Ottanta l'azienda cresce in volumi e qualità grazie al padre Peppe oggi affiancato dalla nuova generazione al timone. La struttura bianca in mezzo alle vigne invita all'assaggio e la propensione all'enoturismo viene sviluppata in un pacchetto di proposte ideali anche per chi si sta godendo il mare della Scala dei Turchi che dista una manciata di minuti. Il paesaggio però cambia completamente e tutt'intorno dominano le vigne.
Una realtà che merita conoscere e che noi abbiamo scoperto grazie all'assaggio del Sicilia Grillo “Fiumarantica” 2022, un bianco dal naso intrigante, con i fiori di zagara e le foglie di menta. In bocca è rotondo, quasi salato grazie a una sapidità che si percepisce a lungo. Il Sicilia Perricone “Affacciasuli” 2021 risulta convincente grazie alla freschezza e alla pienezza della frutta, l'albicocca matura e l'oliva verde in salamoia (ancora quella sapidità che ci ha conquistato nei bianchi). In bocca è tannico con una spada acida che arriva di taglio. Bello, intenso, convincente. Equilibrato e gradevole ma senza lo sprint del precedente, il Sicilia Merlot “Titous” 2021 che gioca tra noci e foglia di pomodoro.
Chiudiamo con una carrellata di vini che non temono il tempo.
Il primo ci ha offerto un calice dall'evoluzione sorprendente: la Malvasia puntinata del Lazio Artemisia 2016 dell'azienda agricola Le Rose che resta una realtà della nostra predilezione (peccato solo che la stima non sia reciproca e questo ci duole). Ha naso balsamico, note di acciuga e idrocarburi che prefigurano una sapidità potente in bocca, ben integrata in un sorso pieno e leggermente amaricante con una freschezza che allunga il sorso. Grande bianco!
Altro assaggio storico è il Vermentino 2011 di Loi che la spunta all'olfatto con le erbe aromatiche diventate idrocarburi.
Oppure - ma qui andiamo su uno dei più grandi rossi italiani - il Montepulciano d'Abruzzo Villa Gemma 2013 di Masciarelli che fin dal colore intenso ci fa capire che gli anni non lo hanno scalfito. Il naso è potente, intenso, con profumi di caffè, cioccolato e polvere da sparo. In bocca è pieno di giusta acidità e tannino diffuso. Immenso.
Applausi poi per l'Umbria Rosso Prova d'Autore 2012 di Roccafiore da uve sangiovese, sagrantino e montepulciano, che vanta ancora la fragranza della mora con speziatura di liquirizia. In bocca è pieno, caldo, con la liquirizia che ritorna a lungo nel retrogusto.
Infine chapeau per un campione di Montepulciano d'Abruzzo "Tonì" del 1999 (avete letto bene) firmato questa volta da Cataldi Madonna che si dimostra ancora intrigante con un naso dove la noce e la frutta secca sono ravvivati da una parte balsamica.