Il torrone è uno dei prodotti identitari d’Italia. È una gloria del Golosario, da sempre. Basta scorrere l’elenco dei PAT (prodotti agroalimentari tradizionali) censiti dal Ministero per trovarne decine di menzioni.
La sua origine è ad oggi dibattuta: qualcuno la riporta alla Benevento latina e al verbo torreo (quindi un’indicazione della lavorazione con la tostatura delle nocciole e delle mandorle), altri vedono invece un’influenza araba. Certo è che questo dolce è diffuso nell’area mediterranea con esempi di eccellenza anche al di fuori dei confini nazionali: uno su tutti il Torrone di Alicante in Spagna, che fu una prima denominazione comunale.
In Italia la zona aurea del torrone sembra concentrarsi a Nord tra Lombardia (con il celebre torrone di Cremona) e Piemonte, ma la verità è che campioni buonissimi sono, in particolare, nel Centro Sud e nelle isole: in Sardegna, in Campania, in Calabria, in Sicilia e nel parco nazionale dell’Abruzzo.
Questo da un lato guarda agli esempi di L’Aquila e Sulmona, dall’altro - nel suo versante laziale - scopre un piccolo gioiello nel torrone di Alvito, piccola località nel frusinate. La storia di questo torrone inizia già nel Settecento quando la ricetta era semplicemente una pasta di mandorle ricoperta da glassa bianca. Questa base comune è stata interpretata in vari modi dalle pasticcerie locali. Tra gli esempi che amiamo di più c’è quello della Pasticceria VM (piazza Umberto I, 31 - tel. 0776510617) fondata negli anni Trenta da Vittorio Macioce che inserì nella pasta di mandorle i pinoli e ricoprì i torroni (oggi più diffusi nella versione mignon di torroncini) di cioccolato dando così vita al torrone ducato di Alvito (in onore all’antico ducato che prendeva origine in questa città).
Oggi questi torroni sono diffusi in più varianti: al caffè, al pistacchio, alla nocciola, al bergamotto. Senza dimenticare quel cuore di pasta di mandorle da dove tutto è cominciato.
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