Viaggio a Chiesa Valmalenco, dal Tremoggia Hotel all’alpe Palù
Quando lo scorso anno vidi per la prima volta l’hotel Tremoggia a Chiesa Valmalenco pensai che questo era il posto ideale, la base per scoprire meglio quest’area della Valtellina che ha un valore a mio avviso altissimo. Per raggiungere la valle che ha un areale di circa 23 chilometri in lunghezza e larghezza, bisogna arrivare alle porte di Sondrio e poi svoltare decisamente verso la Valmalenco. Venti minuti tranquilli di salita e si arriva a Chiesa, un paesino da scoprire con il suo centro storico in area pedonale che termina con la chiesa, oggi in fase di restauro.
Il Tremoggia hotel è un bijou sotto tutti i punti di vista, ed è il calore e l’accoglienza della famiglia Lenatti che ha origini proprio qui dove mi trovo ora. Andrea Lenatti ha preso in mano con la moglie Martina le redini di questa impresa che ha davvero elementi di contemporaneità, se pensiamo al servizio di cocktail all’ora dell’aperitivo, alla spa al quinto piano, con piscina, sauna, bagno turco e infine al The restaurant che vede in cucina il bravo Enrico Lenatti (nessuna parentela stretta). Andrea è tuttavia coadiuvato da mamma Alessandra e papà Cesare, anch’egli nato qui, proprio al secondo piano di questo hotel 4 stelle con 34 camere eleganti.
Tornando a Chiesa eccoci alla tavola del Tremoggia, già faccino radioso, meritatissimo, della nostra guida IlGolosario ristoranti. Andrea che ha curato la carta dei vini, oltre a una buona selezione di Valtellinesi, offre alcune chicche, fra cui il Brunello di Montalcino di Albatreti, tanto per capirci oppure il Lugana dell’azienda La Rifra di Claudio e Luigini Fraccaroli di Desenzano, di cui ho assaggiato Il Bepi riserva 2018 e m’ha colpito fin dal naso, con quelle sottili note di idrocarburi che introducevano all’eleganza.
Il piatto imperdibile qui è il Laveggin di pizzoccheri della tradizione, ma non male, fra i primi, anche l’interpretazione della zuppa del giorno. Fra gli antipasti è da prendere l’ovetto 62° con carciofi, caprino al timo e pan brioche alle noci. Piace anche il piatto vegano: medaglioni di porri marinati al vino rosso e scottati con crema di lenticchie di Castelluccio e semi di lino. Dal Laveggin di pizzoccheri alla coppa di maialino glassata La brisaola artigianale “Fazari” è da assaggiare (benché quella Brisval di Novate Mazzola resti la migliore dell’anno), come pure gli sciatt di grano saraceno che servono su un letto di cavolo rosso. Fra i secondi ecco l’aletta di fassona piemontese scottata al ferro con patata alla nocciola e scalogno; la coscia d’agnello sabbiata al pane con peperoni agrodolci e yogurt; la coppa di maialino glassata allo zenzero e miele con morbido alla zucca (fantastica!). Merita la selezione di formaggi, che arrivano dai paesi intorno (Caspoggio) e poi i dolci: semifreddo alla castagna, pomata alle nocciole, frutti di bosco e vino bruciato; quindi il tortino cremoso alle mele di Ponte, con mascarpone, mele caramellate e croccante valtellinese.
E questa è stata davvero l’esperienza a tavola più compiuta, con uno chef che dimostra non solo di avere dei numeri, ma di voler osare con saggezza, verso accostamenti dalle felici intuizioni. Per questo ha meritato, con tutta la squadra che lo sostiene e la famiglia Lenatti, il premio speciale a Golosaria di quest’anno!
Viva la Valtellina!!! Da tornarci quanto prima!