Questo è l'editoriale dell'ultima Circolare di Papillon che sta arrivando nelle case di tutti i soci in questi giorni
Scrisse così Luca Doninelli quando ci inviò una lettera per i 30 anni del Club di Papillon. Per lui il nostro sodalizio aveva questa immagine: una grande tavola imbandita, dove però si fanno incontri che diventano interessanti per la vita.
Sono rimasto assai colpito, chiudendo questo numero della Circolare, dalle lettere ricevute dove mai come questa volta ho avuto la sensazione che abbiamo messo un seme nella società. Un seme che dopo tanti anni dà i suoi frutti, se è vero che i figli di chi iniziò questa avventura, oggi, sembrano attratti da un certo modo di vivere il presente senza dimenticare il gusto. Per cui si iscrivono a un corso per imparare un metodo di conoscenza del vino oppure cercano quei volti che sono stati significativi nel nostro percorso, dove prima di tutto, lo abbiamo sempre detto, voleva¬mo imparare da chi del gusto è protagonista. E c’è un mondo di casari, giovani vignaioli, artigiani del dolce, cuochi che ti dimostrano cosa sia la ricerca del prodotto, come fa la nostra corona rossa unica delle trattorie del Golosario, Baccicin di Mele (Ge), che potrebbe insegnare a tanti cuochi in auge in questo momento. E poi sapete cos’hanno in comune questi soggetti? La gioia.
A fine settembre sono stato in un paese del Monferrato (zona assai presente nel mio diario di questo numero), in località Piagera di Gabiano dove alla Trattoria dei Cacciatori c’è la signora Velis che cucina. Era un venerdì a pranzo, fuori il parcheggio era pieno e la gente attendeva che aprissero l’ingresso. Alle 12,30 in punto sono entrati tutti e in un battibaleno il locale si è riempito. Dopo dieci minuti è passata Velis con un paiolo di panissa straordinaria e io non ho potuto fare a meno di fare il bis. Ma quello che mi ha colpito era la gioia che si leggeva nei suoi occhi mentre scodellava quel riso coi fagioli. Lavora solo a pranzo, potrebbe già essere in pensione, eppure è lì a servire anche il bollito misto e il cotechino, sempre col sorriso che è lo specchio della sua passione: far stare bene la gente. Venite – sembra dire pure lei – c’è posto per tutti.
È come il manifesto programmatico di Golosaria che si svolgerà a Milano, dal 2 al 4 novembre, per la prima volta nei padiglioni della Fiera di Rho Pero, dove arriveranno tanti volti come questi, ma uno su tutti io lo attendo ed è Sumito Estevèz, uno dei più grandi cuochi del Venezuela, che ha dovuto lasciare il suo paese, ma ha dentro il medesimo sorriso di Velis, perché nulla può un Potere per ridurre una passione, un desiderio. E allora venite, c’è posto per tutti. Per chi vuole mostrare la sua innovazione e chi, pur essendo già affermato, ha tanto ancora da raccontare. Golosaria è un po’ come quelle mattine con il buio, quando il sole spunta dalla notte e velocemente irrora tutto di luce. Ho passato un’estate così: sveglia alle 5 nel silenzio assoluto, ascoltando il canto del gallo che preannuncia l’arrivo della luce. È la metafora del nostro evento, che nasce piano piano, ma ogni volta che succede, ogni volta che arriva, diventa un’occasione unica di umanità che si incontrano e si raccontano. Certo dietro c’è la passione nostra di narrare ogni dettaglio, che nasce quando trent’anni fa inventammo le “Giornate di Resistenza Umana” per andare a trovare chi eroicamente accendeva una luce nel luogo dove era nato, producendo qualità. Poi tutto è cresciuto, passo dopo passo, fino a quella che sarà l’edizione “meravigliosa” - così abbiamo deciso di comunicare Golosaria - che avrà come titolo “Territori, Identità e Futuro”.
Il Club di Papillon ha dato il la, la società Comunica prima e Golosario&Golosaria srl oggi, l’hanno resa possibile, lasciando alla nostra Associazione l’onere di organizzare in primavera l’edizione del Monferrato, dove tutto e nato. E dove abbiamo anche concepito i nostri libri di quest’anno: le guide de IlGolosario, l’agenda Adesso, e il programma di questa Golosaria 2024. Un evento che nasce da un territorio dalla forte identità e che si lancia al futuro. Con l’idea di dire, senza timore alcuno: “Venite c’è posto per tutti!”