Per conoscere un'ampia varietà di paesaggi, monumenti, prodotti e sapori
Sino a non molti anni fa e spesso ancor oggi dell’Abruzzo si parlava e si parla al plurale: gli Abruzzi. La motivazione è la seguente. Nel 1273, Carlo d’Angiò, re di Sicilia il cui dominio comprendeva dal 1233 il territorio abruzzese, ritenendo troppo ampia e complessa da gestire sul piano burocratico e di governo quest’area che andava dall’Adriatico al Gran Sasso, divise il giustizierato, cioè il distretto, d’Abruzzo in due parti amministrative: l’Abruzzo Citeriore e l’Abruzzo Ulteriore, fra loro separati dal fiume Pescara. L’uso del nome al plurale si deve a tale distinzione che perdurò sino al 1963, quando si decise di unire amministrativamente le due zone in una sola regione, l’Abruzzo. La decisione fu attuata soltanto con l’istituzione delle Regioni, nel 1970, quindi in tempi relativamente recenti, ragione per cui spesso si sente ancora parlare di Abruzzi.
La bellezza della varietà
Ma quali furono gli elementi di complessità che spinsero il re di Sicilia a trasformare l’Abruzzo in Abruzzi? Molti di essi persistono. L’Abruzzo si estende su 10.800 chilometri quadrati, con una prevalenza di territorio montuoso (65%), mentre i restanti terreni corrispondono a un 34% di colline e all’1% di pianure.
Le pianure comprendono i 130 chilometri della linea costiera adriatica e, all’interno, la Piana del Fucino. I sistemi montuosi dei Monti della Laga, del Gran Sasso d’Italia, della Maiella, del Sirente - Velino e dei Monti Marsicani creano un intrico di valli e di comunità che vi vivono spesso distanti fra loro e che, oggi, sono un patrimonio di borghi da visitare e scoprire per le loro peculiarità, mentre un tempo erano isolati, raggiungibili soltanto per strade impervie. L’esclusività dell’Abruzzo è dovuta a questa sua conformazione e alla varietà di paesaggi, che, sul piano monumentale, si è arricchita nei secoli di luoghi di culto eremitici e abbaziali in numero difficilmente riscontrabile altrove.
Viaggio in Abruzzo
Il recente educational tour #abruzzofoodexperience voluto e sostenuto da Camera di Commercio Chieti Pescara e Regione Abruzzo –-Turismo dal 16 al 20 settembre 2024, organizzato da AbruzzoTravelling.com (link), ha dimostrato a operatori e comunicatori del turismo l’attrattiva di tale varietà. Il tour ha coinvolto i territori del Chietino e del Pescarese proponendo visite a Vasto, sulla Costa dei Trabocchi, a Fossacesia, nel Parco Nazionale della Maiella (www.parcomajella.it) alle Gole e all’abbazia di San Martino in Valle, a Pennapiedimonte, alle sorgenti del Verde e a Guardiagrele, a Farindola, Penne, Colle Corvino e Pescara.
Vasto - panoramaIniziando da Vasto, città portuale di 40.000 abitanti, con il suo porto di origini antiche e un golfo, corrispondente a Vasto Marina, uno i più ampi e suggestivi dell’Adriatico. Città stratificata nella sua parte alta, accoglie fra l’eleganza di Piazza Gabriele Rossetti, là dove un tempo esisteva l’arena romana, e i quartieri medievali e rinascimentali, da conoscere anche camminando lungo lo spettacolare percorso terrazzato affacciato sul golfo. Proprio su questo percorso sta il ristorante “La votta di mare” (link), in Piazza San Pietro, poco distante dal portale superstite dell’omonima chiesa romanica trascinata a valle da una frana nel 1956. Cucina di mare e di terra, con influenze del vicino Molise.
Brodetto alla VasteseDa visitare Palazzo d’Avalos, sede della Pinacoteca e dei Civici Musei Archeologico, del Costume e di Arte Moderna.
http://www.museipalazzodavalos.it/
A Palazzo d’Avalos sono imperdibili i giardini alla “napoletana” che evocano la disposizione e la struttura del celebre chiostro del Monastero di Santa Chiara a Napoli.
Fra mare, vigneti e uliveti
L’abbazia di San Giovanni in Venere, attestata dal XII secolo, sorge a Fossacesia sul sito del preesistente luogo di culto dedicato a Venere Conciliatrice, patrona delle donne che avevano difficoltà a diventare madri. Una fonte ricorda la consuetudine di immergersi nelle sue acque al fine di ottenere la gravidanza per intercessione divina. Già sede anticamente di scriptorium benedettino, conserva un ampio chiostro e una grande cripta con affreschi medievali. Intorno all’abbazia, dal 1954 affidata ai frati Passionisti, venne costruita nel XIII secolo una rocca a difesa dalle incursioni di pirati normanni e saraceni, scorrerie frequenti data la sua posizione su una collina di uliveti prospiciente il mare e data anche la sua ricchezza. Nell’abbazia vivevano all’epoca, infatti, 70 monaci e da essa dipendevano 78 feudi che all’abbazia recavano tributi in prodotti agroalimentari e denaro. La fortificazione è andata distrutta nel tempo. https://www.sangiovanninvenere.it/
Il mare dominato dall’abbazia è quello della Costa dei Trabocchi, costruzioni simili a palafitte utilizzate storicamente per pescare vicino a riva senza bisogno di una barca. La Costa dei Trabocchi ne comprende una trentina, una minima parte dei quali appoggiati alla costa, mentre gli altri a una decina di metri di distanza.
Le particolari strutture, che Gabriele D’Annunzio, abruzzese di Pescara e che sulla Costa dei Trabocchi a San Vito Chietino visse nel cosiddetto “eremo” ancora oggi esistente (proprietà privata), definì simili a ragni, sono macchine da pesca funzionanti con un argano. L’argano, spinto a mano, consente di abbassare e sollevare le reti, legate a lunghe antenne. Ne è un esempio il Trabocco di Punta Tufano a Vallevò di Rocca San Giovanni, presso il quale è possibile assistere alla dimostrazione del funzionamento con spiegazioni dettagliate fatte da Rinaldo Verì. https://www.traboccopuntatufano.eu/
A pochi metri dal Trabocco di Punta Tufano si trova il ristorante “La Locanda dei tre sassi”, dove il pesce e i molluschi arrivano letteralmente a KM0, con cucina di ottima qualità anche per la scelta di ingredienti del territorio (link).
Sta sulle colline di vigneti che godono della vicinanza al mare di Vasto l’Azienda Agricola “Fontefico” dei fratelli Altieri: agricoltura biologica, attenzione alla tradizione, promozione dinamica, idee chiare su metodi e strategie, “Fontefico” si sta affermando già da alcuni anni nel panorama dei migliori vini del territorio con il Cerasuolo d’Abruzzo Superiore, il Pecorino Superiore, Il Montepulciano d’Abruzzo DOC, il Trebbiano d’Abruzzo e l’Aglianico (link).
All’insegna del biologico è anche la produzione di Frantoio Oleario Giocondo di San Vito Chietino. Cultivar: Gentile di Chieti e Leccino. Variazioni su tema: oli aromatizzati al limone o all’arancia. Il Frantoio è stato fondato nel 1930; oggi, a distanza di quasi un secolo, se ne occupano Dino De Santis, ingegnere con attenzione alle nuove tecnologie, e la moglie Cinzia, che si occupa di eventi, commerciale e visite in frantoio. (link)
Sulla Maiella, dai geositi Unesco alla “Matera d’Abruzzo”
Sono ben tre, concentrati sull’arco di pochi chilometri, i geositi Unesco di Fara San Martino, in provincia di Chieti: le Gole di San Martino, il monastero di San Martino in Valle e le sorgenti del Verde.
Le Gole, prodotte dall’erosione dell’acqua, tramandano la tradizione di un prodigio compiuto da San Martino di Tour che, diventato miracolosamente gigantesco, aprì con la sola forza delle braccia il varco fra i monti. Da qui parte un percorso che arriva al punto più alto della Maiella, il Monte Amaro (2.793 metri).
A poche centinaia di metri dalle Gole si trova il monastero di San Martino, risalente all’anno 829. L'abbazia fu quasi completamente ricoperta da pietre franate e detriti nell'alluvione del 1818. I primi scavi per riportarla alla luce furono realizzati nel 1891. Agli scavi partecipò tutta la popolazione, qualcuno anche con l'aiuto del solo cucchiaio, unico attrezzo in suo possesso, tanta era la forza devozionale degli abitanti del posto. Vari interventi di restauro si sono susseguiti, sino agli ultimi e conclusivi del 2009. Sgorga a 410 m s.l.m. il fiume Verde, affluente dell' Aventino, che deve il nome alle sue acque limpidissime. (link)
Sempre in provincia di Chieti, non lontano da Fara San Martino, si trova Pennapiedimonte, il paese degli scalpellini. Qui le case sono scavate direttamente nella roccia o fatte con blocchi di pietra delle vicine cave. Arroccato su un colle, il paese evoca Matera, al quale, in dimensioni minori, è paragonabile. Si suggerisce una sosta gustosa al ristorante birreria “La Macina”, ricavata da un antico frantoio nella pietra (link).
Infine, Guardiagrele, fra i Borghi più Belli d’Italia, la “porta della Maiella” con il Duomo che custodisce nel suo Museo il prezioso crocefisso di Nicola da Guardiagrele, l’orafo più famoso del XIV – XV secolo, il Museo Archeologico e il Museo del Costume e della Tradizione e il Museo dell’Artigianato Artistico.
Oltre a essere nota per la lavorazione del ferro battuto e dell’oro, Guardiagrele lo è per la sua pasticceria e in particolare per le Sise delle Monache, dolce formato da tre pan di Spagna, crema pasticcera e tre protuberanze che ricordano le tre cime montuose più alte dell’Abruzzo (Gran Sasso, Maiella e Sirente) o, secondo la tradizione popolare, i seni delle pettorute monache di un convento locale. (link)
Le Terre Pescaresi e l’antidigiuno
Lo “Sdjiuno” è la merenda contadina di metà mattina e comprende formaggio pecorino, salumi, un dolcetto e un bicchiere di vino rosso. La parola sta a indicare l’interruzione del digiuno da parte dei contadini che si alzavano all’alba per lavorare nei campi, negli uliveti e nei vigneti.
La corroborante merenda ha come elemento immancabile proprio il Pecorino che a Farindola ha un suo Consorzio (www.pecorinodifarindola.eu). La sede è presso la Casera Consortile di Via Circonvallazione e sono 12 i produttori associati, operativi, oltre che a Farindola, nei territori comunali di Montebello di Bertona, Arsita, Bisenti, Penne, Villa Celiera, Civitella Casanova, Castelli e Carpineto della Nora. Il Pecorino di Farindola è l’unico ottenuto utilizzando caglio di maiale e a produrlo sono per tradizione le donne.
Nell’area di Farindola, a una decina di chilometri, si trova Penne, località anch’essa riconosciuta fra i Borghi più Belli d’Italia, ricca di palazzi storici in mattoni rossi a vista e di pittoresche viuzze e scalinate.
Poco distante, a Collecorvino, da degustare i vini di Cantina Contesa, produzione biologica e ampia gamma, dal Trebbiano d’Abruzzo all’Abruzzo Passerina, comprese proposte di spumante (www.contesa.it).
Per una cena di classe, attenta a forma e sostanza, il suggerimento è “La Cantinetta del Colle” a Montesilvano alta. Qui Franco Briga, un passato da stilista ai vertici del mondo della moda, otto anni fa ha deciso di proporre bellezza e bontà agli ospiti del suo ristorante. Il filo rosso delle sue due vite è la parola “stile”, nella scelta degli arredi del suo locale, che è un ex granaio, in quella di soprammobili e suppellettili, sino ai menu, che cambia periodicamente in base a stagionalità e ispirazione. La proprietà propone anche appartamenti in B&B (link).
Punto finale o iniziale di un ipotetico viaggio nelle Terre Pescaresi è il Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara, la cui sede è nelle ex carceri e in uno dei quartieri storici della città, a pochi passi dal porto, lo stesso quartiere dove nacquero Gabriele D’Annunzio e Ennio Flaiano https://www.gentidabruzzo.com/.
Storia, antropologia, tradizioni raccontano qui le radici abruzzesi, indispensabili per comprendere quegli Abruzzi bellissimi ed esigenti che misero alle strette l’organizzazione di re Carlo d’Angiò.