I vitigni resistenti hanno iniziato il loro cammino per entrare nel disciplinare dei vini a denominazione d'origine

Li abbiamo seguiti fin dall'inizio, incontrati a Golosaria quest’anno e bevuti (anche come grappa ieri sera). Ora anche l'Unione Europea apre un importante spiraglio per la Doc I Piwi cioè i vitigni resistenti hanno iniziato il loro cammino per entrare nel disciplinare dei vini a denominazione d'origine. Iniziato perché il cammino è ancora lungo, come spiega il professor Attilio Scienza intervistato su winenews (link): grazie alla modifica del Regolamento (Ue) 2021/2117, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 6 dicembre, sarà infatti possibile includerli nei disciplinari di produzione delle denominazione dove finora erano stati esclusi per l'esclusività data alla Vitis vinifera (vite europea) in purezza, mentre in questo caso si tratta di incroci con vite americana e asiatica. La svolta quindi è importante perché si tratta di un riconoscimento dal vertice della piramide istituzionale che però ora dovrà essere ripreso a cascata dagli altri organi di governance vitivinicola, quindi Regioni e Consorzi, dopo che queste modifiche saranno recepite anche in Italia.

La strada comunque è aperta anche perché, in Europa, alcuni Paesi si sono già mossi in questo senso, con maggior decisione e impegno dell'Italia. Il riferimento infatti va ai nostri storici concorrenti d'Oltralpe che hanno già inserito due vitigni resistenti nel disciplinare di Champagne e Bordeaux. Come spesso accade in Italia, però, i produttori stessi si sono dimostrati più lungimiranti delle istituzioni e alcuni stanno già vinificando queste uve con risultati esaltanti. Noi abbiamo iniziato a seguire i vini Piwi fin dai primi passi mossi dalle cantine italiane e con più decisione quest'anno con alcuni clamorosi assaggi come quelli raccontati da Paolo Massobrio su LaStampa (link) delle cantine Vin de la Neu, Poggio Pagnan, Ca’ Apollonio e Terre di Cerealto. In particolare i campioni di queste ultime due cantine cioè il Veneto Bianco Souvignier Gris “3/6/9” 2019 e Veneto Bianco “Cerealto” (johanniter e bronner) 2018 si sono dimostrati così convincenti da meritarsi il Top Hundred 2021.
bottiglie.jpgLe cantine Piwi però sono state protagoniste anche a Golosaria grazie al progetto del giovane enologo Nicola Biasi (link) che ha voluto portare sul palco di Milano una pattuglia di produttori che credono fortemente alle potenzialità di questi vitigni.

L'ultima novità in tema Piwi l'abbiamo registrata ieri con l'assaggio di Paolo Massobrio della nuova grappa firmata Capovilla ottenuta proprio dalla distillazione di vinacce da questi vitigni. E a Bassano del Grappa è addirittura in arrivo la prima Piwiteca
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