Rieccoci a Silvano d’Orba da Ar Dòu Veje
Ogni qualvolta da Torino scendo laddove le mie origini mi chiamano, in quelle terre in cui Novi Ligure segna il confine della pianura, per espandersi in quelle colline che inerpicandosi in un saliscendi continuo vanno alla ricerca del mare portandosi dietro profumi di viti armoniose, di funghi maestosi e di coltivazioni aspre e variopinte. E sempre vorrei ripercorre a tavola quei ricordi d'infanzia, quei sentori genuini che mi riportano ai bei tempi andati. Possibilità in zona, se allarghiamo un poco l'orizzonte, ne esistono e, tra i tanti, sale la tentazione di ritornare a trovare Enza alla Locanda dei Narcisi o i fratelli Bondi alla Locanda dell'Olmo a Bosco Marengo o Simone e Claudia al Moro di Capriata e altri ancora, ma da tempo mio cognato, che assieme ad altri parenti mi accompagna in alcune scorribande gastronomiche mi sussurrava all'orecchio di un locale di cucina varia ma a predilezione marinara, a Silvano D'Orba sulla direttissima Novi-Ovada della cui cucina si era innamorato. Non sempre lo seguo nei suoi suggerimenti, ma guardando il nostro vademecum trovo il locale in questione brevemente segnalato senza giudizi definiti e mi convinco che talvolta è bello cambiare così prenotiamo per la domenica 23 febbraio.
Ed eccoci di domenica quel poco di famiglia che mi rimane nelle terre d'origine, sorella e cognati, al desco del Ar Dòu Veje, cioè alle Due Vie nel dialetto locale di schietta derivazione genovese.
Locale lindo, pulito ed essenziale ma con quel tovagliato in tessuto che oggi è impossibile trovare anche in locali di lusso, tavoli di una volta solidi e massicci ben piantati a terra e ben distanziati e in numero corrispondente alle capacità della cucina. La mamma Elisiana in sala e ai fornelli figlio e fidanzata. Lui Federico, guarda caso fa di cognome Arecco come me, ma in quella zona ancora Piemonte, ma a un passo della Liguria gli Arecco abbondano e non sono parenti.
Leggiamo il menu tra terra e mare e ci colpisce proprio la sua anima doppia divisa tra la tradizione piemontese e la più schietta cultura marinara, il tutto trattato con mano lieve, gentile e corretta. Semplicità, armonia, originalità che tende all'estremo rispetto per il cliente.
Dai nostri piatti provati ricordo acciughe impanate e fritte. Cosa esiste di più classico e scontato dal mare ligure? È però una cartina di tornasole per il locale. La versione di Ar Dòu Veje era perfettamente classica. Ci ha messo subito di buon umore l'invitante piatto da condividere in mezzo alla tavola.
A seguire insalatina di finocchio con gamberi sbollentati e dadolata di arance fresche,
vellutata di ceci con lamelle di mandorle tostate e crostone di pane aromatizzato al rosmarino.
Fuori menu agnolotti con ripieno di asina burro e salvia. Piatto non comune ma da influssi monferrini. Buonissimi equilibrati e goduriosi al tempo stesso.
Sempre dal menu, calamari di patate e gamberi su crema di piselli, taglierini all'uovo con filetto di triglia, pomodori secchi e ricotta tiepida.
Non manca la classica battuta di fassona ed altre piacevoli tentazioni.
Tutte le portate all'insegna dell'armonia e della nitezza dei sapori, le cotture corrette nonché la presentazione curata ci hanno sinceramente colpiti e convinti. E' chiaro che il giovane chef Federico e la fidanzata Sara hanno scuola ed esperienza sulle spalle e anche un futuro roseo davanti. A renderli ancor più meritevoli ai nostri occhi quanto si sono prodigati, in occasione dell'alluvione dell'Orba nel 2019 e poi durante il Covid a cucinare per 300 persone in difficoltà a Castelletto D'Orba e a fornire pasti a chi, in quei tragici momenti, aveva bisogno di tanta solidarietà. Documentarsi per credere. Noi abbiamo toccato con mano e letto le carte.
Ritornando all'oggi noi vorremmo riuscire a rivarcare la soglia di questo grazioso locale magari in occasione della presenza in menu della loro zuppa di pesce che mi hanno riferito indimenticabile.
Due parole ancora sulla carta dei vini. Lista non ampia, ma con scelta intelligente come in realtà dovrebbe essere in locali di quella impostazione. Vini locali sul podio, tra questi abbiamo provato Camghè Gavi 2022 di La Guardia di Morsasco (Al) e il Dolcetto Ovada superiore Du Riva di Az. Agricola Tacchino di Castelletto d’Orba (Al) veramente sorprendente. Prezzi assolutamente corretti: antipasti 13/14 euro, primi piatti 14/16 euro, secondi 15/18 euro, dessert 7/8 per un totale di pranzo completo a circa 45-50 euro.
Ar Dòu Veje
Via Novi 4
Silvano d'Orba (Al)
Tel. 0143 882109