Un pomeriggio tra le vigne e la cantina di Casa Corini di Costigliole d'Asti
«L’interpretazione dei tuoi sogni ha spronato me e i viticoltori che ti leggono a cercar di fare meglio».
Con queste parole Angelo Gaja racconta il suo rapporto con Lorenzo Corino, ideatore del Metodo Corino, ovvero un insieme di pratiche agronomiche che si focalizzano sulla vitalità del terreno e dell’ambiente, attuando scelte innovative in vigna meno invasive possibili, dove si cerca di lasciare libera espressione alla vite che deve seguire i suoi ritmi – e le sue forme – naturali, senza “costrizioni”.
Spinto dall’interesse verso questa filosofia produttiva – e consigliato da Paolo Massobrio che condivide con Lorenzo un rapporto di forte amicizia – decido di andare a Costigliole d'Asti accompagnato da Andrea, Emanuele, Filippo e Giovanni – curiosi e appassionati amici winelovers – a visitare l’azienda della famiglia Corino, dove il figlio Guido porta avanti con lungimiranza l’attività di Case Corini.
Ad accoglierci troviamo la solare Yuko, giapponese di nascita, con prestigiose esperienze lavorative alle spalle (Côte d'Or in Borgogna vi dice nulla?): ci conduce nella vigna sperimentale dell'azienda, a pochi metri dai cancelli di ingresso. A colpo d'occhio ci si rende conto che non è una vigna come le altre. Viti che differiscono per forme (alcune ad alberello, altre a guyot semplice) e per età (da giovani barbatelle di nebbiolo a venerande piante di barbera che arrivano anche a 90 anni); vitigni che differiscono anche per varietà, senza seguire una presunta “logica di parcellizzazione”.
Barbera, nebbiolo, grignolino, freisa. I vitigni autoctoni monferrini qui incontrano un terreno morbido, con un suolo ricco di humus e di profumi che emergono anche grazie ad un'attenta viticoltura, dove il trattore è vietato e il terreno è quindi libero di respirare, evitando pesi eccessivi che renderebbero troppo compatto il terreno. Yuko ci racconta la passione e soprattutto il sudore che viene speso per “accompagnare” la vigna durante tutto il suo ciclo evolutivo; sforzi fisici – e anche economici, come contrariamente si potrebbe pensare – che poi si riflettono inevitabilmente nel bicchiere. In cantina la mano dell'enologo è leggerissima e interviene solo in casi estremi.
Botti grandi di rovere e ciliegio, tronco-coniche e barriques ci attendono pazientemente in cantina, dove procediamo con gli assaggi. Cominciamo con l'annata 2016, “Achille” il nome dell'etichetta, nebbiolo e barbera i protagonisti. Sorso bilanciato, tannino delicatissimo. Sentori erbacei quasi officinali e piccoli frutti di bosco.
Procediamo con “Centin”, nebbiolo in purezza che della vendemmia 2017, che ci parla di humus e sottobosco, di un frutto succoso e zuccherino. Il tannino non è ancora inquadrato, gratta ma promette un buon invecchiamento. Dello stesso anno assaggiamo la barbera “Barla” (dal nome del vigneto situato a Mongardino, il mio comune di adozione): un vino potente e persistente, con carattere e “ciccia”. Come direbbe Paolo Massobrio, è una Barbera da mangiare, profonda. Dai profumi eleganti ma rustici, con frutti rossi croccanti e un'acidità pregnante. Il miglior assaggio di oggi senza dubbio.
Per terminare al meglio il tour, Yuko estrae dalla botte il “Bricco” millesimo 2018, vinificato con le uve provenienti dalla vigna sperimentale sopracitata. Un mix di uvaggi che regala un naso decisamente più complesso dei precedenti, ma che rende difficilmente riconoscibili i sentori. Un vino che rimane contadino nella sua potenza, con il riposo in botte acquisterà sicuramente un qualità gusto-olfattiva significativa.
Insomma, un pomeriggio che ci fa innamorare ancor di più del vino e dei suoi principali attori, uomini e donne che – pur provenendo da luoghi e società molto diverse – trovano il loro comun denominatore nel rispetto della natura e nel culto del vino, il nostro nettare prediletto.
Casa Corini
strada San Martino, 8
Costigliole d'Asti (At)
tel. 3470516820