In ricordo di Pier Ettore Camerano, uno dei vini con cui la sua famiglia ha fatto, e fa,  conoscere la grandezza del “re dei vini”

Era sufficiente un primo, timido, assaggio, perché, improvviso, calasse il silenzio. Immediato, lo stupore di trovarsi spiazzati da quel piccolo sorso, quasi si fosse davanti a un’opera d’arte di bellezza senza eguali. I suoi Barolo, e quel silenzio, i compagni di viaggio di una vita di Pier Ettore Camerano, vignaiolo sommo, ahinoi, volato in questi giorni tra gli angeli. Come tutti i piemontesi veri, schivo e poco incline a finire sotto ai riflettori, in verità è stato uno dei grandi barolisti, capace di scrivere una pagina importante della storia che da 140 anni vede la sua famiglia produrre Barolo di Barolo, secondo una filosofia che dal 1875, e poi di generazione in generazione, si è sempre fondata e si fonda sull’estrema cura del territorio e dell’ambiente, aprendo senza pregiudizi alle nuove tecniche vinicole, ma senza mai dimenticare il passato. Il suo credo, nessuna concessione alle mode per produrre i grandi vini delle Langhe, in primis il Barolo e i suoi “cru”, come la tradizione vuole.
La sua eredità è in buone mani, perché a raccogliere il testimone, e a occuparsi di cantina (con il punto vendita, situati nel cuore del comune di Barolo, in via Roma, poco prima del Municipio), dei 12 ettari di proprietà (coltivati a Nebbiolo, Dolcetto e Barbera) e dei vini (oltre ai Barolo, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba e Barolo Chinato), i figli, Vittorio e Francesca, il primo vignaiolo di razza, la seconda formidabile portabandiera della casa.

Per quanto ci riguarda, detto che Dolcetto, Barbera e Nebbiolo, sono di classe sopraffina, tanto che ogni volta che li troviamo in carta, non ce li facciamo sfuggire.
Tra i nostri vini della nostra predilezione, in quanto unici per la loro autenticità, per i loro sensazionali profumi senza compromessi, e per il loro gusto capace di raccontare la terra in cui nascono in modo affascinante, il Barolo Cannubi San Lorenzo ed il Barolo Terlo, entrambi prodotti con stile tradizionale, con macerazioni di oltre dieci giorni di durata e affinamento in botti di rovere a 25, 30, 50 ettolitri, tutt’e due dallo stile un po’ austero, con i tannini che si fanno sentire quando sono giovani, ma che sono garanzia di lungo invecchiamento per chi non abbia fretta, e soprattutto, resista alla tentazione di stapparli subito.
Il nostro abbraccio, con il Barolo Cannubi San Lorenzo, che ci ha conquistato anche nella espressione di un millesimo, il 2012, per molti non felice, e che invece, nel caso dei Camerano, è tutto da scoprire. Dal colore rosso rubino con riflessi granati, al naso ha profumi di sottobosco, tartufi e finocchietto selvatico, note floreali di viola, sentori di marasca e prugna fresca, fine speziatura, mentre al palato è di grande struttura, ma elegante, sostenuto com’è da buona freschezza, per un sorso concentrato, armonico e che chiude con ritorno fruttato e lunghissima persistenza. A occhi chiusi, è il “re dei vini”, il “vino dei re”! 

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