Piatti che contaminano la tradizione piemontese con ingredienti calabresi dello chef cosentino ventunenne Gabriele Aloia
Il sorriso (dietro la mascherina d'ordinanza) di uno staff giovanissimo – età media 20 anni – è il nuovo biglietto da visita di questo nostro storico ristorante di campagna posto su un crinale del Monferrato Astigiano. Non è mai semplice prendere in mano le redini di un locale che negli anni ha “raccontato” il territorio con un menu solido e tradizionale, ma questi ragazzi, al timone da poco più di mese, hanno tutte le carte in regola per tracciare un nuovo solco nel percorso del Casot. E’ una storia, così, di passione, di coraggio e di sana imprenditorialità. A partire dalla progettualità messa in essere dal patron ventitreenne, Giacomo Rainero, e dalla personalità che già mette in mostra tra i fornelli lo chef cosentino ventunenne Gabriele Aloia, bravo a “contaminare” senza stravolgerla, la tradizione piemontese con le materie prime d'eccellenza della sua regione. Insieme a lui, Lorenzo Grillo (18 anni), mentre in sala si muove già con disinvoltura la sorella di Giacomo, Letizia, che sta completando gli studi alla Scuola Alberghiera di Asti. Ed è molto brava e determinata.
Il locale della frazione Serra è la chicca graziosa di sempre, di eleganza rurale, col dehors e la sala interna, più una sala in cantina.
Carta dei vini territoriale e competente e un menu tutto nuovo.
Tra gli antipasti, la scelta sarà tra “Asti e Alba”, ovvero battuta al coltello e carpaccio di fassona, olio alla rucola, cialda croccante di Grana Padano e gel di limone (€ 12), un corretto “Vitel Tunè” (€ 13)
quindi peperone quadrato di Carmagnola con il suo fondo, crema di tonno, acciughe e capperi, crumble di prezzemolo (forse inutile e troppo duro rispetto alla morbidezza iconica della carne) (€ 12), e infine (ecco la Calabria nel piatto!), un ottimo sashimi di tonno, crema di ricotta mantecata alla 'nduja di Spilinga, cipolla rossa di Tropea in osmosi (€ 15), che pare essere il piatto più gettonato. Elementi, gli ultimi due, che ritroviamo anche nell'eccellente “Risot del Casot” (carnaroli, 'nduja di Spilinga, cipolla rossa di Tropea, riduzione di Ruchè di Castagnole Monferrato) (€ 17). Corretti e senza particolare enfasi nonostante l'ottima ispirazione del piatto, i bottoni di gambero rosa nella sua bisque piccante profumata con scorze d'agrume.
Ma stupisce, invece, la mano di Gabriele nella realizzazione di due “must” piemontesi di pasta ripiena, ovvero gli eccellenti agnolotti del plin al sugo d'arrosto (€ 14), e i tajarin al ragù di coniglio (€ 13). Se non fosse per il suo accento rivelatore, ci sarebbe da domandarsi davvero se ci ha mentito sui suoi natali...
Davvero saporito e perfetto nell'esecuzione, il filetto di baccalà panato nel panko con ketchup di patate (€ 22), al pari del delicato ed equilibrato filetto di maiale marinato nella birra, riduzione di nocino e zucchine profumate al pepe ed alla menta (€ 20).
Poi, due certezze della tradizione locale: tagliata di fassona (€ 19) e “il nostro piccolo fritto misto alla Piemontese” (€ 20).
Chiuderete con una proposta di dolci (€ 8) che non tradirà il livello della serata. A partire dalla paradisiaca panna cotta con riduzione di San Simone e croccante alle nocciole, quindi “bonet 2.0” con coulis di ciliegie, e crema catalana con fantasia dello chef.
C'è anche il menu degustazione di 4 portate a € 45, mentre il venerdì – dalle 18.30 alle 20.30 – si può raggiungere il Ristorante Del Casot per l'aperitivo con un drink o calice di vino, e dodici appetizer realizzati da Gabriele (€ 15). Sono giovani, bravi e coraggiosi. Merita salire in auto e raggiungere questo angolo incantato di Monferrato per toccare con mano il loro progetto di cucina e di servizio.
Ristorante Del Casot
Castell'Alfero (At)
loc. Serra - via Serra, 76/77
tel. 0141204118
Riposo settimanale: martedì