Una normativa UE stabilisce che anche i pesci di piccole dimensioni possano essere utilizzati dall’industria cosmetica. Per Federcoopesca: “Nuovo modo di guardare all’economia blu”

La lotta agli sprechi si combatte anche, e specialmente, a tavola. Su questa lunghezza d’onda - è proprio il caso di dirlo - si è inserita l’Unione Europea, che ha messo un freno all’antica pratica di restituire al mare i prodotti non vendibili, in base di una normativa che dapprima ha obbligato i pescatori a portare a terra e a sbarcare i prodotti “fuori” taglia, e successivamente consentendo la loro trasformazione anche per utilizzo cosmetico.

In sostanza, la nuova norma imposta da Bruxelles stabilisce che anche i pesci sotto taglia, ovvero con dimensioni inferiori a quelle stabilite dalla UE per la vendita, non debbano più essere buttati in mare ma, al contrario, possano essere utilizzati dall’industria cosmetica per produrre integratori alimentari e cibo destinato agli animali domestici, ma anche creme e fluidi a base di pesce, dal gambero rosa alla triglia, al nasello del mare Mediterraneo.

Una notizia recepita positivamente da Federcoopesca, che in una nota ha definito la decisione dell’Unione Europea: “Un nuovo modo di guardare alla blu economy, in grado di aprire nuovi mercati per gli operatori, anche se questo comporterà per loro ulteriori aggravi burocratici”. L’auspicio degli addetti ai lavori è che, una volta entrata in vigore la legge, questa si trasformi in uno strumento efficace per una pesca sostenibile, oltre che “In un contributo tangibile nella lotta agli sprechi”.

Per consentire ai pescatori di adeguarsi alla nuova norma, che fissa paletti rigidi indicando specie, zone di pesca e imbarcazioni soggette alle imposizioni - l’obbligo di sbarco sarà introdotto gradualmente entro il 2019 per tutti i tipi di pesca commerciale nelle acque europee. (Fonte: Ansa.it)

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