Proseguono le degustazioni dirette di Paolo Massobrio, che fanno emergere curiosità e conferme
Ed eccoci a una nuova puntata della mia degustazione libera del fine settimana, con il consueto viaggio fra le varie regioni d’Italia alla ricerca del vino vero.
Questa settimana ho anche partecipato a una degustazione dei vini dell’Etna, molto interessante, soprattutto per la loro preservazione dei vitigni autoctoni (carricante, nerello mascalese e cappuccio) che permette una certa originalità di proposta, unita al carattere minerale unico di quei terreni. L’arcipelago Etneo vuol dire oggi 1.000 ettari (l'1% della produzione siciliana) e 4 milioni di bottiglie (più o meno come a Barbaresco). Ma qui siamo su vigneti che vanno dai 600 ai 1.000 metri e oltre, che offrono al gusto quella sapidità vulcanica piuttosto unica.
In settimana c’è poi stata una divertente degustazione via facebook con i vini di Gerry Scotti (molto buoni nel millesimo 2019) che ha avuto più di 60 mila visualizzazioni. LINK
Veniamo ora ai miei assaggi concentrati nelle giornate di sabato e domenica.
Ruché di TENUTA MONTEMAGNO - Montemagno (At)
I fratelli Barea, titolari della maestosa Tenuta Montemagno, mi hanno sottoposto due Ruché e un bianco, il Monferrato Solis Vis 2018 da uve timorasso. Un vino di colore giallo brillante, pieno, che al naso colpisce per le note di frutti e fiori, ma soprattutto per quella vena verde, che ricorda catalogna e malva che nel tempo si trasformerà in speziatura minerale più marcata. In bocca ha un ingresso talmente rotondo da sembrare dolce. Che bel vino: equilibrato, piacevolmente croccante con la giusta acidità che non si impone sul resto del complesso gusto-olfattivo dal finale amarognolo.
Due i Ruché, entrambi del millesimo 2018: il Nobilis e l’Invictus. Il primo si evidenzia con un rubino più trasparente del secondo. Al naso ha la nota di rosa tipica e fresca del vitigno, con effluvi fruttati di ciliegie. Il secondo è più concentrato e persistente al naso, dove emerge la frutta fresca ben matura. Bellissimo equilibrio nel primo con un finale tannico allappante che trattiene quella rosa che ti rimane in bocca. Il secondo evidenzia anche speziature al naso, ha note più rotonde e sembra un Ruché compiuto dove vince comunque la freschezza. Ho preferito il secondo, ma qual è la differenza? Il secondo è frutto di una selezione di uve vendemmiate tardivamente. E la differenza si sente. E forse questa è anche la strada per fare del Ruché un grande vino (che talvolta ha problemi di invecchiamento). La discussione è aperta. Ma intanto grazie!
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Colli di Luni Vermentino 2019 di PASCALE FRANCESCA - Fosdinovo (Ms)
Azienda bio quella di Francesca che ci ha proposto due Vermentino: uno bianco e uno nero. Ora, il Bianco ha un colore paglierino classico con note ampie di carattere citrino dove si respira anche mandorli, fiori di arancio e alla fine mandarino (in maniera evidente). In bocca aspettatevi un vino fresco ma che poi chiude il sorso in maniera secca. Molto caratteristico.
Il Toscana Vermentino Nero 2018 è una gloria di questa area della Toscana. Ha un colore porpora trasparente, al naso senti i duroni maturi, la ciliegia più pregiata della stagione, ma anche una leggera grafite e cuoio. In bocca sembra coerente con il precedente: è fresco nella prima parte e poi chiude secco con una nota vinosa caratteristica. Curioso.
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Liguria di Levante 2018 di TERRE DELLA LUNA - Luni (Sp)
Terra della Luna è l’azienda al confine con la Toscana (è l’ultimo lembo di terra ligure) di Alessandro Vignali che ha deciso di non aggiungere solfiti nel vino, di non usare diserbanti e concimi chimici; in cantina niente lieviti selezionati, neppure chiarifica e filtrazione. I risultati? Che non tutti i vini sono al medesimo livello, perché la natura libera ti presenta il conto che vuole.
Il Vermentino rifermentato 2014 ha un colore giallo albicocca e al naso note macerate intense. C’è una leggera fermentazione e un’acidità sgraziata (ma il genere talvolta piace agli estremisti dei vini naturali).
Il Liguria di Levante Plinio 2018 è un Vermentino da uve raccolte a fine settembre. Anche qui il colore è orange, al naso si sentono sempre le note citrine macerate, ma servite con più eleganza e il frutto viene fuori con tutta la sua polpa. Al naso lo senti caldo, con declinazioni di frutti esotici abbondanti. In bocca qui c’è equilibrio, spessore, e una bella coerenza, come se il naso raccontasse molto bene la piacevolezza del palato, che ti lascia la bocca asciutta come quando hai bevuto un tè.
Il Plinio 2017 è un’altra storia e in bocca appare dolce e un po’ sfuggente: quasi irriconoscibile rispetto al campione precedente.
Passiamo ai rossi. Il Vignali di Luna 2017 (da uve syrah) ha colore rubino trasparente, al naso delle punte floreali incisive oltre a piccoli frutti (ribes). Bella eleganza al naso, in bocca è di piacevole equilibrio con un’impennata di tannini sul finale fresco.
Il Liguria di Levante Caligrè 2017 è figlio del vitigno grenache. Il rubino è brillante, le note al naso sono profonde e ricordano il sottobosco e la frutta matura, con una punta sottospirito. In bocca è importante la sostanza alcolica che rende rotondo il sorso: termina anche qui con una tannicità più marcata.
Infine il Vignali di Luna 2015. E qui ringrazio Alessandro di avermelo mandato, perché si capisce meglio il suo progetto. Ha un bel colore rubino con riflessi luminosi e buona concentrazione. Al naso il sottobosco è quasi fine e si mescola a note di mandorla e caffè. In bocca si apprezza l’equilibrio che termine con una nota di freschezza e una misurata tannicità, come nel 2017.
Chianti Montalbano 2018 di VILLA BIBBIANI - Capraia e Limite (Fi)
Eravamo curiosi, dopo le anteprime dei vini in Toscana di febbraio, dei vini di questa cantina di Capraia e Limite (Firenze). E la curiosità è stata ripagata a cominciare dal Sangiovese “Flora”, rosato 2019 con fragranza di fiore e note filigranose.
Invitante il Chianti "Montalbano" 2018 con note piuttosto intense di viola (ma c’è anche caffè), una trama equilibrata di piacevole freschezza (Che bello questo ghiotto Montalbano!).
Il Toscana Sangiovese "Pulignano" 2018 ha una punta più speziata e si conferma un cru d’elezione per questo vitigno. Al naso si apre lentamente, ma dalle spezie esce un frutto raffinato. In bocca è un racconto di equilibrio estremo, persino con la chiusura tannica accennata.
Il Toscana Rosso "Treggiaia" è taglio di cabernet sauvignon e sangiovese 2018: al naso senti un cuoio profondo, molto piacevole, ma anche note balsamiche; in bocca appare equilibrato (e questo sembra un segno distintivo dei vini di questa azienda) con una nota tannica ben levigata.
Il miglior campione tuttavia ci è sembrato il "Montereggi" Cabernet Sauvignon 2018. Che colpisce per l’intensità e la persistenza, le note erbacee coerenti con la natura del vitigno. La sua speziatura sembra evocare zenzero, ma anche qui note di caffè. In bocca si esprime in maniera esemplare, molto buono, dove l’equilibrio raggiunto è ai massimi livelli. Un plus anche per la nota fresca finale e una persistenza decisamente superiore a tutti gli altri vini.
Bravi, Bravi!!
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Teroldego “Sangue di Drago” 2013 di MARCO DONATI - Mezzocorona (Tn)
Bella degustazione quella dei vini d’antan di Marco Donati, che da sempre è il nostro punto di riferimento per il Teroldego. Del suo “Sangue di Drago” abbiamo assaggiato un 2013 e un 2001 che in bocca aveva ancora una freschezza equilibrata come il campione di 12 anni dopo. Il 2013 è infatti uno spettacolo di profumi caldi e avvolgenti, dove spiccano i piccoli frutti ma anche il cioccolato. Ed è sempre lui, rosso dall’equilibrio indomito, elegante con un finale che mostra una nota ammandorlata avvincente. Il 2001 è scuro, concentrato con note di bosco e prugna sottospirito. In bocca ha un equilibrio caldo e commovente, con tannini ancora vivi che promettono. Ha un bouquet complesso dove si evidenziano tutti i descrittori dei grandi vini rossi del mondo, con le sue speziature nobili che tuttavia non sovrastano la freschezza.
Del medesimo produttore anche un Bianco, il Kerner “Spicchio di Luna” 2014. Ancora di un bel giallo limone con riflessi ambrati; il limone poi si evince al naso e sembra un agrume fresco appena spremuto. Ma il bouquet, in realtà, mostra in tutta evidenza il frutto della passione, con la sua aromaticità particolare. In bocca, nel suo sorso equilibrato senti le erbe officinali, il rosmarino, la salvia. Fantastica pienezza! Eccezionale!
Oltrepò Pavese Barbera “Poggio della Maga” 2005 di CASTELLO CIGOGNOLA - Cigognola (Pv)
La degustazione della Barbera dell’Oltrepò Pavese “Poggio della Maga” 2005 del Castello di Cigognola è avvenuta dopo l’assaggio dei vini dell’annata in corso, di cui presto mi occuperò. Ma intanto questa Barbera color porpora con unghia aranciata dice molto. Al naso sono intriganti le note di sottobosco ed erbe officinali in un’espressione placida con speziature e frutta secca. Questa è una Barbera con gli attributi giusti, che dopo 15 anni esalta ancora la fragranza del frutto e alla fine chiude allappante, fresca, quasi a mostrare la sua gioventù.
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IL MIRACOLO DEI COLLI EUGANEI IN 4 MOSSE
La nostra attenzione ai vini dei Colli Euganei non è di oggi. Per dieci anni consecutivi, invitati dal Consorzio, siamo stati ospiti di un appuntamento in primavera che coincideva con la degustazione comparativa dei vini dei vari produttori, alla cieca. E ogni volta era una sorpresa, scoprendo che qui esisteva il miglior vino come rapporto qualità prezzo italiano. Dopodiché avremmo dato ai Colli Euganei un altro primato, che era la concentrazione di un alto numero di aziende dedicate alla produzione bio.
Ora, la prima sorpresa è stata ritrovare la piena integrità di un Veneto Pinot Grigio 2007 che a quei tempi premiammo fra i 100 migliori vini d’Italia. L’azienda si chiama Monteforche ed è di Zovon, frazione di Vo’ Euganeo. Ha un colore ramato che col tempo ha preso le somiglianze dell’albicocca matura. Al naso senti il profumo dei cachi; in bocca è uno spettacolo di equilibrio e integrità dove senti la mineralità dei colli che si esprime in maniera efficace. Grande sorpresa, pazzesca per quella sensazione di pienezza che sa ancora regalare. E qui si capisce perché i vini di Vò sono speciali.
Stessa sensazione per il Colli Euganei Rosso “Passacaglia” 2006 dell’azienda Vignale di Cecilia di Baone: si tratta del primo vino di questa azienda bio, prodotto con uve merlot, cabernet e barbera. Ha colore rubino con riflessi aranciati, al naso note balsamiche con sentori di giuggiole. In bocca il vino è spettacolare: senti ancora la pregnanza tannica con note di freschezza che conferisce la barbera (particolarmente acidula sui colli e in particolare a Baone), ma poi senti anche la crosta di un formaggio pecorino che rimarca la sua trama placida con un finale amarognolo. Anche qui il massimo dei punteggi, come nel vino precedente.
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E Il terzo campione è di Giorgio Salvan di Due Carrare, un altro punto di riferimento per noi, dacché nella maggior parte delle degustazioni alla cieca emergeva sempre il suo campione al primo posto. Ora, nella mia cantina personale c’è un vino, che per rispetto bevo solo in magnum, che si chiama “Oltre al limite e altro…”. Mentre al mio tavolo mi trovo il suo Cabernet Franc 2008. Ha un colore rubino trasparente con riflessi arancio. Al naso senti note di amaranto e ciliegie (quasi come il liquore Morlacco). In bocca il suo equilibrio è spettacolare dove emerge l’amaro della frutta sotto spirito. La senti tutta in bocca ed è una traduzione della natura erbacea del vitigno. Un abbraccio a Giorgio, che lo scorso anno conquistò una brigata di miei amici di Torino in gita. Anche loro colpiti dal valore dei vini dei Colli Euganei (e per essere dei piemontesi, questo è un gran bel complimento).
L'azienda Salvan partecipa al progetto "Vini dei Colli Euganei a Domicilio” che fa arrivare il vino delle cantine dei Colli Euganei a casa. Vedi link
Il quarto campione dei Colli Euganei è un Cabernet 2015 dell’azienda Caferro di Vò Euganeo. E qui senti in maniera spettacolare il peperone, con un frutto integro ed esemplare che esprime eleganza.
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