Sfida vinta, quella di Stefano Loffredo, che ha scelto di raccontare il suo territorio non solo con vini fermi ma con grandi spumanti
Dryas, dal greco δρυς, quercia. È il nome che Stefano e Rossella Loffredo, hanno deciso di dare alla loro cantina, a Montefredane, in provincia di Avellino, ispirati dalla presenza di una quercia secolare sul terreno dove, nel 2011, hanno realizzato il vigneto per la produzione del Fiano. Era un capolavoro della natura, quell'albero, maestoso, di rara bellezza, sopravvissuto ad anni di incuria, ed essendo la filosofia con cui loro si avvicinavano al vino, quello del rispetto dell'ambiente, ecco la scelta di sacrificare 80 piante di Fiano, pur di garantirle non solo lo spazio vitale di cui necessitava, ma anche tutti gli interventi botanici, al fine di recuperarla.
Così, come le Driadi (δρυάδες), mitologiche ninfe protettrici delle querce, Stefano e Rossella sono diventati custodi fieri e convinti di aver fatto la scelta giusta, con il nome “Dryas” che vuole testimoniare nel tempo la storia e la valenza di questo magnifico esemplare della flora del territorio.
Piccolissima realtà, che produce solo poche migliaia di bottiglie, in questi anni si è distinta per essersi dedicata alla valorizzazione del fiano d’Avellino. Dalle vigne vengono selezionate solo le migliori uve e tutti i processi di lavorazione in cantina sono improntati al massimo rispetto della materia prima, per esaltarne le caratteristiche intrinseche, con il minimo intervento umano, con la volontà di lavorare in modo moderno, ma nel solco della tradizione e nel rispetto della storia del territorio.
L'anno scorso ci ha stregato, con Griseo, da uve fiano in purezza, che con il suo colore giallo oro, luminoso, i suoi profumi di fiori, le sue note minerali, il suo sorso ricco, ma fresco e sapido, ci ha convinto conquistandosi l'ingresso tra i nostri Top e Fuori di Top presentati a Golosaria. In questi giorni la sorpresa. In degustazione tre spumanti, tutti da uve fiano. Se lo Spumante Dryas Brut, metodo charmat, nella sua immediatezza, è "pericoloso", soprattutto se servito come aperitivo, perché si fa bere, grazie ai suoi profumi di fiori d'arancio e di frutta, in particolare di mela, e con il suo sorso fresco ed equilibrato. Di carattere e di notevole personalità, i due Brut metodo classico, il primo della vendemmia 2013, tiraggio 2014 e sboccatura 2016, il secondo vendemmia 2015, tiraggio 2016, sboccatura 2018. In particolare il primo ha colore che tende all'oro, perlage di grande finezza e persistenza, naso complesso, con sentori di salvia, frutta esotica, nespole e cedro candito, caratteristica nota iodata e di idrocarburi, sorso che si distende in grande equilibrio con freschezza e sapidità, con nota minerale e fruttata che ritornano come retrogusto, con un finale di lunga persistenza. Una bella espressione del territorio.