La notizia è arrivata via facebook: venerdì è mancato Francarlo Negro. Ma no! Cerco tracce sulla rete, ma non ottengo alcun riscontro. (Non mi fido più delle notizie che arrivano dai social giacché in un mese hanno dato per morto Renato Pozzetto e Vittorio Fusari, tanto per dire). Telefoniamo con discrezione alla trattoria del Rondò di Neive che domenica aveva postato su Facebook un nuovo piatto, ma in quel momento non riusciamo a contattarli (poi scopriremo che il ristorante sta coraggiosamente continuando a tenere aperto, con gli orari consueti). Scrivo un sms al mio collega della Stampa di Alba per avere conferme. Nulla. È martedì e non so ancora nulla. Poi arriva la conferma. Ma come è possibile che uno se ne vada così, fra l'indifferenza e l'esagerata discrezione piemontese?
Francarlo lo avevo conosciuto nel 1987, quando iniziavo a scrivere sul Giornale di Indro Montanelli e talvolta anche lui pubblicava su quella pagina che si occupava di agricoltura. Poi la decisione di aprire questa osteria con la sua compagna di vita, Emanuela, cuoca sopraffina. Un luogo bellissimo ai miei occhi, con le botti di vino da cui spillare il fabbisogno. Una volta qui feci una degustazione memorabile di Barbaresco di Bruno Giacosa, che non dimenticherò mai. Altre volte mangiai rendendomi conto che in questa osteria venivano codificati i piatti veri della tradizione, persino il raro paté, o l'insalata con l'uovo, semplice, ma tutto con un sapore, biologico, grande. E poi c'era il "preferito" che è un dolce indefinibile, che mi offrì una sera salvo poi smentire che me lo avesse offerto. Era un mistero quel "preferito", dolce della scuola di Arpino, che recensii sempre (e la gente andava da lui chiedendo il preferito). Lui sorrideva, quando glielo chiedevano: "ah la guida di Paolo"... Mi stimavi Francarlo e questa era una cosa che mi colpiva. Mi invitasti un sacco di volte, con tutto il mio ufficio, da te, nel tuo ristorante. Volevi festeggiare il nostro lavoro. Io lo so che ci tenevi, ma ho sempre rimandato, perché sono un piemontese anch'io, perché sembra di approfittarne, perché, perché. E quella cena col "preferito" non c'è mai stata ed ora è un rimpianto. Ma uno come te, uno che ha avuto delle passioni vere, senza scendere a compromessi facili, sono sicuro che in questo momento sarà il preferito da chi solo è capace di un abbraccio totale. Ti voglio bene, ti ricordo così!
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