Il Mercato Metropolitano ha iniziato il suo percorso. E piace, perché è innanzitutto un luogo. Venerdì ore 12 siamo andati a fare un salto, scoprendo che il parcheggio di fianco alla stazione di Porta Genova (3 euro l’ora) immette direttamente e comodamente in questa area che si apre con un mercato della frutta e verdura divisa per colori (è la campagna “nutritevi coi colori della vita”) con diverse postazioni di street food all’aperto e aree dove vivere momenti di amicizia, alla sera, in un perimetro a rettangolo lungo che termina con quello che sarà l’agorà del cinema.

Ma quando batte il sole, ossia all’ora di pranzo, è il momento di andare dentro, come abbiamo fatto noi. E qui, si affacceranno i banchi delle cose buone italiane: dal pane preparato sul momento e venduto a ore (sì, il prezzo cala col passare del tempo) alla pizza. Detto questo apro la prima parentesi: la focaccina farcita di prosciutto crudo e mozzarella è una delle cose più buone assaggiate negli ultimi tempi. È lo spazio del Mulino Quaglia di Vighizzolo d’Este, il più gettonato, dove davvero puoi sentire cos’è il parametro di un pane buono, da lievito madre, da farine selezionate (le famose farine Petra).

Si prosegue in questo rettangolo lunghissimo dove c’è la postazione delle paste (per noi, a 7,5 euro, un piatto di tagliatelle al kamut con carni bianche. Buono, ma una forchettata in più ci stava). Eccellenti anche gli agnolotti del plin con formaggio e pere. Avanti allora con la carne e il pesce. C’è il pollo cucinato da quelli della somma Antica Trattoria del Gallo di Gaggiano, e il pesce (persino le ostriche) di Joe Pesce; c’è il taglio di fiorentina e il fritto misto. E poi c’è lo spazio dei taglieri di salumi e quello dei formaggi, della frutta e verdura coi suoi centrifugati, fino alla mescita del vino (non male il Gaja & Rey) fino al banco bar, con un caffè d’autore: Taglio.

In fondo un supermercatino di prodotti tipici e uno spazio dedicato agli show cooking. Di fronte ai banchi i tavoli. L’allestimento è povero e divertente come si confà a un luogo del genere che vivaddio è stato recuperato: hanno usato le cassette rosse della frutta all’esterno; all’interno tavoli di legno. Che dire? Questo luogo piace, e alle 13 di un giorno di sole c’era diversa gente venuta qui per uno spuntino, o per il gelato di Vanilla che si prende fuori. Lo street food funziona alla sera, con la carne cruda di Capello, la piadina e i tortellini e anche l’enoteca volante di Caravin. Per i cocktail, lo spazio di Rita è festoso ed importante. La birra è quella agricola di Pratorosso.

Il deus ex machina di questo MM, Andrea Rasca, già vede le prospettive di un progetto che era nato come temporary. A Unaproa, l’unione nazionale dei produttori di ortofrutta che ha fortemente voluto che questo luogo diventasse vivo, e vero, sono decisamente soddisfatti: se il primo giorno c’erano 5.000 persone, al secondo ne sarebbero arrivate 3.000. Ora c’è l’attesa del primo week end, di un fuori Expo dedicato - se vogliamo - alle cose minime. Come indica un tendone bianco, dove non si mangiano prodotti artigianali ma si assiste ad un filmato su Jannacci e Guareschi, che ti fanno immergere nel clima di Milano e della Bassa, di Peppone e don Camillo e del "barbun chel purtava i scarp de tennis".
Anche questa, o forse soprattutto questa, è Milano.

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