A Monteprandone, Il Conte Villa Prandone produce vini espressivi del Piceno
Anni '50 del secolo scorso. Un piccolo borgo marchigiano, nel cuore del Piceno. Qui, a Monteprandone, in Contrada Collenavicchio, Amilcare De Angelis mette a dimora 7 ettari di vigneto in mezzadria. Comincia così la storia di questa cantina, che nel 1988 il figlio Marino registra con l'attuale nome Il Conte Villa Prandone, omaggio al capostipite della famiglia, soprannominato ‘Lu Kont’, “il conte’ in dialetto marchigiano. Oggi l'azienda è giunta alla terza generazione, con i figli di Marino ad affiancare il padre nella gestione aziendale: Walter e Samuel curano il vigneto, Emmanuel è l'enologo e responsabile commerciale, mentre Marina cura la parte amministrativa.
La famiglia De AngelisNei 50 ettari vitati, trovano per lo più spazio i vitigni autoctoni: pecorino e passerina per i bianchi, montepulciano e sangiovese per i rossi. Sono vigne che crescono in un microclima particolare, caratterizzato dall'incontro tra le brezze marine e montane, e vivaci escursioni termiche stagionali e tra notte e giorno. In vigna non utilizzano pesticidi chimici di sintesi e non praticano il diserbo. Ugualmente, in cantina seguono un percorso virtuoso di riutilizzo dei materiali di scarto e una conversione graduale all’autoconsumo elettrico grazie all’impianto fotovoltaico. Le cantine per la vinificazione e l’invecchiamento si trovano 7 metri sotto la superficie, che gli enoturisti possono vistare prima di concedersi una degustazione nella sala dedicata, la Barricaia.
Dal 1988 a oggi la famiglia De Angelis ha plasmato il proprio stile produttivo alla ricerca del miglior bilanciamento tra identità del frutto e piacevolezza di beva, tra la potenza di cui la terra è intrisa e l’eleganza di cui può essere portavoce. “Abbiamo lavorato molto sulla bevibilità dei vini – racconta Emmanuel De Angelis -. Anticipando le vendemmie siamo riusciti a stare sotto i 14 gradi”. Mentre la cantina è stata interessata dal rinnovamento delle tecniche. “Abbiamo attrezzato la cantina con il freddo, ma anche rivisto le fermentazioni, l'uso del legno, le lunghe macerazioni e la sosta sulle fecce nobili”.
Oggi la cantina produce circa 300.000 bottiglie l’anno (il 65% di queste vendute all'estero), divise in due linee (Linea Premium e Linea Terra). Sono vini in cui non c’è ostentazione né opulenza, le cui durezze antiche sono state smussate, lasciando posto a tratti tanto raffinati quanto potenti.Nel bicchiere, partiamo dal Navicchio Offida Pecorino 2022 (prezzo medio in enoteca, 19 euro), che nasce da uno storico vigneto attiguo alla cantina. “Il Pecorino ha un'acidità quasi tagliente, gli facciamo fare sei mesi in vasche di cemento sulle fecce nobili e batonnage ogni settimana, il vino così prende volume e compensa l'acidità” racconta Emmanuel De Angelis. Ecco così nel bicchiere un bianco che ha la struttura del rosso per complessità e importanza, con un naso intenso che ricorda gli agrumi e le spezie (anice stellato), mentre in bocca spicca l'equilibrio tra il sorso ampio e l'acidità.
Il Cavaceppo Passerina 2022 (prezzo medio in enoteca, 18 euro), che prende il nome dall'omonima borgata, è la migliore selezione di vigneti che hanno 30 anni. Piacevole il naso, fruttato (pesca) e floreale, poi sentori erbacei e un filo speziato. In bocca è pieno, di bella intensità, corrispondente al naso, fresco e minerale.
Il Marinus Rosso Piceno Superiore 2020 (prezzo medio in enoteca, 27 euro), già Top Hundred nel 2006, è un blend di montepulciano (70%) e sangiovese (30%) che prende il nome da papà Marino. Al naso si distingue per i sentori di piccoli frutti rossi (netta la fragolina di bosco) e un soffio di polvere di cacao, mentre in bocca ha corpo, sapidità, tannini pregnanti ma integrati in un sorso che risulta vellutato. Il più rappresentativo della cantina.
Il Lu Kont Marche Rosso (prezzo medio in cantina, 40 euro) è un Montepulciano di grande struttura prodotto in 3.000 bottiglie, che affina in barriques di rovere per circa 15 mesi, per poi trascorrere 12 mesi in vasca di cemento e almeno 6 in bottiglia. Il risultato è un bicchiere che profuma di liquirizia e frutti di bosco (lampone), cacao e accenni terziari di vernice. Il sorso è nobile, di carattere, per una bottiglia dal lungo potenziale d’invecchiamento. Gran vino.