In attesa della finale di Wembley, godiamoci le sfide degli ottavi con i piatti e i vini piemontesi raccontati da Sandro Bocchio

Sandro Bocchio, originario di Masio come Paolo Massobrio, giornalista professionista e firma autorevole del quotidiano Tuttosport, è un amico del Club di Papillon fin dalla sua fondazione che lo vide fra i firmatari nel giugno del 1992.
sandro-bocchio.jpgEcco il suo racconto “goloso” che è anche una metafora del gusto… della vita, attraverso l’espressione e la rivelazione di piatti e vini del “Suo” Piemonte, abbinati alle caratteristiche e al genio sportivo di squadre, allenatori e calciatori che si sono guadagnati sul campo l’accesso agli ottavi di finale del Campionato Europeo di calcio.

Otto squadre da distribuire lungo un pasto. Un pasto - permettetecelo - alla piemontese, cui collegare Nazionali e protagonisti che hanno ottenuto i quarti all'Europeo di calcio. Per alcuni insperati, per altri traguardo minimo da cui lanciarsi verso la finale di Wembley. Un numero che ci aiuta nella scansione classica di un pranzo o una cena lontano da casa: antipasto, primo, secondo, dolce. E un superalcolico a chiudere.

Partenza con l'insalata russa, uno dei piatti maggiormente misconosciuti a causa del parallelo immediato con prodotti da banco al supermercato. O, peggio ancora, già preparati. Invece un capolavoro di equilibrio, per la proporzione degli ingredienti e la qualità della salsa che li lega: una sfida per un cuoco/cuoca. 
insalata-russa.jpgVladimir Petkovic l'ha vinta con la Svizzera, andata a eliminare i campioni del mondo della Francia: la sorpresa maggiore agli ottavi. Quella rossocrociata è da anni una rappresentativa multicolore, figlia dell'emigrazione. Tanti cognomi, tante differenti origini. C'è chi arriva dall'Africa (Mbabu dalla Repubblica Democratica del Congo, Zakaria è un misto di Congo e Sudan mentre Lotomba è angolano-congolese, Quindi Embolo e Mvogo dal Camerun, Sow dal Senegal, Fernandes da Capo Verde, Akanji dalla Nigeria) e chi dalla dissoluzione della fu Jugoslavia (Seferovic e Omeragic sono della Bosnia-Erzegovina, Mehmedi è a cavallo tra Macedonia e Albania, Gravanovic è croato-bosniaco, Shaqiri e Xhaka sono di origine albanese-kossovara). C'è chi ha radici europee (Benito in Spagna) e chi americane (il dominicano Vargas mentre i genitori di Rodriguez sono cileni). Differenze sublimate nell'unità. Non poteva che essere Petkovic, nato a Sarajevo e cittadino croato, bosniaco e svizzero, il cuoco più indicato. Nel bicchiere un Grignolino. Un vino mi grande spolvero, con tanti innamorati. È difficile da realizzare, bisogna conoscerlo fino in fondo per domarlo fino alla bottiglia giusta. Può imbizzarrirsi improvvisamente, per poi tornare docile, come il Monferace, che invecchia come un Barolo. Come la Spagna, come Alvaro Morata. Il centravanti della Juventus è fatto così: alterna fasi di stanca ad altre in cui improvvisamente diventa protagonista. I tifosi veri lo amano per questo. Sul primo preferenza alla solidità. In Piemonte significa agnolotto ai tre arrosti (vitello, maiale, coniglio).
agnolotti-ai-tre-arrosti.jpgLa stessa concretezza che ha avuto il Belgio, poco spettacolare ma pragmatico, anche per le difficoltà fisiche dei suoi elementi più geniali: Kevin De Bruyne ed Eden Hazard. Sono venuti in soccorso innanzitutto i tre uomini della difesa, abituati al palcoscenico da lungo tempo: Toby Alderweireld, 32 anni, Jan Vertonghen, 34, e Thomas Vermalaen, 35, richiamato addirittura dal Giappone, da Kobe. Con loro, l'attaccante che simboleggia la sostanza. Ovvero Romelu Lukaku, il giocatore che ogni tecnico vorrebbe per la sua dedizione e spirito di sacrificio. Un leader di fatti e non di parole. Una certezza, come gli agnolotti. Da accompagnare a una Barbera d'Asti, nel bicchiere o nella scodella con gli stessi agnolotti, come facevano i nostri nonni. Un vino che sa sempre rinnovarsi, pur venendo da un retroterra antico. 
barbera.jpgAssomiglia all'Ucraina, nata dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica e più brava con i piedi rispetto all'ingombrante vicino russo. Nel calcio si prende le rivincite per ciò che sopporta a livello geopolitico, guidata da Andriy Shevchenko, il talento più limpido emerso negli ultimi decenni. Un giocatore internazionale, che da tecnico ha saputo portare la squadra in una nuova dimensione. Come fece Giacomo Bologna con la Barbera, risollevandola con passione dopo i complicatissimi giorni del metanolo.

Il secondo è dedicato all'Italia. È la carpionata, piatto tipicamente estivo, in cui convivono acqua dolce, acqua salata e terra, legati dalla marinatura con l'aceto: milanese di vitello, milanese di pollo, alici, trota, anguilla o capitone, uovo in camicia, zucchine, cipolle.
carpione.jpgUn piatto arlecchino, come lo è oggi la squadra azzurra, non più appoggiata su blocchi storici di singoli club.  Roberto Mancini ha composto l'Italia come si compone la carpionata: elementi che possono sembrare all'opposto, ma che sanno perfettamente amalgamarsi, con l'aceto a legare il tutto. Armonico per il gruppo azzurro, respingente per gli avversari. Il vino da affiancare è il Nebbiolo: lontanissime tradizioni, da cui discendono due figli nobili quali Barbaresco e Barolo.
Uva_Nebbiolo.jpgNel calcio il suo omologo è l'Inghilterra, dove il pallone è nato. All'Europeo ha avuto bisogno di affinarsi nella fase a gironi, per diventare una esplosione di sapori negli ottavi di finale, quando ha eliminato la storica rivale Germania. Una Nazionale che sembra sempre uguale a se stessa, per tipologia, ma che rivela al palato varianti e caratteristiche una diversa dall'altra, per farsi ricordare.

E il finale è un tiramisu. Come si è tirata su la Danimarca. Avrebbe potuto slegarsi dopo lo scioccante debutto con la Finlandia (il grave incidente che ha fatto temere per la vita di Christian Eriksen e la sconfitta), avrebbe potuto arrendersi dopo la caduta con il Belgio. È ripartita, qualificandosi, con la Russia, ed è stata esaltante con il Galles. Una squadra ricca di talento e che dà soddisfazione ai tifosi, la stessa creata dall'armonia tra mascarpone, caffè, savoiardi (e Marsala, per chi vuole).
tiramisu.jpgUn dolce che richiede un vino di classe, qual è il Sauternes. Di classe è Patrik Schick. La sua rete ha esaltato la Repubblica Ceca nella vittoria sulla Scozia, un tiro morbido da metà campo, a colpire il portiere colpevolmente fuori dei pali  (“Cos'è il genio...” cit.). Parliamo di un attaccante che si offre a piccole dosi, come il Sauternes, ma che - quando lo fa - regala gesti da essenza del calcio. 

E finale con un Cognac di alto profilo, per salutare la Francia. Era la grande favorita, ha lasciato l'Europeo per eccesso di autostima. Una pessima abitudine.
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