Alla Confraternita della Barbera, atmosfera gioiosa, piatti dell’astigiano e dell’alessandrino e riflettori puntati sul sommo vino piemontese!
L’idea è geniale e invitante. E il popolo dei golosi risponde. Ci sono dei vini in Italia che sono delle bandiere di territori e, in un certo senso, dell’intera nazione. E allora perché non aprire locali dove questi stessi grandi vini sono protagonisti, studiando una cucina che favorisca in modo ideale la loro valorizzazione? A Milano, è stata apripista di successo l’Osteria del Brunello, di Tunde Pecsvari e Antonio Scognamiglio, che, come dichiara l’insegna, mette su un piedistallo sua maestà il Brunello di Montalcino e il nobile sangiovese. Molteplici poi, in tutta la penisola, le champagnerie, dove il protagonista è lo Champagne.
Per venire alla nostra ultima scoperta, all’ombra della Madonnina, da qualche tempo è aperta la Confraternita della Barbera (via Perugino 18 – tel. 0283973160), locale barberoso, appunto, dove hanno voce le decine di interpretazioni di più produttori di “purpurea Barbera”!
L’ambiente è osteriesco, da “piola” (se si sposa il significato che dà il Brero, “taverna, osteria da poco prezzo”, se si preferisce rifarsi al termine francese “piolle” che più sarebbe piaciuto al nostro conte Riccardo Riccardi, “luogo dove si beve”), semplice, insomma, con un banco bar, dove ci si può accomodare anche solo per gustare un calice, e una saletta con pochi tavoli, apparecchiati in modo spartano, dove la sosta può unire cibo e vino.
L’atmosfera è gioiosa, e la protagonista assoluta è lei, la Barbera, quella Barbera che in questi mesi, a Golosaria Milano e a Golosaria Monferrato, grazie al lavoro straordinario del Consorzio presieduto da Filippo Mobrici, ha dimostrato a quale categoria di vini appartenga, eccellenza. Poiché la produzione barberosa è sì, fiore all’occhiello del mondo del vino piemontese e italiano, ma anche simbolo del gusto di una terra, il Piemonte, i titolari, sapientemente, qui hanno pensato di mettere in tavola prodotti e cucina piemontesi.
In cucina Andrea Diamantini e Valeria Palumbo, in sala Natalia Allegretti.
Per voi battuta di fassona, vitello tonnato alla vecchia maniera, stragolosi ravioli del plin (buonissimi con burro, salvia e una leggera nota di limone), brasato, arrosto, per finire panna cotta con caramello al vermouth e immancabile, stragoloso, bonet!
Nel bicchiere? Mancano i vini della cantina simbolo della Barbera, Braida, e di qualche altro alfiere del sommo vino piemontese... Sicuri che presto il “coro” di voci barberose sarà al completo, state certi che con quel barberista Docg che è Tommaso Pisano, non rimarrete certo a bocca asciutta. E di Barbera in Barbera, passando tra le “50 sfumaure di Barbera”, sarà felicità!