A Milano, un’ osteria dove i piatti son fatti con amore, l’accoglienza impeccabile, i vini selezionati con competenza
Una storia bellissima. Di quelle che nascono all’ombra della Madonnina. E che ogni volta che “sbocciano”, dicono quanto sia grande e unica Milano. Protagonisti, Tecla e Gabriele. Siamo nel dopoguerra, negli anni “del boom”, lei, veneta, lui, sardo, e nella “Milàn col couer in man” – aperta a tutti, unica condizione per essere accolti, la voglia di lavorare – si conoscono, si innamorano e si sposano. Insieme muovono i primi passi nel mondo della ristorazione, e dopo alcune esperienze, tra cui quella del Su Nuraghe, locale che porteranno al successo, nel 1984 approdano sui Navigli, e aprono l’Asso di fiori. La clientela, che sin dagli esordi è conquistata dalla loro bravura, “li ribattezza”, e Tecla, che è cuoca formidabile, per tutti è “Franca”, e Gabriele, che è in sala con personalità, “Pierino”. Come accade a chi fa ristorazione con passione, il ristorante è la casa di “Franca” e “Pierino”, ed è tra tavoli e fornelli che crescono Monica e Stefano, i figli, che osservando i genitori, capiscono che la ristorazione sarà la loro strada. Morale, oggi la storia non solo continua, ma vive una stagione di particolare splendore, con i fratelli Congia che si dividono i compiti.
Con Stefano che è chef di grande talento – lui, con umiltà, dice di dover tutto alla mamma, ma nel suo caso, è successa la cosa più bella che un genitore possa augurarsi, ossia che “l’allievo” abbia superato “la maestra” – e che firma una cucina capace di raccontare in modo goloso e moderno la tradizione. E Monica, che è impeccabile padrona di casa, e che è in sala con il marito Angelo Bilotta, e da qualche tempo, con grande soddisfazione per tutta la famiglia, anche con il figlio Mattia, terza generazione e già futuro dell’attività, visto che è sommelier di razza e ben più che una promessa.
Bello l’ambiente, con la sala all’interno con i tavoli ben distanziati, una curiosa collezione di radio d’epoca e stampe ad arredare, la cantina per cene riservate, il bellissimo dehors affacciato sul Naviglio.
Invitante, il menu, che, come dice l’insegna, “Asso di Fiori – Osteria dei formaggi” ha un protagonista, il formaggio, che ispira tutti i piatti e, ovviamente, è anche proposto in taglieri di vari formati e con tipologie non consuete da intenditori.
Alla carta, partenza subito brillante con la golosa zuppetta di ceci e polipetti con ricotta salata pugliese e crumble al rosmarino, o con i fiori di zucca ripieni di provola polpette di melanzane e mozzarella affumicata.
Di primo, un gran piatto i bombardoni con fonduta di Puzzone di Moena Dop e polvere di liquirizia calabrese e da applausi il risotto Taleggio e pere.
Di secondo, filetto di struzzo con porri fritti riduzione al vin cotto e formaggio ubriaco o cremini croccanti di capra con insalata di finocchi olio limone e salsa di pere senapate.
Semifreddo alla mela cioccolato bianco e biscotto salato il dolce finale.
Un nota bene. Per la riapertura dopo il lockdown son state prese tutte le precauzioni necessarie per la sicurezza dei clienti, dalla misurazione della temperatura, al distanziamento dei tavoli e al menu con il QR code, fino alla custodia in plastica (usa e getta) in cui riporre la mascherine che risolve il problema di dove appoggiarla. Così come per chi lo desidera delivery e asporto sono previsti.
Il traguardo dei quarant’anni di onorato servizio si avvicina, ma qui c’è una vitalità che ha il profumo della speranza, che mai come in questo momento è bello respirare in quel capoluogo lombardo che sta muovendo i primi passi della ripartenza! Milano qui cala “l’Asso“ della riscossa, e lo fa puntando sul gusto!