La scommessa vinta da Giulia Monteleone e dal marito Benedetto Alessando alle pendici dell'Etna
Storie di vite e di viti che a volte s'intrecciano per quegli strani avvenimenti del fato che, sparpagliando le sue carte, di tanto in tanto ci azzecca... Destini incrociati nel segno di Bacco. Anzi delle mille e più sfumature del vino dell'Etna, la grande scommessa di una piccola azienda, "Monteleone", dal carattere deciso proprio come Giulia Monteleone e il marito Benedetto Alessando, neanche 65 anni in due.
Se loro, lei palermitana, una laurea in giurisprudenza mancata per un soffio, appassionata di fotografia e giornalista in pectore di enogastronomia e lui Benedetto, enologo, tra i 10 giovani under 35 nel CDA della Federdoc, laurea in Viticoltura ed enologia all'ateneo di San Michele all'Adige, imprenditore vinicolo nll'azienda di famiglia, s'innamorano con la complicità di un calice, a "folgorarli" è invece "A Grande Muntagna".
"I suoi paesaggi così estremi - dice Giulia - di una Sicilia inaspettata che lascia senza fiato per la bellezza, la pace che si respira in luoghi così selvaggi da assomigliare alla Scozia o all'Irlanda".
L'azienda nasce a luglio del 2017 quando, dopo una lunga ricerca, Giulia e Benedetto individuano due ettari di vigna vecchia sulle rive del fiume Alcantara, nella zona di confine tra le pietre nere e quelle bianche, nel pianoro dell'antica Cuba di Santa Domenica, maestosa cappella rurale del X secolo. Una vigna "rara" , incrocio felice di condizioni uniche dove coesistono le profonde stratificazioni laviche del sottosuolo con terreni argillosi che creano un microterroir atipico nell' area etnea.
"Arrivati qui - ricorda Giulia - in una calda giornata d'estate del 2016, io e Benedetto sentimmo da subito che quel luogo era il nostro e che lì avremmo dato inizio alla nostra nuova sfida, di famiglia e di lavoro. Perché - in realtà dice sorridendo anche con i suoi occhi da cerbiatta - la cura della vigna, la produzione del vino sono entrati così prepotentemente nelle nostre esistenze da non riuscire più a tracciare una linea di demarcazione tra vita e lavoro".
A Contrada Cuba, gli ettari vitati sono cinque, di un ettaro e mezzo mezzo a spalliera ed è risalante al 1970 e, invece, gli altri cinquemila sono ad alberello e risalgono al 1935. Altri 2 ettari sono invece situati a Pontale Palino, a circa 700 metri sul livello del mare, e Sant' Alfio e qui, possiedono poco meno di tremila metri ad alberello, a piede franco, prefilloserico.
"Un patrimonio genetico - dice Giulia - che intendiamo custodire anche negli anni futuri".
Cinque le etichette di vini che esperimono terroir diversi perché differenti espressioni tra una contrada e l'altra.
"Da qui la decisione di vinificare ogni particella separatamente e ognuna delle nostre etichette è espressione di ogni singola vigna. La territorialità - chiosa Giulia - è la vera peculiarità della nostra produzione".
Nel 2017 nascono le prime due etichette, Etna Rosso Doc, da uve di nerello mascalese e nerello carricante, con piccole percentuali di alicante e il Qubba Etna Rosso Doc di nerello mascalese in purezza che nasce nella parte più antica della vigna, allevata ad alberello.
Dalla vendemmia 2018, la produzione si arricchisce di due nuove etichette, Anthemis Etna Bianco Doc da uve carricante coltivate nel versante est dell'Etna, a Sant'Alfio, tra i 700 e i 900 metri caratterizzati dall'influenza del mare, Rumex Etna Rosso Doc, nerello mascalese in purezza e vigna prefilloxera, top di gamma, e, nel 2019, l'Etna Bianco Doc 100% di uve carricante, vitigno principe del vulcano.
La produzione, di circa 24mila bottiglie, è venduta in gran parte all'estero. E a presentare i "suoi" vini è la stessa Giulia che, con la sua inseparabile Nikon analogica di papà Enrico, continua ancora a seguire quella passione della fotografia che insieme alla sua scrittura brillante, costituivano il tratto distintivo di un periodo, quello in cui collaborava con testate giornalistiche di engastronomia, che sembra ormai lontano. Oggi Giulia è particolarmente soddisfatta.
"Con i fondi OCM siamo riusciti a costruire la cantina - dice contenta – sì, è piccola, ma è nostra e quest'anno per la prima volta abbiamo chiuso la filiera. Per ora i bianchi riposano e io e Benedetto abbiamo la possibilità di seguire i nostri vini da vicino, di averli sott'occhio".
Le sfumature dell'Etna regalano gli ultimi bagliori di una giornata stancante.
"Ho visto tanti miei coetanei, persone a cui voglio bene, andare via, costretti ad abbandonare la terra in cui nati, cresciuti - dice Giulia - io sono felice di avere fatto questa scelta e di non pentirmene. Sto bene qui, a casa mia".
Monteleone
Contrada Sciambro
Castiglione di Sicilia (CT)
tel. 334 5772 422