Chi ha mai sentito nominare il Quagliano? Forse in un’aula di sommelier qualcuno alzerebbe la mano. La maggior parte però resterebbe in silenzio. Già perché il Colline Saluzzesi Quagliano è una delle Doc più piccole d’Italia, con la difficoltà di emergere, vino dolce, in una regione di giganti anche tra i vini della stessa categoria (Moscato, Malvasia e Brachetto solo per citarne alcuni). Eppure il Quagliano ha i suoi quarti di nobiltà: il vitigno era già noto ai Romani che lo apprezzavano per presunte qualità diuretiche. Nell’Ottocento il grande ampelografo Giuseppe di Rovasenda, che mise a dimora nel verzuolese e catalogò 4500 vitigni differenti, stabilì che il Quagliano era autoctono delle colline saluzzesi. Il suo utilizzo però fu a lungo legato a un consumo familiare nelle case contadine. Ha una buccia sottile ed è particolarmente dolce: caratteristiche di un’ottima uva da tavola. Proprio la sua buccia sottile lo rende difficile da lavorare e obbliga a una rapida raccolta prima che si formino lacerazioni. E’ un vitigno rustico e delicato al tempo stesso, con cui i viticoltori della zona facevano poche bottiglie da consumare nelle feste a Natale. Recuperarlo e rilanciarlo è stata la scommessa di un gruppo di piccoli e piccolissimi produttori. Oggi il Quagliano viene prodotto in non più di 50mila bottiglie. Paolo Bonatesta, con l’azienda Bonatesta Rovere, è tra coloro che più hanno creduto a questo progetto. Ha messo le barbatelle in un appezzamento di poco più di un ettaro ricevuto in eredità dai genitori, dove le vigne non c’erano più da almeno un secolo, sostituite da alberi da frutto. Con la collaborazione dell’enologo Alessandro Cordero, inizia nel 2002 a produrre le prime bottiglie che oggi hanno toccato quota 5mila. Il suo Quagliano è un vino da conoscere. Fin dal colore, un bellissimo rubino brillante. E poi ci sono i profumi che ricordano i frutti di bosco, il lampone, la fragolina profumata. Ma al naso non c’è esuberanza quanto finezza, eleganza. In bocca è dolce, vivace, con una sferzata di acidità che lo rende piacevole alla beva. E’ un vino che non annoia, perfetto da bere fresco nelle serate estive, accompagnato da una torta di nocciole o da una crostata alla frutta. Ma c’è chi non disdegna, come da tradizione piemontese, di accompagnarlo a una fetta di salame. Da provare!
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