Fabiano Omodeo, barman de "I Due Buoi" di Alessandria, spiega come preparare il Dry Martini
La nascita del Martini Cocktail o Dry Martini (che non ha riferimenti con l’omonimo marchio italiano n.d.r) viene fatta risalire ai primi anni del ‘900 ed è contesa tra barman del nuovo e vecchio continente. Si racconta infatti che il barman che lo creò per primo fosse stato un certo Martinez, di corvè a New York presso il Knickerboker (il suo drink era preparato con vermouth francese del Kina Lillet e alcune gocce di orange bitter) e che successivamente fosse stato rivisitato dal barman e collega del Knickerboker sig. Martini di Arma di Taggia, il quale tolse dagli ingredienti l’orange bitter utilizzando vermouth francese extra dry del Dubbonet e Lillet, creando una ricetta più vicina a quella che oggi tutti conosciamo. Altri ancora attribuiscono la nascita del Martini a Julio Richelieu nella città di Martines in California, dove il Cocktail Martinez fu dedicato ad un cercatore d’oro molto fortunato, che per brindare offrì questa bevanda a tutti gli avventori del locale. Parlando però del Martini in quanto categoria di cocktail e non solo nella sua accezione di aperitivo secco non si può dimenticare Jerry Thomas, considerato il più grande barman di tutti i tempi: nel suo primo ricettario del 1862 si menziona il Fancy Gin Cocktail, reparto con Old Tom Gin (gin dolcificato), vermouth dry, maraschino e bokers bitter (simile all’attuale orange bitter), finito con twist di limone. Molti furono i personaggi storici legati al Martini Cocktail: da Ernst Hemingway, che lo beveva estremamente “dry” (ovvero secco) con vermouth rigorosamente vaporizzato, Winston Churchill, James Bond, Humphrey Bogart, Jacob Cohen, Doroty Parker, Jack Lemmon, Franklin Delano Roosevelt, Tennesse Williams e Nikita Kruschchev, per citarne soltanto alcuni.
INGREDIENTI BASE:
6 cl. di Gin
1 cl. di Vermouth
una scorza di limone
1 oliva verde (a piacimento)