Grazie alle famiglie Meschini e Cisco oggi sono 200 gli ettari di risaie coltivate dall'azienda Santa Maria degli Angeli

La pregiata varietà di riso Lomello viene creata alla metà del secolo scorso dal prof. Sampietro, con l'intento di crearne una nuova in grado di colmare le lacune organolettiche e colturali presenti nelle più comuni varietà esistenti. Il valore aggiunto è dato, infatti, dall'aver saputo unire la precocità del chicco ad una granella particolarmente fine. Tecnicamente, poi, è il frutto dell'incrocio tra la tipologia Razza 77 (a granello grosso e cristallino) e l'Agostano (a taglia bassa e ciclo vegetativo corto).
Quando, sei anni fa, l'Ente Nazionale Risi, mise a disposizione dei richiedenti, le varietà storiche di riso del Dopoguerra, l'azienda di proprietà delle famiglie Meschini e Cisco (parenti tra loro) fu tra le prime a credere in questo progetto di recupero. 
La serietà di questa operazione è stata inoltre sancita rinascita dal Ministero delle Politiche Agricole, che ha loro affidato la rinascita e il nuovo corso del riso Lomello. 
mede-piante_riso.jpgL'incantevole laboratorio a cielo aperto, oggi è rappresentato da circa 200 ettari di risaie nel cuore della Lomellina, tra i comuni di Mede e Lomello, culla consolidata del riso d'autore, qui introdotto prima dalle comunità monastiche e poi dagli Sforza.
La tecnica da loro utilizzata, prevede che il seme del riso Lomello, prima di essere seminato, venga sottoposto a bollitura per 15 minuti a 57 °C, così da eliminare eventuali impurità e garantire un perfetto riempimento dei chicchi all'interno della pannocchia. Prima del raccolto, le tecniche di fertilizzazione prevedono l'utilizzo dei soli concimi certificati biologici. Dopo la fase finale di essiccazione, svolta con il sistema del ricircolo a temperatura bassa (38 °C) e a combustione indiretta, si ottiene un riso con una perlatura che lo rende ideale in fase di cottura e di degustazione, oltre alla capacità accentuata di assorbire i condimenti.
mede-campo2.jpgVenere ed Ermes, un rosso aromatico autoctono dal chicco allungato, le altre varietà coltivate in azienda sotto la preziosa supervisione di Giovanni Nipoti. Ma non è tutto. La bontà del progetto è stata sposata anche da una multinazionale giapponese leader a livello mondiale nel settore food, che ha loro affidato la coltivazione per l'Italia del riso da sushi.
Non si tratta in questo caso di un semplice accordo commerciale, ma di un vero e proprio scambio culturale ed emozionale tra popoli differenti nel segno della stima e della fiducia reciproca, perché per entrambi i Paesi il riso non è solo un alimento. Per il popolo giapponese non è solo la base dell'alimentazione, tanto che la sua coltivazione è la più importante (le risaie occupano circa il 40% della superficie coltivata) ma, attraverso esso, sono state tracciate pagine indelebili della sua storia.
E quale miglior visione di unione tra il nostro Paese e quello del Sol Levante, della figura delle mondine nei secoli scorsi? La sacralità delle loro gestualità e dei riti, i modi di vivere nel quotidiano, le evocazioni nell'arte, nella filmografia e nella musica, sono un vero e proprio fenomeno sociale e di costume in grado di annullare le migliaia di chilometri che ci separano...
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Soc. Agricola Santa Maria Dei Cieli

Mede (Pv)
viale Unione Sovietica, 90
tel. 333 3611080  
nipogio@gmail.com

 

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