Una frase che rimbalza sempre più spesso sulle pagine dei giornali, confermata anche dalle ultime scoperte fatte dalla Scienza
Lo diceva Feuerbach, e un fondo di verità è innegabile che ci sia. Salute e nutrimento procedono a braccetto soprattutto in un’epoca in cui, rispetto al passato, il cibo ha allargato notevolmente i suoi confini di consumo, ma anche le sue minacce.
Così, mentre nel fine settimana sui quotidiani ha tenuto banco l’allarme lanciato dai pediatri sui rischi di danni neurologici per i bambini nati da donne che anche in gravidanza hanno seguito un’alimentazione vegana, per contro hanno fatto sorridere alcune recenti scoperte che rendono alcuni degli alimenti simbolo dell’agroalimentare italiano dei preziosi alleati per la salute.
Primo tra questi il pomodoro “bronzeo”; nato dall’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lecce, è una varietà che ha una combinazione unica di antiossidant naturali, paragonabili per ogni singolo pomodoro a quelli contenuti in 5 kg di uva. Sperimentato in collaborazione dall’ l’Irccs “S. De Bellis” di Castellana Grotte (Bari) e il centro britannico John Innes, il pomodoro bronzeo sembrerebbe in grado di migliorare chiaramente anche i sintomi delle infiammazioni intestinali, arricchendo la flora intestinale di batteri lattici positivi.
Che il pesce faccia bene è invece cosa ormai nota. Ma ad arricchire l’elenco dei suoi effetti benefici ci ha pensato uno studio preliminare del Kaiser Permanente Southern California di Pasadena, presentato in occasione del 70° meeting annuale della American Academy of Neurology. Secondo i ricercatori, mangiare pesce almeno una volta a settimana potrebbe ridurre il rischio di contrarre la sclerosi multipla. Analizzando la dieta di 1.153 persone è emerso che chi presentava un consumo adeguato di pesce (una porzione a settimana in aggiunta a integratori di omega-3), presentava un rischio di ammalarsi di molto minore rispetto a tutti gli altri.
La terza scoperta si deve invece alla Fondazione “G.Pascale” e al dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli “Federico II”, secondo cui la mela di varietà Annurca potrebbe ridurre la perdita dei capelli nei pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia. Gli studiosi precisano che si tratta ancora di una fase sperimentale, iniziata sulle pazienti affette da tumore al seno, ma se confermata, la ricerca potrebbe aprire la strada al perfezionamento di terapie in grado di attenuare gli effetti di questo trattamento invasivo.